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Il ruolo delicatissimo che un’Associazione antimafia seria è chiamata a svolgere. Piaccia o non piaccia a taluni!!!

C’è una cosa che uno Stato di diritto non deve temere di fare continuamente per perfezionarsi e mettere a punto la propria macchina e per renderla sempre più efficiente e capace di rispondere alle esigenze del Paese:
quella di mettersi davanti allo specchio per esaminare le cose che vanno e, soprattutto, che non vanno.
Uno Stato veramente democratico non deve temere di farlo.
Come non debbono temere di farlo tutte le sue articolazioni e la stessa comunità civile, compresa, se non in primis, l’antimafia sociale, cioè noi.
Il ruolo che noi siamo chiamati ad assolvere è vitale per la vita delle istituzioni democratiche ed è per questo motivo che a noi piace ricordare ossessivamente ai nostri aderenti e simpatizzanti che un’associazione antimafia seria non deve mai dimenticare che non vende bruscolini e che gli avversari che essa ha l’obbligo di combattere sono i mafiosi.
Dovunque essi si annidino.
Mafiosi nel più ampio significato della definizione e non solo quello riferibile a coloro che sparano e praticano una violenza spicciola.
C’è un dato di fatto dal quale bisogna sempre partire:
le mafie e la corruzione hanno raggiunto nel Paese livelli inimmaginabili.
Tali da mettere in forse l’avvenire stesso della nostra democrazia.
A questa constatazione bisogna farne seguire un’altra che riguarda le RESPONSABILITA’.
RESPONSABILITA’ che sono soprattutto della POLITICA, ma anche di tutta la società e dei vari soggetti dello Stato.
Non tutti ovviamente allo stesso modo e senza generalizzazioni in quanto ci sono servitori dello Stato che fanno il proprio dovere fino al punto che alcuni ci hanno rimesso e ci rimettono la vita.
Non sono, pertanto, in discussione le Istituzioni in quanto tali, ma i singoli soggetti.
Un’antimafia che non abbia il coraggio di denunciare ciò, facendo anche nomi e cognomi, NON è un’antimafia, ma, al contrario, è un qualcosa al servizio del “sistema”.
Si può essere complici anche se si è taciuto e si tace di fronte ad una deriva che sta portando il Paese nel baratro.
Quando noi critichiamo una Procura perché la vediamo non particolarmente attiva e funzionante sul piano del contrasto delle mafie, come talvolta avviene, non attacchiamo la Magistratura -che peraltro abbiamo sempre difeso e difenderemo fino alla morte come baluardo di legalità e di democrazia – ma lo facciamo, intanto, con spirito costruttivo e con il fine di indurla a migliorare le sue prestazione, e, poi, soprattutto, ci riferiamo sempre al singolo magistrato e mai all’Istituzione.
Bisogna avere il coraggio di riconoscere anche pubblicamente che non tutti i magistrati sono paragonabili a Falcone, Borsellino, Livatino ed ai tanti altri che ci hanno rimesso la pelle e che
rischiano, come in questi giorni Di Matteo, di rimettercela per la loro coerenza e la fedeltà al giuramento fatto.
Un magistrato è un servitore dello Stato e, come tutti gli altri, deve sentirsi obbligato a sottoporre il suo operato al giudizio dei cittadini.
Come è nostro dovere chiamare ognuno di essi, nei nostri convegni, a rendere conto del proprio operato.
Il nostro compito, quindi, è quello di organizzare gli incontri pubblici in maniera tale che essi possano essere occasioni di confronto sulle cose che si sono fatte e NON fatte.
Un salto di qualità che si richiede alla nostra Associazione, se vogliamo rendere un servizio al Paese.
Senza se e senza ma…!!!
Piaccia o non piaccia.