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Il senatore condannato vendemmia col generale

Il Fatto Quotidiano, MARTEDÌ 17 SETTEMBRE 2019

Il senatore condannato vendemmia col generale

FERRUCCIO SANSA

I carabinieri fanno la vendemmia in casa dell’ex senatore che ha patteggiato due anni e otto mesi. L’ultima volta che le forze dell’ordine avevano fatto visita a Luigi Grillo era stato nel 2014 per arrestarlo. Nei giorni scorsi sono tornate in veste di vignaioli per aiutarlo a raccogliere l’uva per il suo pregiato vino sciacchetrà. Una delegazione ai massimi livelli fatta di ex comandanti generali dell’Arma in pensione nonché colonnelli e comandanti in servizio. Qualcuno addirittura in divisa. Un’annata baciata dalla fortuna per Grillo che ha appena terminato il periodo di affidamento ai servizi sociali (come capitò all’amico Berlusconi) e da politico si è riciclato coltivatore di sciacchetrà, il vino che nasce dalle vigne abbarbicate alle fasce delle Cinque Terre. Nella sua tenuta Buranco si prepara il raccolto di due tonnellate e mezzo di uva della pregiata qualità Sirah. E per celebrare la vendemmia l’ex ambasciatore di Silvio Berlusconi nel mondo delle banche ha fatto le cose in grande. A tagliare il primo grappolo, raccontano i giornali locali, è arrivato nientemeno che Luigi Federici, comandante generale dell’Arma dei carabinieri dal 1992 al 1997. Con lui il generale Goffredo Mencali, già vice comandante generale dell’A rm a dal 2003 al 2006. Ma anche tra i carabinieri in servizio gli estimatori dello sciacchetrà del senatore non mancano: ci sono il colonnello Andrea Stagnelli, vice comandante della Legione Liguria, e Antonio Bruno, colonnello pure lui e comandante provinciale a La Spezia. Una concentrazione di militari così alta non si vedeva da quando nel 2014 le divise della Guardia di Finanza di Milano piombarono a Monterosso per arrestare Grillo. Era l’inchiesta sugli appalti Expo per la quale il politico forzista patteggiò una pena di due anni e otto mesi. La tenuta del Buranco è un pezzo di storia del potere italiano. A cominciare da quando, all’epoca delle scalate bancarie dei furbetti del quartierino, nacque appunto l’espressione ‘patto dello sciacchetrà’ che viene proprio da qui. Da questa villa e dai suoi vigneti. Perché, raccontarono le cronache, l’allora premier e Cavaliere benedisse con il vino portato da Grillo l’intesa con Antonio Fazio che era Governatore della Banca d’Italia. Ma di qui sono passati tutti, o quasi. Le cronache favoleggiavano di visite di figure come Corrado Passera o il prefetto Franco Gabrielli, oggi capo della Polizia. Tanto per citarne un paio. Amarcord. Poi la stella di Grillo sembrò declinare. Ma potenti e vip di ogni colore non lo hanno mai abbandonato, anzi. L’Associazione Amici delle Cinque Terre, che lui presiedeva, ogni estate ha organizzato un premio giornalistico. In giuria nomi con Alessandro Sallusti (direttore del Giornale) e Maurizio Belpietro (oggi alla guida della Ve ri tà ). Tra i premiati, nel 2013, Bruno Vespa. Ma non occorre andare troppo indietro nel tempo. Appena un mese fa, al Buranco è stato organizzato un convegno dal titolo roboante: “Re s c ia c c he t r à”. Presenti assessori regionali della giunta di Giovanni Toti (centrodestra) e consiglieri dell’opposizione del Pd. Perché al Buranco anche il centrosinistra è stato di casa. Come le autorità che erano spesso fotografate ad applaudire in prima fila. Non potevano mancare i carabinieri. Oggi la lacuna è stata colmata. La giornata è terminata con una cena a base di muscoli ripieni, acciughe di Monterosso e cipolle di Tropea