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Il ritorno del principe

QUESTO E’ QUANTO

“Non é vero che la mafia é quella che si vede in tv e che i corrotti ed i criminali sono una malattia della nostra società.

Qui ,in Italia,la corruzione e la mafia sembrano essere costitutive del potere,a parte poche eccezioni ( la Costituente,Mani pulite,il maxiprocesso a Cosa Nostra ).

Ricordate il Principe di Machiavelli ? In politica qualsiasi mezzo é lecito.

C’é un braccio armato (anche le stragi sono utili alla politica del Principe),ci sono i volti impresentabili di Riina,Provenzano,Lo Piccolo,e poi c’é la borghesia mafiosa e presentabile che frequenta i salotti buoni e riesce a piazzare i suoi uomini in Parlamento.

Ma il potere é lo stesso,la mano é la stessa.

Il libro é questo: racconta il fuori scena del potere,quello che non si vede e non é stato mai raccontato ma che decide,fa politica e piega le leggi ai propri interessi.

Ci avviamo verso una democrazia mafiosa? Gli italiani possono reagire,é già successo.”

Parole,queste,che si leggono sulla quarta di copertina di un libro che dovrebbero leggere tutti e la cui lettura noi suggeriamo ,in particolare ,ai nostri amici ed a tutti coloro che ci seguono e dicono di volersi impegnare sul fronte della lotta alle mafie perché,per fare questo,occorre avere le idee ben,molto bene,chiare,ad evitare di fare e creare ulteriore confusione a se stessi ed agli altri:

“Il ritorno del Principe”,di Saverio Lodato e Roberto Scarpinato. Ed.Chiarelettere.

Un libro che contiene delle analisi lucide ed inedite sulla genesi e sul ruolo della mafia nel nostro Paese e che é in grado,pertanto, di aprire gli occhi anche a chi si ostina a non vedere.

Ed a non capire. Ma cos’é la mafia?

E’ quella che ci fanno vedere in televisione e della quale parlano i media un giorno sì e l’altro pure con una campagna di disinformazione e di deformazione della realtà incredibili ?

No; c’é un rapporto inscindibile fra mafia-potere- politica,dimensioni che si intrecciano,si sovrappongono l’una all’altra e si alimentano a vicenda.

Non c’é mafia se non ci sono potere e politica.

Come i pesci con il mare.

Non ci sono pesci se non c’é il mare e non c’é il mare se non ci sono i pesci.

Tutta la storia della mafia si intreccia con il potere e la politica e non é azzardato affermare che la mafia é figlia del potere che se ne serve quale braccio armato per tutelare i propri interessi ed i propri obiettivi.

Ecco perché si parla di “mafia bianca”,di “mafia dei colletti bianchi”,la vera mafia,quella più insidiosa perché non si vede,sta “dietro” o “sopra” se si preferisce,costituita da professionisti,banchieri,imprenditori,amministratori pubblici,parlamentari,uomini delle istituzioni,gente che conta,comanda,fa le leggi,i regolamenti,i piani regolatori,le varianti urbanistiche,le “regole”,insomma. ( termine magico che sentiamo venir fuori dalla bocca di tanti soloni :”bisogna osservare le regole”.Ma quali “regole”? Le “regole” di chi???????).

E qui arriviamo al punto dolens che costituisce materia di dibattito anche all’interno dei nostri movimenti e delle nostre associazioni che fanno antimafia.

Rigoristi e antirigoristi,potremmo dire.
Si può fare,oggi,politica,facendo al contempo anche antimafia?

C’é chi sostiene che sia possibile in quanto il “sistema”,anche se marcio,secondo taluni,potrebbe essere ancora riformabile operando dal suo interno.

Chi scrive – avendo alle spalle una lunghissima militanza politica e,quindi,una conoscenza profonda e non comune dei meccanismi che regolano la vita pubblica in questo Paese – ritiene che il sistema,al punto in cui sono giunte le cose,non sia più riformabile e che,quindi,non é più conciliabile un impegno partitico,nei partiti attuali,con quello in un’associazione antimafia seria.

O si sta dalla parte del potere- questo potere- o contro la mafie. Tertium non datur.

Anzi,le mafie, perché c’é una mafia armata,la manovalanza,una mafia politica ,una mafia economica e così via.

Chi fa e vuole fare seriamente antimafia deve saper “leggere” bene i fatti,le situazioni.

La situazione.

Quando noi diciamo che la lotta alla mafia non si é voluta mai fare in Italia e,quando é stata fatta,la si é fatta colpendone il livello basso,quello della manovalanza appunto.

Colpa dei Magistrati ? No,assolutamente.

Colpa di una legislazione che non ha mai consentito e non consente di volare alto e che ha impedito ed impedisce alla Magistratura di colpire più in alto.

E,quando qualche Magistrato ha tentato o tenta di farlo,é scattata e scatta subito la sua condanna a morte.

E successo già con decine di essi e rischia di succedere ancora con i vari Di Matteo,Teresi ed altre decine.

Questo é quanto.