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Il Sen.Vacciano ci ricorda che……………………………………

 

In un post pubblicato  ieri sera il Sen.Vacciano  ci ricorda un’interrogazione ,da lui presentata insieme ad altri suoi colleghi,relativa ad una vicenda  di qualche anno fa che  coinvolse un  poliziotto della Questura di Latina che lamentò in un’intervista  che sarebbe bene riascoltare  di essere stato mobizzato per evitargli- – egli avrebbe sostenuto – di condurre alcune indagini delicate. Noi leggemmo quella interrogazione  che ci sembrò molto interessante ma nella valanga  di cose dalle quali veniamo travolti minuto dopo minuto ci é sfuggito di  informarci sul suo iter .Ora il Sen.Vacciano,che ringraziamo di cuore ,rende noto di NON  aver a tutt’oggi  ricevuta risposta alcuna.
Ritenemmo quella interrogazione estremamente interessante  perché essa tendeva a squarciare il velo sui tanti perché in provincia di Latina non si é indagato come  la situazione imponeva  ed impone.come anche riteniamo interessante  e significativo –molto significativo – il fatto che il Ministero non abbia ritenuto  di rispondere,ad oggi,alle  domande  di Vacciano e dei suoi colleghi.
Più volte  noi della Caponnetto abbiamo sollevato il problema del  funzionamento dell’impianto investigativo in provincia di Latina,denunciandone le carenze e le criticità ed arrivando,perciò,  ad inimicarci  le autorità politiche ed istituzionali pontine.
Ma questo non ci ha distolto dal nostro proposito di  chiarire una buona volta per sempre i tanti “punti oscuri” che  hanno impedito finora  di affrontare  con efficacia  la lotta contro le mafie.
Ci sembra che oggi si stiano creando le condizioni per un’inversione di rotta.Forse é troppo tardi  in quanto  il “sistema “ si é radicato e consolidato.Ma meglio tardi che mai.Non sarebbe male ,però,se il Sen.Vacciano  riproponesse quell’interrogazione  e ne inviasse una copia,appena pubblicata,al Dr.Pignatone della DDA ,oltre che al Procuratore Capo di Latina.
Qui di seguito  quella interrogazione  che ci ha ricordato il Sen.Vacciano che – ripetiamo- ringraziamo insieme a tutti gli altri suoi colleghi firmatari :

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01402 

Atto n. 3-01402

Pubblicato il 11 novembre 2014, nella seduta n. 348
Trasformato

VACCIANO , SIMEONI , BULGARELLI , MOLINARI , GIROTTO , BERTOROTTA , BLUNDO , LEZZI , MANGILI , BUCCARELLA , MARTELLI , CAPPELLETTI , CASTALDI , MONTEVECCHI , MORONESE , CIOFFI , CRIMI , PETROCELLI , PUGLIA , DONNO , SANTANGELO , SCIBONA , SERRA , FUCKSIA , GAETTI , GIARRUSSO , CIAMPOLILLO , MARTON , AIROLA , FATTORI , BOTTICI , CATALFO , TAVERNA , NUGNES – Al Ministro dell’interno. – 

Premesso che:

da un articolo de “il Fatto Quotidiano” online del 10 marzo 2014, si è venuti a conoscenza della vicenda di presunto mobbing ai danni di un ex sostituto commissario della Questura di Latina. La notizia è stata nuovamente ripresa in un successivo articolo del 6 ottobre 2014 del quotidiano, questa volta con una video intervista del poliziotto oramai in congedo dal 2013, il quale ha parlato col volto oscurato perché è stato oggetto di minacce di morte, probabilmente a seguito di alcuni sequestri patrimoniali inflitti. Per le citate intimidazioni l’ex agente è parte offesa in un procedimento penale;

la sua azione investigativa avrebbe coinvolto anche un clan pontino, affiliato ai potenti cugini Casamonica di Roma, al quale sono stati sequestrati proprietà e conti correnti per un valore di circa 8 milioni di euro. In generale, l’operato dell’ex agente si è concentrato in un arco di tempo compreso tra il 2005 e il 2011, durante il quale ha portato a termine un totale di 60 operazioni conclusesi con confische e sequestri di beni mobili e immobili per circa 500 milioni, togliendo materialmente mezzi e strumenti alle attività criminali e, inoltre, il 70-80 per cento di questi provvedimenti sono stati già confermati in grado di Cassazione. La condotta eccellente del poliziotto pontino è stata premiata con encomi e avanzamenti di carriera, tuttavia dal 2011 la sua situazione è cambiata e gli sono stati imposti il fermo alle attività investigative, il cambiamento di mansione, il trasferimento di ufficio e un provvedimento disciplinare, che però venne annullato dal Tar del Lazio dopo un suo ricorso;

questi fatti sono stati delineati in un esposto presentato dall’ex agente alla Procura di Latina e al Ministro dell’interno e al capo della Polizia. Al procuratore capo di Latina nel marzo 2012 venivano consegnati gli ultimi 2 lavori che l’ex poliziotto aveva concluso, indagini depositate a gennaio dello stesso anno alla dirigente dell’ufficio a cui faceva capo l’ex sostituto commissario. Per far sì che potessero essere accettati dal Tribunale era indispensabile una firma del questore, che non arrivò in tale circostanza. Queste indagini, in seguito, furono consegnate nel giugno 2012 alla Procura della Repubblica di Latina dal questore, senza essere messe in relazione con il poliziotto che ne lamenta la paternità. A quanto risulta agli interroganti sono rimaste le uniche 2 operazioni depositate dalla Questura di Latina al Tribunale per tutto il 2012;

nella parte dell’intervista in cui il poliziotto parla dello stop ricevuto alle sue indagini nel 2011, viene fatta menzione di avvicendamenti e insediamenti, a cui viene, a giudizio degli interroganti, spontaneo associare il passaggio del testimone per la dirigenza della Questura di Latina del 3 ottobre 2011, ossia da Nicolò D’Angelo ad Alberto Intini;

considerato che:

un cambio di vertice al comando della squadra mobile della Questura di Roma, che ha casualmente comportato un cambiamento nella conduzione delle indagini, lo si ritrova, a parere degli interroganti, lungo l’orizzonte temporale degli eventi che accaddero tra Ostia e Fiumicino nel dietro le quinte di 2 importanti operazioni di polizia denominate “Black Rain” e “Anco Marzio”. Altra circostanza in cui Alberto Intini succede a Nicolò D’Angelo, nel luglio 2003. In quest’altra vicenda, vita e carriera di 6 agenti della Polaria, polizia giudiziaria della frontiera aerea dell’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino che collaboravano per queste 2 indagini dirette dalla mobile di Roma, sono state segnate da provvedimenti sanzionatori e disciplinari, poi riconosciuti immeritati, ai quali ad oggi non si è posto rimedio;

da un articolo de “il Giornale” del 15 agosto 2007, si apprende da un’intervista ad uno dei 6 agenti della Polaria: “Nel febbraio 2003 scrivemmo un’informativa sugli insediamenti mafiosi sul litorale e i collegamenti con alcuni paesi dell’America Latina. La DDA per due volte chiese di mandare due di noi in Costarica e Brasile. Tutte e due le volte la missione abortì. A settembre ci allontanarono dall’operazione senza motivo. Si cominciò a parlare di lettere anonime inviate al ministero per screditare la nostra immagine di credibilità. Stranamente nel febbraio del 2004 ci richiamarono in servizio per chiudere, a novembre, l’operazione Anco Marzio”;

gli stessi agenti, come riferisce lo stesso quotidiano in un articolo del 7 agosto 2007 sarebbero stati “accusati da fonte anonima proveniente dallo stesso ufficio di polizia giudiziaria del Leonardo Da Vinci”;

i 6 agenti della Polaria hanno collaborato con alcune unità della squadra mobile di Roma per l’operazione denominata Black Rain che “viene inspiegabilmente ridotta a troncone dell’inchiesta Anco Marzio che punta, invece, su estorsioni e videopoker“, come riportato in una notizia del “Il Messaggero” del 24 aprile 2008. “Quando il cerchio si sta per stringere, proprio quando il magistrato delega i poliziotti alla missione in Sud America, questi vengono accusati di aver frodato l’amministrazione e messi da parte. E tutto il gruppo operativo definitivamente smantellato”, esclama Filippo Bertolami, responsabile legale dell’Anip – Italia Sicura, nello stesso articolo de “Il Giornale” dell’agosto 2007;

nelle fonti menzionate si persevera sulla linea che l’operazione Anco Marzio, un successo per la lotta a videopoker ed estorsioni, non ha portato frutti per quanto concerne l’azzeramento dell’asse di traffico di droga che va dal sud America al litorale romano. “La Procura di Civitavecchia, che ha indagato su di loro per tre anni, archivia tutto: quattro agenti vengono reintegrati alla Polaria di Fiumicino, uno in malattia, l’ultimo «riformato» e nel frattempo emigrato negli Usa, dove insegna criminologia ai colleghi americani” (“Il Giornale” del 26 aprile 2008);

i suddetti poliziotti hanno anche depositato un ricorso in autotutela al capo della Polizia, che fino ad oggi non ha avuto alcuna risposta;

considerato infine che a parere degli interroganti dalle varie vicissitudini occorse nelle questure di cui si sono esposti i fatti, è indubbio che siano previsti dei meccanismi di valutazione interni al corpo di Polizia e che questi debbano essere utilizzati nella maniera più puntuale, chiara e rapida possibile, di modo che venga scalzata qualsiasi ombra su agenti, dirigenti o addirittura questori, gli stessi che sono chiamati a rappresentare il Ministero dell’interno e a garantire la legalità sul territorio nazionale. Quanto più le persone chiamate a svolgere questo compito saranno al di fuori anche del legittimo sospetto, tanto più le stesse istituzioni godranno della fiducia dei cittadini,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo fosse a conoscenza dei fatti esposti, visto il documento inviato al Ministero nel 2012;

quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di proteggere l’incolumità dell’ex poliziotto che prestava servizio presso la Questura di Latina, date le minacce di morte che avrebbe ricevuto a causa dei provvedimenti patrimoniali inflitti a seguito delle indagini da lui condotte, quando comunque era ancora alle dipendenze della Polizia di Stato e quindi del Ministero;

quali siano i motivi che hanno comportato l’interruzione di indagini condotte con successo dagli agenti investigativi a cui sono seguiti cambiamento di mansione, trasferimento di ufficio nonché provvedimenti sanzionatori e disciplinari, che nel caso dell’ex sostituto commissario della Questura di Latina il Tar del Lazio ha provveduto ad annullare;

quali iniziative di propria competenza intenda adottare per assicurare sistemi valutativi del personale delle forze di polizia, garantendo anche rapidità di riscontro sia nel caso di negligenze che di merito.