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Il sindaco di Palermo Orlando: “Temo gli annunci, subito i buoni spesa. La rabbia diventa violenza dove si infila la criminalità”

AVEVAMO INDIVIDUATO UN ANNETTO FA UN FILONE SU FACEBOOK DI PERSONE CHE ,CON LA SCUSA DI UN FALSO MERIDIONALISMO E DI ESALTAZIONE DI VECCHI REGIMI,INCITAVANO ALL’ODIO NON SOLO CONTRO IL NORD DEL PAESE MA CONTRO QUESTO.

E NE AVEVAMO SUBITO INTUITO LA PERICOLOSITA’. SICURAMENTE SI TRATTA DELLO STESSO FILONE DEL QUALE OGGI PARLA IL SINDACO DI PALERMO QUALI SOGGETTI CRIMINALI CHE INCITANO AGLI ASSALTI AI SUPERMERCATI APPROFITTANDO DELLA CRISi.GENTE DI ESTREMA PERICOLOSITA’ CHE OPERA PER CONTO DELLA CRIMINALITA’ CONTRO GLI INTERESSI DEL PAESE E DEGLI ITALIANI.

La Repubblica, 29 MARZO 2020

Il sindaco di Palermo Orlando: “Temo gli annunci, subito i buoni spesa. La rabbia diventa violenza dove si infila la criminalità”

di GIOVANNA CASADIO

 “Dobbiamo sfamare chi ha fame, prima che la situazione ci sfugga definitivamente di mano”. Leoluca Orlando, 72 anni, democratico,  non è solo il sindaco di Palermo al suo quinto (non consecutivo) mandato. E’ il politico siciliano che meglio conosce il disagio, la mafia, l’illegalità e il riscatto che fanno la storia di Palermo. Teme altri assalti ai supermercati come quelli dei giorni passati. “Ci sono sciacalli malavitosi che incitano alla violenza, approfittando della rabbia di chi è povero”. Al premier  Conte dice: “Abbiamo ascoltato gli annunci sia del governo nazionale che di quello regionale sui buoni pasto e i soldi per i più poveri. Ma attenti. Non ci servono gli annunci, ci servono le misure vere, se no sarebbe un boomerang”. Chiede anche l’estensione del reddito di cittadinanza.

Sindaco Orlando, pensa che gli assalti ai supermercati siano finiti?
“C’è una nuova povertà da coronavirus che sta rivelando il volto drammatico della città. Ho inviato l’altro giorno alla questura gli incitamenti agli assalti avenuti attraverso un gruppo Facebook. I supermercati palermitani sono presidiati dalle forze dell’ordine, da poliziotti in tenuta anti sommossa. Continueranno ad esserlo”.


Cosa sta accadendo esattamente a Palermo?
“La città rispetta in grande parte le regole. Noi abbiamo rilanciato la parola d’ordine: restate a casa, obbedite, ne va della vita di tutti, e dei  più fragili soprattutto. Aggiungo che tutte le istituzioni si stanno muovendo in sintonia, senza distinzione di parti politiche. Sono il presidente dell’Anci-Sicilia e con gli altri sindaci siciliani stiamo cercando di limitare ordinanze che crerebbero confusione”.

Come è il contagio nella sua città?
“Sotto controllo ma temo ancora per poco, nel senso che dobbiamo avere cura di prevenire il peggio”.

Teme di più l’emergenza sanitaria o la bomba sociale che si rischia con l’emergenza coronavirus?
“La Sicilia si sta preparando ad affrontare l’emergenza sanitaria. Noi collaboriamo con il governatore Musumeci perché, ripeto, le appartenenze politiche in questo momento non valgono. E’ evidente che il nostro sistema sanitario non è quello di altre Regioni soprattutto del Nord e quindi ogni contenimento va messo in atto, ogni approvvigionamento di materiale sanitario fatto per evitare il tracollo. Dobbiamo ringraziare i nostri medici e infermieri. Io personalmente dico grazie ai 300 volontari che distribuiscono a casa i pasti. Mediamente a Palermo li fornivamo a 600 famiglie, in pochi giorni sono diventate 2.000 ed è un numero destinato a crescere”.

La povertà da coronavirus riguarda tutti coloro che lavoravano in nero?
“Riguarda il lavoro sommerso, ma non solo. Pensi a chi faceva l’istruttore di sport, ai piccoli e medi commercianti”.

Il pericolo che lei prevede quale è?
“Superata la soglia di guardia del disagio, questo diventa rabbia e gli sciacalli malavitosi trasformano la rabbia in violenza. Voglio farle un esempio. Quando nel 1985 all’inizio del mio primo mandato di sindaco, stracciai tutti gli appalti con appaltatori mafiosi, i lavoratori che erano rimasti disoccupati scesero in piazza portando una bara con il mio nome, gridando ‘Orlando fa l’antimafioso e noi restiamo senza lavoro’.  Non erano mafiosi, erano disperati. Oggi dicono: ‘Lo Stato combatte il virus e noi perdiamo il pane’. Bisogna scindere chi ha bisogno, da chi specula, approfitta e si nutre di quel bisogno e ingrassa la mafia. E il compito è proprio del sindaco”.

Bene quindi le misure del governo per buoni spesa e per aiutare le famiglie?
“Non devono essere annunci. Gli annunci sono boomerang perché creano altra aspettativa. Se questa non viene esaudita, allora la rabbia diventa incontrollabile. Bisogna dare beni di prima necessità a chi ha fame e bisogna farlo subito, senza complicazioni burocratiche”.

Pensa che il Sud possa esplodere?
“ll Sud prima e poi altre periferie italiane. Il contagio al Sud sta arrivando dopo, ma l’emergenza sociale scoppierà prima per le condizioni di fragilità del sistema”.

Giudica necessaria l’estensione del reddito di cittadinanza?
Sì, ampliamolo rimodulando le condizioni per l’accesso in considerazione della povertà da coronavirus”.

E’ più facile che nel Meridione la criminalità organizzata approfitti della crisi?
“Sì, c’è chi ne approfitterà. La mafia si infilerà nella mancanza di liquidità semplicemente necessaria per la sopravvivenza, assecondando una dimensione criminale che a quel punto diventa sociale ed è pericolosissima. Noi abbiamo dato un colpo fortissimo alla criminalità organizzata. Palermo è la quarta città turistica d’Italia. Abbiamo rammendato pezzo per pezzo per creare una economia turistica che ora è diventata inesistente”.