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Il saluto del nostro Segretario Regionale al Convegno di Terracina del 7 giugno 2012 sulle mafie nel Basso Lazio.

Il problema dei problemi nel Basso Lazio e, più in particolare in provincia di Latina, è costituito, sul piano della lotta alle mafie ed alle illegalità, da un tessuto sociale, culturale, politico e spesso anche istituzionale inquinato da una cultura mafiogena che mina in maniera preoccupante la sua efficacia.

Le gente non collabora con le forze sane dello Stato, non denuncia, non si indigna, non lotta, delegando a sparute minoranze organizzate, quali le associazioni antimafia, il compito di affrontare da sole la guerra contro i criminali.

Rendendo, così, drammaticamente attuale il messaggio di Paolo Borsellino quando lamentava che:

“Vi è stata una delega totale ed inammissibile nei confronti delle magistratura e delle forze dell’ordine a occuparsi esse sole del problema della mafia”.

Nella maggioranza dei partiti politici, poi, e nella varie articolazioni sociali che più o meno ad essi fanno riferimento, non rileviamo, pur a fronte di una situazione altamente pericolosa qual’è quella in cui ci troviamo, quelle sensibilità ed attenzione che pur sarebbero necessarie per sconfiggere questo mostro – le mafie appunto- che sta divorando l’intero corpo economico e sociale del Paese.

Partiti politici –o, comunque, soggetti e parti significative di essi- che spesso danno l’impressione di dare addirittura copertura e protezione alle organizzazioni criminali.

Non occorre citare i tanti avvenimenti di livello nazionale nei quali si è provveduto e si vuole provvedere in sede legislativa a depotenziare l’azione dei magistrati definiti perfino “pazzi” da qualcuno e delle forze dell’ordine – avvenimenti che non hanno mai fine, come sta avvenendo anche in questi giorni con il varo della legge anticorruzione e con l’azione risarcitoria da parte dei giudici – per delineare il quadro che vede lo Stato assumere un comportamento alquanto contraddittorio e deludente sul piano dell’azione contro le tante mafie che infestano il nostro Paese.

Uno Stato bifronte che da una parte dichiara di voler combattere la criminalità organizzata e dall’altra dà l’impressione inversa.

Basta osservare quanto è avvenuto ed avviene nei nostri territori, in questi territori, dove la lotta alle mafie si fa grazie alla bravura ed allo spirito di attaccamento alle Istituzioni di singoli servitori dello Stato come l’ex Prefetto di Latina Bruno Frattasi, i Questori D’Angelo ed Intini, il Capo della Mobile Tatarelli, senza dimenticare i dirigenti e gli altri operatori dei corpi centrali della DIA, del GICO ecc. , ma non dagli apparati statali nella loro totalità.

La Magistratura locale.

Il discorso è delicato e complesso, ma non più di tanto.

Il quadro di questa istituzione ci viene ben descritto dai PM Diana De Martino e Francesco Curcio, i quali, relativamente alle inchieste giudiziarie svolte sul “caso Fondi”, hanno denunciato l’iscrizione in questo distretto giudiziario dei reati in realtà di natura mafiosa come reati ordinari.

Il riferimento dei PM nominati era ovviamente alle attività pregresse, a quelle attività, cioè, svolte dalla “vecchia” Procura della Repubblica di Latina, quasi per intero, ora, rinnovata.

Speriamo che ora le cose siano cambiate in meglio e che da parte della Magistratura inquirente locale ci sia quell’azione propulsiva – anche e, soprattutto, di stimolo nei confronti dei vertici provinciali dei Carabinieri e soprattutto della Guardia di Finanza – perché le mafie vengano aggredite con tattiche e strategie ammodernate e non solo con un’ottica puramente da “ordine pubblico”.

I patrimoni ed i capitali. le montagne di capitali che le mafie hanno impiegato e continuano ad impiegare ogni giorno sui nostri territori, con la complicità spesso di esponenti politici ed istituzionali locali e senza che qualcuno si preoccupi di individuarne “provenienza” e “tracciabilità”.

Potremmo citare casi ad iosa, ma, ovviamente, la sede non ce lo consente…

Attenti a quanto è avvenuto e potrebbe avvenire, tanto per citare qualche esempio, sul litorale di Fondi (non solo al MOF!) e a Gaeta dove ci sono in corso operazioni di compravendita di terreni e non solo e così via…

Noi apprezziamo -e siamo grati per questo alle forze dell’ordine e, in particolare, alla Questura di Latina-l’opera di repressione finora svolta.

Ma dobbiamo dire esplicitamente che, fatta eccezione appunto per la Polizia di Stato, le cose purtroppo non sono andate e non vanno come sarebbe stato necessario.

E, questo, noi non possiamo più tollerarlo perché è inutile parlare di cultura della legalità, di commemorazioni dell’eccidio di Capaci e delle altre stragi di mafia, se, poi, sul piano pratico, si fa poco o nulla per combattere i criminali soprattutto in giacca e cravatta, quelli annidati nei partiti politici, nelle stesse istituzioni, fra gli imprenditori, fra i tanti professionisti che con i mafiosi fanno i loro sporchi affari.

A noi non interessa più di tanto, tanto per intenderci, che vengano arrestati individui come quelli messi in galera a Fondi, se, al contempo e prima di loro, non vengono catturati coloro che dovessero risultare i loro protettori e soci in affari.

Le mafie vanno combattute soprattutto nelle loro articolazioni politiche ed economiche.

Vanno aggredite soprattutto quelle aree zuccherose ed insidiose che Procuratori del livello di Scarpinato, Ingroia, Cafiero de Raho, Pignatone ecc. considerano le “aree grigie”, la borghesia mafiosa.

Quella in giacca e cravatta!

Quella dei salotti e degli scranni dei Consigli comunali, provinciali, regionali, del Parlamento, dei Governi, delle professioni.

Ai cittadini perbene chiediamo un sussulto di orgoglio, un impegno personale e diretto al nostro fianco.

A tutti gli altri, dirigenti scolastici, insegnanti, associazioni, esponenti di partiti, sindacati ecc. chiediamo di uscire dalla retorica, dalla fase della memoria e delle commemorazioni, per passare a quella necessaria oggi più che mai della DENUNCIA.

DENUNCIA, DENUNCIA, DENUNCIA, nomi e cognomi, come facciamo noi dell’ Associazione Caponnetto da anni.

Non basta limitarsi a parlare di legalità su territori, come sono quelli nostri, dove, come rilevava appena qualche anno fa l’ex Presidente del TAR di Latina dr. Bianchi, la legalità è un optional.

Noi siamo grati al Dr. Cafiero de Raho e a tutti i suoi collaboratori della DDA di Napoli, magistrati e personale amministrativo come il carissimo amico Cancelliere Carlo Lubrano, per quanto hanno fatto e fanno non solo per la Campania pulita ma anche per noi del Lazio.

Il nostro sogno è quello di vedere anche da noi Procuratori che convochino, come fece appunto il Dr. Cafiero de Raho in occasione dell’inchiesta “Spartacus”, tutti i vertici delle forze dell’ordine per dire ad essi “voglio questo e quello”.

Anche allora, a quanto abbiamo appreso, qualcuno disse al Procuratore che… non c’erano mafie!

Un Procuratore Capo ha possibilità immense per indirizzare le attività investigative verso direzioni giuste.

E’ quanto auspichiamo anche nel Basso Lazio e, in particolare, a Latina, dove c’è tanto bisogno che la lotta alle mafie prenda il verso giusto.

Noi siamo fieri di quanto, pur nelle nostre ristrettezze economiche ed organizzative, abbiamo fatto finora.

Grazie al sacrificio di amici di Formia e di Civitavecchia siamo stati in grado di fornire a chi di dovere corposi spunti investigativi sulle realtà drammatiche del Sud come dell’Alto Lazio.

Anni di indagine, di ricerche camerali e catastali, di incroci di notizie e di osservazione continua sui territori ci hanno consentito di fare quanto forse pochi sono in grado di fare.

Ne andiamo orgogliosi!