L’attenzione è sempre indirizzata ad osservare la mafia bassa, quella forse meno insidiosa, quella che… “viene da fuori”, composta da “napoletani”, “casertani”, “calabresi”, “siciliani”.
Mai che si guardi all’interno delle nostre mura, nelle nostre città, magari fra i nostri ex compagni di banco oggi professionisti affermati, avvocati, ingegneri, magistrati, funzionari di polizia, ufficiali, imprenditori, consiglieri, parlamentari.
La mafia bianca, quella dei colletti bianchi, delle cosiddette persone perbene.
Conosciamo molti di quei cronisti che scrivono quando viene catturato qualche boss in provincia di Latina e sappiamo della loro onestà intellettuale.
Se non li conoscessimo direttamente ne dubiteremmo in quanto avremmo pensato ad una grossa campagna di disinformazione che tende a raffigurarci una mafia composta da gente analfabeta, rozza, violenta.
Oggi non è più così.
Oggi la mafia gioca in borsa, gestisce montagne di capitali, è la più grossa impresa del Paese, condiziona la politica, la fa direttamente, controlla le istituzioni.
Nelle recenti elezioni amministrative a Formia, corre voce che elementi legati a ben 3 clan della camorra abbiano giocato un grosso ruolo.
E non è che un solo caso perché dapperttutto
camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra condizionano le elezioni
facendo votare per tizio o caio, senza differenza di colori.
Perché i cronisti, quelli più bravi e liberi, non si
soffermano, consentendolo ovviamente il loro editore, ad
analizzare questi aspetti anzicché limitarsi a sparare a tutta
pagina la notizia della cattura di un… quaquarqaquà
???