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Il sud pontino soggiogato dalle mafie per colpa della politica

Vai sui tratti di spiagge, quelle più esclusive e non particolarmente estese e frequentate, che si estendono da Gaeta fino a Terracina e San Felice Circeo, nei ristoranti chic, nelle discoteche, nella sale giochi e divertimento e, poi, nelle ville, case di lusso dell’intero sud pontino e li trovi tutti.

Alcuni, soprattutto i vecchi, tentano di nascondere il loro stato di agiatezza, i rampolli lo esibiscono con sfrontatezza.

Li riconosci, quelli che fanno i pendolari fra le loro sedi storiche ed il sud del Lazio, dai macchinoni e dai guardaspalle.

Sfrontati, arroganti, alla bisogna violenti.

Sono voci che girano da anni, in giro, fra la gente comune, che non sappiamo se siano fondate o meno e fino a che punto, anche perché non compete a noi sostituirci a chi istituzionalmente è deputato a farlo.

Voci, però, che noi riteniamo credibili, se consideriamo che è notorio –e lo ha confermato qualche anno fa anche qualche magistrato della DDA partenopea in qualche dichiarazione alla stampa- che la camorra considera il Basso Lazio in generale ed il sud pontino in particolare come una propaggine del casertano e, quindi, ”terra nostra”.

D’altra parte è noto anche ai ciechi che stiamo parlando di un territorio che pullula di tutta questa gente perbene (si fa per dire) che l’ha letteralmente occupato, comprato, se non addirittura soggiogato socialmente, culturalmente, economicamente e, forse, anche politicamente.

In gran parte, uccidendo cultura ed economia locali.

Verrebbe da dire, come fece Rita Bernardini, la coraggiosa deputata radicale, parlando del centro di Roma e dei palazzi del potere, “qua si parla troppo napoletano”.

Con tutto il rispetto per i campani perbene, che ancora ci sono.

Un territorio con una storia, un patrimonio culturale ed artistico eccezionali e, forse, unici al mondo, con caratteristiche naturalistiche, ambientali, climatiche da favola, ridotto al livello di una latrina della delinquenza campana.

Ci sono tutti, camorristi di rango, boss e quaquaraquà, le loro famiglie ed anche i loro compari indigeni, i sodali, ”la “quinta mafia” come li definiscono gli amici di Libera, gente nata e cresciuta nel Lazio, professionisti, politici e quanti altri che per soldi fanno gli interessi della camorra, si vendono anche al diavolo.

Nelle settimane andate alcuni nostri amici giornalisti di grido di origine napoletana, di ritorno da Gaeta e dai comuni del sud pontino, ci hanno detto “sembra di trovarsi a Forcella”.

Un giudizio lapidario, senza appello, definitivo.

Un giudizio, però, che impone delle riflessioni che pesano come un macigno sulle coscienze, se ancora ce ne sono, di “chi” è responsabile, diretto od indiretto, di tutto ciò.

Intanto dei cittadini, che vedono, sentono e non alzano un dito per fare qualcosa per mettere fine ad una deriva morale e materiale che sta mettendo in forse perfino l’avvenire dei loro stessi figli.

Cittadini ridotti al livello di dignità di quel camorrista che, con una residua parte della propria coscienza, rivolto al boss, gli domanda se per caso, avvelenando il sottosuolo della Campania con gli interramenti di sostanze tossiche, non avvelenino anche se stessi e si sente rispondere.:

”che ce ne fotte, tant nui bevim’ acqua minerale”.

Tacendo ed accettando supinamente lo status quo.

Cittadini ridotti a corpi inerti, che hanno perso la capacità di incazzarsi.

E, poi, della politica, in parte complice, collusa con i mafiosi ed in parte odiosamente ottusa, distratta ed astratta.

Parolaia e basta.

Per non parlare, poi, delle istituzioni, non esclusi gli apparati investigativi e giudiziari locali.

Fatte, ovviamente, le debite eccezioni, come in ogni caso.

Un quadro clinico da codice rosso che ti fa venire dubbi sulla reale volontà di questo Stato di combattere veramente le mafie.

Un quadro clinico da codice rosso che ha compromesso irreversibilmente tutto un processo di crescita civile, culturale, morale, politica ed economica di un’intera area geografica, ormai, peraltro, disertata quasi del tutto dalla maggior parte degli imprenditori e dei turisti perbene.