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Il riciclaggio dei narcotrafficanti, le mani di Imperiale sul Mondiale in Qatar

Il riciclaggio dei narcotrafficanti, le mani di Imperiale sul Mondiale in Qatar

Tiziano Valle

Il cartello internazionale di narcotrafficanti di cui fa parte Raffaele Imperiale, il 46enne di Castellammare di Stabia arrestato lo scorso 4 agosto a Dubai, aveva messo nel mirino la possibilità di riciclare parte dei soldi guadagnati con il traffico di cocaina, inserendosi nell’organizzazione dei mondiali di calcio che nel 2022 si disputeranno in Qatar. Location destinate a ospitare i tifosi, in particolare quelli più facoltosi, e trasporti con il Medio Oriente, i settori privilegiati dove mettere i soldi. Fonti investigative confermano che l’Europol ha tentato di ricostruire i flussi di soldi che negli ultimi mesi sarebbero passati da banche europee ai paradisi fiscali, proprio con l’obiettivo di finanziare queste operazioni. A supporto di questa ipotesi investigativa ci sono più elementi. Raffaele Imperiale, partito dal rione Ponte Persica e arrivato ai vertici del narcotraffico internazionale, cominciando la sua carriera criminale con la gestione del Rockland coffee-shop di Amsterdam, già nel 2013 anticipava la sua volontà di investire soldi a Dubai. Imperiale voleva realizzare 10 villette da 20 milioni di euro l’una ed era disposto a pagare gli architetti più famosi al mondo per i progetti. Insomma, uno che ha fiuto per gli affari come lui, difficilmente si sarebbe lasciato sfuggire l’opportunità di ripulire soldi con un evento come il mondiale di calcio che innesca un circuito economico difficilmente paragonabile con altre manifestazioni. Ma tra gli elementi a supporto di questa tesi c’è anche l’attenzione che il cartello di narcotrafficanti di cui fa parte Imperiale, ha dimostrato sul calcio già da qualche anno. Secondo un report della Dea (il dipartimento antidroga americano), i soci di Imperiale sono Richard Riquelme Vega (uno dei più grossi narcotrafficanti sudamericani, arrestato nell’ottobre 2017 in Cile), Naoufal Fassih (un criminale olandese, di origine marocchina, arrestato nel 2018 a Dublino per una sparatoria ad Amsterdam del 2015 e condannato a 18 anni di carcere), Ridouan Taghi (criminale olandese, di origine marocchine, arrestato nel dicembre 2019 a Dubai e sospettato di essere il mandante di 9 omicidi tra Olanda e Spagna), Edin Gacanin (boss bosniaco del narcotraffico che controllerebbe le rotte della droga tra il Peru e il porto di Rotterdam) e soprattutto Daniel Kinahan. Quest’ultimo vive a Dubai – dall’estate scorsa – e nonostante sia incensurato è considerato, dalle autorità del Regno Unito, a capo di una banda irlandese che traffica cocaina e armi. E’ stata la redazione irlandese del quotidiano britannico “The Sun” qualche settimana fa a scoprire che Kinahan fosse riuscito ad aggiudicarsi a un’asta di beneficenza il pallone della finale di Champions League del 2019, autografato dal campione del Liverpool Virgil van Dijk. All’asta, in Kazakistan, l’irlandese avrebbe sborsato 140mila euro per aggiudicarsi quel pallone. Una cifra da capogiro per molti, ma non per un cartello di narcotrafficanti che può spostare oltre due miliardi di euro di cocaina all’anno, dal Sudamerica all’Europa.