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Imprenditore si ribella al racket a Melito. “Venite e vi do i soldi”, ma fa trovare i carabinieri: presi due estorsori degli Scissionisti

Di Antonio Mangione

Avrebbero minacciato l’aggiudicatario di un’immobile all’asta per costringerlo a versare la quota estorsiva di 13mila euro corrispondente al 10% del valore dello stabile che aveva acquistato. E’ successo a Melito, dove i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna (guidati dal capitano Andrea Coratza) hanno arrestato per estorsione aggravata dalle finalità e modalità mafiose il 38enne Luigi Tutino e il 31enne Luciano De Luca, ritenute vicini al clan Amato-Pagano.

La vittima (imprenditore nel campo di nolleggio slot) ha avuto il coraggio di chiedere aiuto ai carabinieri che, creando un servizio ad hoc, si sono presentati in pieno centro all’appuntamento pattuito tra i tre. Tutino e De Luca sono stati bloccati e arrestati subito dopo aver ricevuto dal proprietario dell’appartamento venduto all’asta una busta con del denaro all’interno.
Un’azione rapida dei carabinieri che non ha permesso ai due tentativi di fuga o reazione. Gli arrestati sono ora a disposizione dell’autorità giudiziaria nel carcere di Poggioreale.

Il vuoto di potere a Melito dopo l’omicidio di Vincenzo Nappi

A Melito il potere degli Scissionisti è ancora forte. Le attività di droga, usura, estorsione e contrabbando è sempre nelle loro mani. Il racket era prima gestito da Vincenzo Nappi, luogotenente ammazzato probabilmente per un’epurazione interna.

Nappi si occupava per conto degli Amato Pagano del business delle estorsioni, ma non solo. Anche di edilizia.  Nell’anno del suo arresto, il 2011, secondo quanto hanno riferito alcuni collaboratori di giustizia, il gruppo legato al boss Mariano Riccio aveva deciso di uccidere Nappi per vendicare l’omicidio di Antonino D’Andò, il cui corpo fu ritrovato solo 4 anni fa. L’ipotesi fu poi scartata, stando al racconto, da un incontro tra lo stesso Mariano Riccio e il boss Raffaele Amato

Nappi non era un cliente abituale di quel ristorante, quindi i killer sapevano bene che in quel momento lui era lì. C’è stata qualche soffiata e sono entrati a colpo sicuro. Ad agire due killer ma probabilmente ad attenderli all’esterno c’era un’altra persona, lo specchiettista, ovvero colui che ha segnalato la presenza di Nappi nel locale. La vittima era seduta a tavola con altre persone quando i killer hanno esploso in rapida successione una decina di colpi, molti dei quali hanno raggiunto il bersaglio. Per il ras di Melito, conosciuto con il soprannome di “‘o pittore”, non c’è stato scampo. Chi ancora era nel locale ha giurato di non aver visto nulla: «Mi sono riparato sotto un tavolo».

Scarcerato nell’agosto del 2020, ha chiuso i conti con la giustizia nell’ottobre dello stesso anno, dopo aver scontato alcuni mesi di sorveglianza speciale. Aveva anche sistemato le sue vicende personali, separandosi dalla prima moglie che gli aveva dato due figli, mentre ne aspettava un terzo dall’attuale compagna.

Le indagini sono a 360 gradi, la pista principale è di un omicidio dovuto ad un’epurazione interna al clan degli Scissionisti. Nappi potrebbe aver commesso qualche errore nella gestione dei business della cosca, errore che gli è costato la morte. Arrivare ad ammazzare una persona in un ristorante nel centro storico di Melito significa avere il controllo del territorio, quindi l’attacco da parte di un clan esterno nei confronti degli Scissionisti non è la pista investigativa principale. Sullo sfondo ci sono i pentimenti di Imperiale e Carbone, i due narcos che con gli Scissionisti hanno fatto affari da milioni di euro. Dopo il loro arresto e passaggio da parte della giustizia nulla più è come prima.

Fonte:https://internapoli.it/imprenditore-si-ribella-al-racket-a-melito-venite-e-vi-do-i-soldi-ma-fa-trovare-i-carabinieri-presi-due-estorsori-degli-scissionisti/