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In Trentino Alto Adige si nega la presenza mafiosa

Walter Ferrari 09 Luglio 2023

Soppresso il gruppo di lavoro sulla criminalità e respinta la proposta del M5stelle di istituire un osservatorio: un incontro pubblico per lanciare l’allarme

Nelle scorse settimane e pure in questi giorni l’ex procuratore dott. Stefano Dragone ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica l’incomprensibile decisione presa nel 2021 dalla Giunta provinciale di Trento, a guida leghista, di sopprimere il gruppo di lavoro sulla criminalità, istituito nel 2012. Non solo, ma pure la relazione conclusiva che indicava alcune criticità, è stata tenuta nel cassetto e non portata a conoscenza della Commissione parlamentare antimafia venuta a Trento per una serie di audizione (tra le quali il presidente della Giunta provinciale Maurizio Fugatti), solo di recente resa pubblica grazie all’interessamento del consigliere regionale M5stelle Alex Marini.

Per sollecitare una maggiore attenzione al fenomeno della presenza mafiosa il Coordinamento Lavoro Porfido, in collaborazione proprio con il M5stelle, ha promosso un incontro pubblico lo scorso 30 giugno. Pezzo forte la partecipazione di un collaboratore di giustizia di notevole spessore quale Luigi Bonaventura, ex ‘ndranghetista (figlio e nipote di boss del clan Vrenna-Bonaventura) che ha collaborato con ben 14 Procure in Italia e 2 in Germania.

Quando il dott. Dragone arrivò a Trento nel 2003 rilasciò dichiarazioni alla stampa nelle quali sottolineò la grave situazione, in particolare sotto il profilo ambientale, del settore del porfido. Ed effettivamente erano gli anni nei quali il processo di esternalizzazione delle lavorazioni da parte delle ditte concessionarie veniva portata all’estremo, così come la concorrenza e lo scontro interno tra le varie cordate imprenditoriali. Qualche anno prima vi era stata anche la grande operazione relativa all’acquisto della cava di Camparta da parte dei cugini Odorizzi Carlo e Tiziano in cordata con i fratelli Giuseppe e Pietro Battaglia (oggi a processo) che, stando al parere espresso dalla PM dott.ssa Maria Colpani nella requisitoria all’interno del processo “Perfido” del 9 giugno scorso, potrebbe essere stata “un veicolo di riciclaggio di denaro”.

Effettivamente alcune indagini furono avviate in quegli anni dai Carabinieri del NOE per violazioni relative al materiale impiegato per le bonifiche, al divieto di asportazione di materiale grezzo (tout venant) come nel caso della Montechiara Porfidi concessionaria di cava a Lona-Lases nel 2009 e difformità nella gestione cave che portarono al sequestro di quelle situate nell’area estrattiva “Pianacci”, nello stesso anno sempre a Lona-Lases. Solo la prima però portò alla condanna definitiva in Cassazione nel 2008 (che confermò il verdetto del Tribunale di Trento del 2007) dello stesso Giuseppe Battaglia (assessore esterno alle cave del comune di Lona-Lases dal 2005 al 2010) per aver impiegato 28 mila metri cubi di materiale non conforme (materiale proveniente da demolizioni e non scarto di porfido) nella bonifica della cava “Trentina” a Lona-Lases. Dopo aver lambito uno degli imputati oggi a processo calò però il sipario.

Qualche anno dopo arrivarono le dichiarazioni proprio di Luigi Bonaventura che, trovato il coraggio di interrompere la carriera criminale alla quale sembrava destinato, nel 2007 aveva deciso di collaborare con la giustizia, anche se al prezzo di gravi rischi e di una vita difficile. In una intervista a QT dell’ottobre 2013 parlò di “colonizzazione” non di “infiltrazione”, definendo la nostra regione un “mandamento occulto” delle cosche di ‘Ndrangheta fin dall’inizio degli anni 90, cosche dedite “principalmente ai traffici di droga (cocaina) e di armi”, anche grazie alla complicità di camionisti operanti sulla tratta che va dal Brennero al Nord Europa. A quelle dichiarazioni  replicò seccamente il successore del dott. Dragone a capo della Procura di Trento, vale a dire il dott. Giuseppe Amato, che definì il Trentino come un “territorio assolutamente sano”, affermando perentoriamente che “non ci sono elementi obiettivi per affermare che questa provincia sia oggetto di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata”.

Solo14 mesi dopo tali dichiarazioni avveniva il sequestro e pestaggio dell’operaio cinese Hu Xupai a Lases che, grazie al tenace lavoro del compianto avv. Giampiero Mattei, porterà prima alla condanna definitiva dei tre esecutori materiali e poi all’avvio dell’indagine “Perfido”.

Gli arresti nell’ambito della stessa avvenuti in Trentino il 15 ottobre 2020 e quelli avvenuti in Alto Adige il 9 giugno dello stesso anno  (operazione “Freeland”) sono stati la smentita clamorosa delle affermazioni fatte in precedenza non solo dal dott. Amato.

Questo spiega le parole “autocritiche, pesanti, oneste ed amare” (come le ha definite Ettore Paris su QT) usate dal PM dott. Davide Ognibene, sempre durante la requisitoria del 9 giugno, che ha affermato: “Siamo intervenuti fin troppo tardi, li abbiamo lasciati scorrere in questa regione dove e quando hanno voluto”. “Questo mentre il Coordinamento Lavoro Porfido – ha sottolineato Pars –  puntigliosamente ma invano segnalava i continui strappi, sempre più laceranti, alla legalità”.

Ma come è stata possibile questa deriva?  La risposta dello stesso PM è “ancora più amara e durissima” – scrive Paris – “C’è stato un assalto al Tribunale” passato attraverso le riunioni conviviali del “faccendiere” Giulio Carini, definito dal PM “il trait d’union, caratteristico nelle strutture mafiose ed essenziale per le stesse, con l’imprenditoria, la politica e le istituzioni locali”.

Bonaventura ha così esordito: “io ho incassato perché ho le spalle larghe però sapevo che i fatti mi avrebbero dato ragione e infatti è stato così”. Egli ha evidenziato l’anomalia di una procura che di fronte alle affermazioni di un collaboratore di giustizia non provvede a convocarlo ed a verificare la fondatezza delle sue dichiarazioni. “La verità è che in Trentino – egli ha affermato – possiamo parlare di <massondrangheta>, un insieme di persone, professionisti, imprenditori e amministratori che fanno affari illegali senza fare troppo rumore, servendosi della ‘ndrangheta”. “Io ad esempio – ha concluso – nella mia esperienza non sono mai andato a cercare gli imprenditori, sono sempre stati loro a cercare me per chiedermi servizi».

Importante quanto evidenziato dal dott. Luigi Gaetti rispetto alla capacità economica della ‘Ndrangheta di assoldare i migliori professionisti nei vari campi, a partire dai commercialisti, per realizzare operazioni di riciclaggio acquisendo nel contempo il controllo di importanti snodi o settori economici. “E’ profondamente sbagliato credere che i soldi delle mafie facciano bene all’economia – egli ha affermato – in quanto dagli studi fatti nel mantovano si è visto che le imprese autoctone chiudevano e venivano soppiantate da nuove imprese di proprietà calabrese”. “Spesso queste imprese – ha continuato – non pagavano operai e fornitori, a volte nemmeno gli ex proprietari delle ditte, oltre a fare concorrenza sleale alle imprese oneste”. “Per questo – ha evidenziato – chi opera al di fuori della legalità i territori li impoverisce, distruggendo la coesione sociale”. Egli non ha mancato di criticare aspramente la chiusura della politica provinciale alle proposte di istituzione di un Osservatorio sulla criminalità avanzate dai cons. Marini e Nicolini, rimarcando la necessità di strumenti di conoscenza del fenomeno al fine di attuare seri provvedimenti di contrasto. Egli ha esternato il proprio stupore anche di fronte al mancato intervento da parte del Prefetto nell’inviare una Commissione d’accesso a Lona-Lases, “condizione indispensabile per consentire alla comunità di risollevarsi e ripristinare condizioni di agibilità democratica sufficienti per consentire l’elezione, senza occulti condizionamenti, di una amministrazione comunale”.

Ecco perché non può che lasciare sconcertati la decisione dell’attuale Giunta provinciale di sopprimere il gruppo di lavoro coordinato dal dott. Dragone e quello della maggioranza di totale chiusura alle proposte avanzate da Marini e Nicolini di istituzione di un Osservatorio. Tuttavia occorre sottolineare come anche le giunte precedenti, sostenute da maggioranze di centro-sinistra, non abbiano mai colto denunce e segnali di una situazione preoccupante e siano state sempre propense a minimizzare e negare.

Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/rassegna-stampa-sp-2087084558/223-cronache-italia/96398-in-trentino-alto-adige-si-nega-la-presenza-mafiosa.html