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Il topo messo a guardia del formaggio. Alcune nostre considerazioni dopo la distruzione del Villaggio della legalità a Latina e le parole commosse del rappresentante di Libera

Quando a guardiano del formaggio viene posto il topo.

Mafie e politica.

Una volta, talvolta, esse erano contigue.

Ora, spesso, si sovrappongono e diventano la stessa cosa.

Se non vengono scomposte e ricondotte entrambe alle loro dimensioni, ognuna al suo posto, l’opera di bonifica non sarà mai possibile.

Non riusciremo mai, cioè, a ricondurre la politica al suo ruolo originario, di luogo e strumento per coltivare gli interessi della collettività.

Mafie e politica.

Ci è stato segnalato che nelle ultime elezioni amministrative in un comune della provincia di Frosinone un boss della camorra si sarebbe impegnato pesantemente a favore di una lista.

La stessa cosa si sarebbe verificata ad Itri in provincia di Latina con un familiare di un altro boss.

Usiamo il condizionale per rispetto della magistratura e delle forze dell’ordine alle quali riconosciamo il ruolo esclusivo di accertare i fatti e di certificarli.

Anche se i fatti da noi denunciati sono quasi sempre certi.

Ma di episodi del genere se ne potrebbero citare a centinaia.

Solo in provincia di Latina, tanto per evidenziare quanto sia forte il livello di penetrazione delle mafie nella politica e nelle istituzioni, basta citare le due grandi inchieste che rappresentano appena la punta dell’iceberg: la “Formia Connection” e la “ Damasco 2 “.

Della prima, purtroppo, qualcuno, a Latina, ha ritenuto di archiviare, nel silenzio generale del mondo politico di destra, di centro ed anche di sinistra, la parte relativa al “voto di scambio”, procedendo solamente per i reati ordinari.

La seconda sta a dibattimento presso il Tribunale di Latina e si aspettano le conclusioni.

Stiamo parlando solamente di inchieste fatte già e giunte bene o male a conclusione.

Molte altre ce ne sono, però, in corso e tantissime altre ce ne sarebbe ancora da fare e che per un motivo o l’altro non si fanno.

Noi siamo difensori strenui della magistratura e delle forze dell’ordine e continueremo sempre, malgrado tante delusioni e sofferenze, a difenderle perché in questo Paese esse sono rimaste gli unici presidi a difesa della legalità.

D’altra parte lo stesso nome che ci siamo dati ce lo impone.

Ma quanta sofferenza, quanta amarezza nel constatare certi comportamenti di taluni magistrati!

Il problema dei problemi che nessuno vuole affrontare, oltre a Berlusconi che lo fa per altri motivi, perché vorrebbe vederli tutti piegati alla propria causa: la magistratura al servizio del Potere.

Quello suo.

E’ l’opposto di quanto noi vogliamo: la Magistratura al servizio della Giustizia, per TUTTI i cittadini, ricchi e poveri, bianchi o neri, brutti o belli.

Ci è venuta tanta amarezza nell’ascoltare le parole disperate pronunciate dall’amico Antonio Turri, il coordinatore regionale del Lazio di Libera, subito dopo la devastazione del Villaggio della Legalità a Latina da parte di soggetti collegati alla criminalità, a proposito della latitanza di gran parte del mondo politico.

Abbiamo provato la stessa commozione e lo stesso sconcerto che provammo, in occasione degli eccidi di Palermo, nel sentire Nino Caponnetto quando esclamò con le lacrime agli occhi: “ E’ tutto finito”.

Poi, dopo qualche giorno, ”nonno Nino” si corresse, per non demoralizzare la gente onesta e fu quello il momento in cui noi, in pochi, pochissimi, decidemmo di cominciare la nostra lotta contro le mafie seguendo la linea tracciata da questo grande Magistrato che fu il padre spirituale di Falcone e Borsellino.

Ad Antonio Turri ed agli amici di Libera, ai quali ci sentiamo fraternamente accomunati dagli stessi obiettivi e dagli stessi valori, noi diciamo: “andiamo avanti, non scoraggiamoci perché se cediamo anche noi affogheremo i nostri figli e le giovani generazioni, che sono vittime di questo sistema mafioso, in un oceano di merda”.

Andiamo avanti, anche se nella nostra azione quotidiana dovessimo trovare il topo a guardia del magazzino dei formaggi.

Anzi, proprio in questo caso, dobbiamo farlo con maggiore rabbia.

A tutela degli interessi delle giovani generazione e dell’Italia degli onesti!