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Il Velo di Maya

Giuseppe Galasso 31 Marzo 2023

Tra informazione e disinformazione

Di fronte al fenomeno delle Mafie, con i suoi risvolti socio – politico – giudiziari, il cittadino comune ricorda il Mito della caverna di Platone, e sembra proprio uno dei protagonisti del famoso mitoche narra di uomini che da sempre vivono incatenati, seduti a terracon lo sguardo fisso, rivolto esclusivamente verso una parete della caverna, mentre, un grande fuoco riflette ombre di oggetti di vario genere,tenuti in mano e fatti muovere da altri uomini posti alle loro spalle, nascosti dietro a un muro.
Per i prigionieri, che dalla loro nascita non avevano visto altro che quelle immagini, esse rappresentano la realtà che non potrebbe essere immaginata diversamente, ignari di essere vittime di un grande imbroglio che li condurrà a avere una visione del mondo illusoria, terribilmente lontana da quella effettivamente esistente, da una verità che dimora altrove.
Ma vi è una sostanziale differenza tra l’uomo contemporaneo, cittadino di questa nostra società, e gli uomini prigionieri nella caverna.
Questi ultimi fin dalla nascita erano stati messi nella condizione di non poter pensare diversamente, essendo quella l’unica realtà che conoscevano, mentre, lanostra società, oggi, è invece in buona parte composta da intelligenze consapevoli, in gradodi discernere e scegliere ma che, a causa di una cattiva informazione, di mutevoli e illusorie apparenzeartatamene offerte , come i prigionieri della caverna, dispongono di strumenti che, nell’alterare la propria capacita di analisi critica, liallontana dallaverità dei fatti.
Gravissime sono le conseguenze perchè, in tal modo, si creano zone di ombra,dove altri possono perseguire interessi personali, aree indisturbate dove vengono attuatiprogetti criminali di cui diventiamo vittime inermi di una realtà mistificata e distorta.
Le vicende di mafia degli ultimi 30 anni, ancora più evidenti in periodi più recenti, fanno emergere proprio questo desolante quadro: una società civile che qualcuno ha cercato, e tuttora cerca, di ricondurre a una dimensione da caverna mortificando le intelligenze e viziando il libero pensiero con la disinformazione o semplicemente non omettendo di informare.
Un esempio su tutti la sentenza di appello del processo sulla trattativa Stato-Mafia dello scorso anno il cui dispositivo viene pubblicato il 6 Agosto 2022,in piena estate,quando gli italiani in vacanza erano distratti da ben altre cose e l’analisi di questa sentenza rappresentava l’ultimo pensiero per loro . Ma nel frattempo la stampa la proponeva ( in maniera non conforme alla realta dei fatti ) all’opinione pubblicacome la sentenza che ribaltava le conclusioni cui si era arrivati in primo grado facendo passare per visionarie le tesi della sentenza diprimo grado,in questo modo andando anchepericolosamente a delegittimare gli stessi pubblici ministeri che le avevano sostenute nel loro impianto accusatorio.
Dalla sentenza di appello, che ha condannato i mafiosi per minaccia a corpo politico dello Stato e ha assolto quegli uomini dello Stato che si riteneva avessero partecipato alla famosa trattativa con la mafia, emerge che proprio la Mafia fu interpellata dallo Stato(e non viceversa), attraverso uomini dei propri apparati investigativiche, pur non essendone provato il dolo, ma con quella che viene definita una“improvvida iniziativa”, avrebbero contattato Toto Riina per cercare un punto di incontro e evitare ulteriori stragi.
Si parla di“un’ala moderata” della Mafia individuata inBernardo Provenzano ( quell’ala che, alla faccia della moderazione, nel frattempo continuava aordinare stragi e attentati) individuato come colui che avrebbe potuto fare da mediatore con gli irriducibili di Cosa Nostra per porre fine al periodo delle stragi, rappresentando questoun discutibile tentativo di allearsi con un nemico un po’ meno sanguinario e stragista che potesse aiutare lo Stato a sconfiggerne uno più pericoloso.
Inoltre, sempre nella sentenza, si fa riferimento alla mancata perquisizione dell’abitazione di Toto Riina, dopo il suo arresto, presentata inizialmentecome un equivoco tra carabinieri del Ros e magistrati e qui riportata come segnale di distensione lanciato all’interlocutore moderato con il quale si trattava (altro che equivoco!!!).
Quante contraddizioni!
Questi alcuni passaggi di quanto riportato dal Procuratore antimafia Di Matteo, sostenuto dagli ospiti presenti
 Sigfrido Ranucci, Andrea Purgatori, Silvia Resta e Saverio Lodato, durante la recente presentazione a Roma del suo libro “Il patto sporco e il silenzio”, denunciando senza mezzi termini le incongruenze ma anche i rischi insiti in teorie quali quelle sopra esposte e l’aberrazione etica, che produce disagio e imbarazzo, nel pensare che i parenti di quelle vittime che sono cadute sotto il fuoco e per mano di una “mafia moderata, più buona” vedono lo Stato per la cui tutela i propri cari sono morti, offrirle viatici e cercarvi compromessi perché incapace di debellarla da solo.
Unaincapacità non imputabilealla inadeguatezza degli investigatori e delle forze messe in campo a tal fine, ma alla presenza di altre forze dello stesso apparato statale che per interessi contrapposti hanno nel tempo frapposto ostacoli attraverso l’eliminazione fisica, depistaggi, intimidazioni e trasferimenti adaltri incarichi di uomini delle forze dell’ordine e delle istituzioni che stavano per fare luce su tanti misteri delle vicende di mafia.
E allora quanto sarà credibile uno Stato che arriva a questa bassezza, quello Stato che , attraverso i suoi alti ufficiali avrebbe stabilito che per contrastare i mafiosi più pericolosi si rendeva necessarioanche continuare a agevolare la latitanza di un Bernardo Provenzano.
Non sempre, purtroppo, il cittadino comuneha tempo e capacità per leggere un intero dispositivo di una sentenza, affidandosi, per capire, ad altre fonti cheperò talvolta diffondonouna informazionelontana dalla realtà dei fatti.
E, sempre in tema di dis-informazione, relativamente al post arresto di Messina Denaro, un altro aspetto appare anomalo se non addirittura grottesco: la spettacolarizzazione delle notizierelative alla vita personale di un soggetto sul quale, una volta catturato,sarebbe dovuto cadere il più cupo silenzio el’oblio assoluto avrebbe dovuto essere la prima condanna, , per chi dasempre è andato alla ricerca di visibilità, clamore e protagonismo.
Quello stesso silenzio avrebbe dovuto rappresentare il segno più chiaro di indagini che stavano proseguendoperfar luce sui misteri degli ultimi trent’anni della sua latitanza.
Non vogliamo dubitare che cio stia avvenendo e sicuramente tra mille difficoltà ma nel frattempo dal giorno della cattura dopo la prima perquisizione di unadelle abitazioni presso le quali “U Siccu” aveva trascorso i suoi anni di latitanza sono iniziate a trapelare le informazioni che hanno del paradossale : dai dettagli sul montone indossatoal momento dell’arresto, alla marca e prezzodell’orologio che aveva al polso, per passare alle preziose, imperdibiliinformazioni relativeal ritrovamento di profilattici e pillole di viagra, i profumi con relative marche di cui faceva uso,i libri,i magneti tra i quali spiccavano quelli di Masha e Orso fino a arrivare recentemente a conoscere il tipo di detersivo per lavatrici da lui utilizzato.
Un appuntamento, imperdibile per qualcuno, che ricordail collegamento con la casa del Grande Fratello (il passaggio dal blitz al trash è stato un attimo) con una serie di informazioni e notizie che, se per un attimo dimenticassimodi chi stiamo parlando potrebbero ricondurci aun profilo umano, talvoltaromantico con tratti anchedi rara sensibilità e gentilezza di chi invece si è reso responsabile, mandante e esecutore dei piu efferati e vili delitti della storia della mafia
Uno su tutti, portato come emblema della piu schifosa viltà e ferocia disumana, l’uccisione del piccolo 
Giuseppe Di Matteo il cui futuro finì sciolto nell’acido dopo un lungo periodo di atroce prigionia
I siciliani hanno un modo di dire che sintetizza il vero profilo di un uomo del genere: “U nuddu miscatu cu nnenti”.
Ciò malgrado lo Stato da subito si è premurato di far sapere che l’eccellente nuovo inquilino del carcere di sicurezza dell’Aquila sarebbe stato adeguatamente curato senza interruzioni di sorta ,garantendo che anche gli accertamenti diagnostici previsti sarebbero stati fatti nel giro di pochi giorni (un cittadino incensurato, anche nei casi piu gravi, riesce a ottenere un appuntamento con mesi di attesa).
La carcerazione, anche la piu dura, non deve far venire meno i diritti di ogni uomo, tra i quali quello alla salute ma, il palcoscenico riserviamolo ai veri protagonisti della nostra società non a insignificanti comparse senza meriti.
Su questo palcoscenico da “Grande Fratello VIP”, ormai disillusi e fortemente perplessi sulle modalità e retroscena dell’arresto di Messina Denaro, questa spettacolarizzazione ci appare come una “misdirection”, uno strumento di distrazione di massa che rischia di diventare funzionale a una vera e propria manipolazione mediatica che sposta l’attenzione del pubblico allontanandola dalle criticità e problematiche che questo arresto ha sollevato.
Ma davvero qualcuno credeche il cittadino onesto voglia ancora farsi illudere da proiezioni di informazioni mistificatorie che alterano gli scenari della realtà o che, pur non essendo un investigatore, non sappia distinguere un suicidio da un omicidio (vedi il caso del Maresciallo Lombardo),o non sappia comprendere il perché della eliminazionedi un collaboratore di giustizia come Luigi Ilardo ucciso dallo Stato e dalla Mafia proprio quando stava portando gli investigatori all’arresto di Provenzano che, come il matrimonio tra Renzo e Lucia, non s’aveva da fare?
Si pensa ancora che il cittadino onesto, ispirato dai valori eprincipi di giustizia libertà e rispetto alle leggi possa tollerare il fatto che uno Stato abbia accompagnato la latitanza di un Messina Denaro e come lui, di altri latitanti illustri che per decenni si sono aggiratitranquilli come pensionati a passeggio per le strade della propria città, a fare la spesa nei supermercati locali o a cena dagli “amici” che ne garantivano la latitanza mentre progettavano e davano attuazione a efferati omicidi e stragi?
Si è proprio convinti che le personesiano ancora disposte a tollerare show inqualificabili di personaggi come Salvatore Baiardo, mafioso,già condannato per riciclaggio di denaro e favoreggiamento dei fratelli Graviano, l’uomo al quale da qualche mese è stato offerto un palcoscenico televisivo per proporsi come il nuovo Profeta dalle facoltà divinatorie, capace di prevedere l’arresto di Matteo Messina Denaro indicandone, con un minimo di approssimazione, anche la presunta data.
Lo stesso Baiardo che sempre dal palcoscenico offertogli, riferisce di presunti contatti avuti dalla mafia con alcuni politici ora al Governo. Non è forse questo un messaggio ricattatorio, pericolosamente destabilizzante, diretto allo Stato sicuramente su suggerimento degli stessi Graviano e con un intento ben preciso (Cospito docet?!).
Possiamo tollerarlo?
E’ questa l’informazione di cui abbiamo bisogno, avvolta da questo“velo di Maya” il velo delle illusioni che separa l’uomo dalla realtà?
Ci sovviene, a questo punto, nuovamente Platone e la conclusione del mito della caverna quando uno dei prigionieri si libera dalle catene e riesce a uscire scoprendo che la realtà era un’altra e ciò cui aveva assistito solo una grande mistificazione di questa realtà andando a informare gli altri prigionieri dentro la caverna perche potessero liberarsi dalle loro catene fisiche e soprattutto mentali.
Se proprio vogliamo continuare a considerare il cittadinodei nostri giorni come protagonista del mito Platonico ci piace immaginarlo immedesimato nelprigioniero che ha scelto di liberarsi dalle catene e che, come questo, scelga per sempredisquarciarequalsiasivelo che ci separa dalla realtà andando oltre e pretendendo che in tutti i modi la verità prevalga su ogni tipo di colpevole mistificazione, chiunque sia l’arteficeche ha cercato di appiattircimentalmente su una visione distorta degli accadimenti del mondo.
Ci chiediamo a questo puntoquanto possa essere efficace una voce o le singole vociche chiedono la verità dei fatti, pretendono giustizia,contro le forze dell’antistato che si muovono silenziose e compatte.
Siamo convinti che, anche se sola è sempre piu utile una voce che squarcia il silenzio rispetto all’impotenza all’indifferenza.
Ma non basta.
Esistono sulnostro territorio tante realtà, associazioni qualificate che portano avanti seripercorsi per diffondere la cultura della legalità, per contrastare il fenomeno delle mafie e della criminalità organizzata in genere.
Lo fanno spesso singolarmente, in base alla loro dislocazione sul territorio e alle esigenze che localmenteemergono, pur condividendo obiettivi comuni ma, cosi facendo, si rischia di disperdere energie senza che si riesca a far percepire il reale peso di questa parte di Stato pulito rispetto all’antistato.
Se, queste associazioni, riuscissero a individuare anche un solo un progetto condiviso da poter portare avanti insieme , da aggiungere alle tante altre attività cui autonomamente si dedicano ,unendo tutte le forze che queste realtà sono in grado di esprimere, il valore aggiunto delle iniziative e il potere contrattuale che questo movimento dell’antimafia riuscirebbe a manifestaresarebbe moltiplicato e riuscirebbe probabilmente a diffondere maggiore fiducia coinvolgendo chi, ancora, rimane solo alla finestra a guardare, spesso disilluso se non addirittura rassegnato, sognando un mondo diverso dimenticando pero, troppo spesso, che solo con la presenza ,stando svegli potremo dare vita ai nostri sogni che si trasformino in progetti concreti per una società perlomeno migliorata.

Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/254-focus/94684-il-velo-di-maya.html