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Il senso di B. per la Legge: le norme tagliate su misura per lui e i suoi processi

VENTI ANNI DI MANOVRE IN PARLAMENTO – Il sogno di Berlusconi sta per avverarsi dopo la sua morte: una riforma che tuteli i politici e i colletti bianchi. Un obiettivo perseguito nel tempo, attraverso tappe come il processo Mondadori e i lodi Schifani e Alfano

DI ANTONELLA MASCALI – Il Fatto Quotidiano

15 GIUGNO 2023

L’Italia è sempre stato uno strano Paese, dalle lacerazioni fortissime. E così accade anche questo: si avvera il sogno di Silvio Berlusconi di una giustizia che salva sempre di più politici e colletti bianchi nel giorno del suo funerale addirittura in Duomo a Milano. Sarà abolito l’abuso d’ufficio e anche, di fatto il traffico di influenze. I giornalisti avranno quel bavaglio che Berlusconi e ad onor del vero non solo lui, hanno provato a mettere. È una riforma quella che il consiglio dei ministri si appresta ad approvare, mentre siamo in chiusura di Giustizia di Fatto, che è dedicata proprio a Berlusconi. D’altronde il ministro della Giustizia Carlo Nordio, eletto deputato con Fratelli d’Italia ma con il cuore azzurro di Forzaitalia, lunedì, appena appreso della sua morte, nell’esprimere il cordoglio descrive l’ex presidente del Consiglio in un modo che fa a pugni con la realtà storica e politica: “Finisce un’era della storia d’Italia: Silvio Berlusconi è stato indiscusso protagonista della vita del Paese, anche nel dibattito intorno alla giustizia, che ha sempre inteso orientare in senso garantista e liberale”. Garantista di chi? Di cosa? Ma come si fa, non da leader di un partito, ma da ministro della Giustizia, ad affermare una tale colossale bugia? Chi ha vissuto il ventennio berlusconiano sa perfettamente che il Paese e il Parlamento sono stati ostaggio delle sue battaglie per interessi personali, che venivano pilotate alla Camera e al Senato e nelle aule dei tribunali grazie ai suoi avvocati eletti in Parlamento. E Nordio, paradosso nel paradosso, allora era un magistrato, un pm alla procura di Venezia. Faceva parte della categoria “antropologicamente diversa”, copyright Silvio Berlusconi. Ripercorriamo il “garantismo” di Silvio Berlusconi, che ha quasi sfiorato il Quirinale e quindi anche la presidenza del Csm. Proprio lui che ha avuto come progetto acclarato, con la sua discesa in campo nel 1994, quello di farsi leggi su misura in Parlamento con gli avvocati, che escogitavano i cavilli legislativi per difenderlo più dai processi che nei processi. In Parlamento sono approdati negli anni i suoi vari difensori: da Pecorella Ghedini Longo, da Paniz (quello che in Parlamento sostenne che B. non aveva mentito alla questura di Milano quando disse che Ruby era la nipote del presidente egiziano Mubarak, ne era convinto!) a Sisto, attuale vice ministro della Giustizia. Da allora è stato un pullulare di leggi “ad personam” e amici, disastrose per la giustizia. Molte approvate, altre saltate politicamente per il rotto della cuffia, altre ancora bocciate dalla Corte costituzionale: da quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio, che gli ha permesso di farla franca per conti truccati da 1.500 miliardi di lire, all’ex Cirielli che gli ha regalato nove prescrizioni spacciate tutte per assoluzioni e per rafforzare la propaganda del perseguitato. E poi progetti non andati in porto come la legge bavaglio-intercettazioni ( ma da oggi l’obiettivo sta per realizzarsi), il processo breve, il processo lungo, la prescrizione brevissima. A questo punto ci sembra che valga la pena riassumere le principali norme ad personam che sono diventate leggi. Falso in bilancio: è il 2002 quando viene depenalizzato il falso in Bilancio, reato del quale è accusato Berlusconi in diversi processi, come All Iberian, a Milano. Con questa legge ad personam cadono tutte le imputazioni per l’ex premier per diverse ragioni, tra cui “il fatto non costituisce più reato”, a “All Iberian 2”. Nello stesso anno viene approvata anche la legge Cirami, che consente di trasferire un processo da una sede a un’altra per “legittimo sospetto” perché gli avvocati di B vogliono il trasferimento del processo Sme-Ariosto da Milano a Brescia. Grazie a quella norma lo chiedono, menzionando anche una signora che tra il pubblico portava un pinocchio in miniatura, ma la Cassazione respinge. Ex Cirielli: nel 2005 Berlusconi incassa la legge che lo ha salvato nove volte, è la cosiddetta ex Cirielli che ha dimezzato i tempi di prescrizione per gli incensurati: per frode fiscale e falso in bilancio passa da 15 a 7 anni e mezzo di prescrizione; la corruzione in atti giudiziari da 15 a 10 anni. Per i suoi fini personali andranno al macero 150 mila processi all’anno. I “Lodi” Schifani e Alfano: l’ex presidente del Senato Renato Schifani, prima, nel 2003 e l’ex ministro della Giustizia, Angelino Alfano, dopo, nel 2008, hanno firmato una legge che aveva lo stesso obiettivo: congelare i processi a Berlusconi, facendo approvare dal centro-destra una legge che sospendeva i processi per le più alte cariche dello Stato. La Corte costituzionale ha bocciato entrambi i “lodi”, come nel 2007 la legge Pecorella che impediva ai pm di fare Appello contro le assoluzioni o prescrizioni, guarda caso dopo che B. era stato assolto al processo Sme. Adesso il Cdm si appresta a varare proprio l’inappellabilità delle assoluzioni. Legittimo impedimento “ad premier e ministri”. Nel 2010, per bloccare i processi Mediaset e Mills, Berlusconi fa approvare una legge per rendere automatico, per presidente del Consiglio e ministri, il legittimo impedimento a comparire ai processi per sei mesi di seguito, prorogabili a 18, con un semplice certificato della segreteria generale di Palazzo Chigi, senza alcuna verifica del giudice, come previsto per tutti gli imputati- comuni mortali. La Consulta riformerà in parte quella legge, gli italiani, con un referendum, la cancelleranno. Ma quanto documentato, ed è solo una ricostruzione minima, a mo’ di esempio, non ha impedito il lutto nazionale, il funerale di Stato alla presenza anche del presidente della Repubblica, i carabinieri in alta uniforme che scortano il feretro mentre entrava nel Duomo di Milano. Funerale di Stato per un uomo che, anche da presidente del Consiglio, ha frodato alla grande il fisco, ai danni dello Stato, come dice una sentenza della Cassazione, letta dal presidente del collegio del processo Mediaset, Antonio Esposito nel 2013. Funerali di Stato di un uomo che ha conquistato, facendola franca penalmente, la più grande casa editrice, la Mondadori, con una sentenza comprata. Giusto per citare esclusivamente i fatti giudiziari accertati definitivamente. La pietas per l’uomo che è morto, come per ogni essere umano, per quel che mi riguarda, c’è ma non può fermare la verità dei fatti che hanno caratterizzato il Berlusconi politico e imprenditore. Essere contro il lutto nazionale e il funerale di Stato non è scandaloso. È scandaloso che ci siano stati.