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Il richiamo al rispetto della Costituzione del Capo dello Stato

Il richiamo all’ordine
Il Presidente della Repubblica richiama tutte le forze politiche al rispetto della Costituzione e lancia un monito contro le spinte presidenzialistiche. “La denuncia dell’ ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie”, afferma, esprimendo fiducia in un processo di riforme condiviso ed auspicando un 25 aprile lontano dalle divisioni politiche. Apprezzamenti da parte dei partiti. Ma c’è chi sembra non aver capito

Prima la Costituzione, poi la governabilità, riforme sì, ma condivise e in linea con il dettato costituzionale, si festeggi un 25 aprile di tutti e…attenti alle voglie autoritarie. E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha lanciato durante una lectio magistralis al Teatro Regio di Torino per la prima edizione della “Biennale della Democrazia”.

Parole che sottolineano l’importanza dell’architrave costituzionale, proferite a pochi giorni da un anniversario della Liberazione che si preannuncia di fuoco, in linea con una lunga tradizione di polemiche appesantita oggi dal primato della partecipazione del Presidente del Consiglio ai festeggiamenti (prima all’Altare della Patria poi ad Onna, nell’aquilano), e dalla presenza -per la prima volta- di un sindaco postfascista in Campidoglio.

NON E’ UN “RESIDUATO BELLICO” – “La Costituzione repubblicana non e’ una specie di residuato bellico come da qualche parte si verrebbe talvolta fare intendere”, ha detto il Presidente della Repubblica. “La Carta che scaturì dall’Assemblea costituente -ha proseguito- nacque guardando avanti, guardando lontano e seppe, partendo da esperienze drammatiche, di cui scongiurare ogni possibile riprodursi, dare fondamenta solide e prospettive di lunga durata al nuovo edificio dell’Italia democratica”. Una Carta che può essere modificata, nella sua seconda parte, ma con “uno sforzo di realismo e saggezza”, tenendo conto dell’opera di riforma già avviata e puntando alla “più ampia condivisione”.

Il discorso di Napolitano sull’importanza del rispetto delle garanzie costituzionali si trasforma in un affondo nei confronti di chi vuole “ricorrere a semplificazioni di sistema e a restrizioni di diritti in nome del dovere di governare”. Ogni “ulteriore rafforzamento dei poteri del governo e di chi lo presiede” -infatti- “deve essere introdotto sulla base di motivazioni trasparenti e convincenti”. “Nell’ambito della forma di governo parlamentare -ha poi aggiunto- che è quella di gran lunga prevalente in Europa, sono possibili, e in effetti si sono espressi, equilibri diversi tra Governo e Parlamento, tra potere esecutivo e potere legislativo e anche tra questi due poteri e quello giudiziario”. Il presidenzialismo, dunque, è lungi dal divenire. E sui decreti legge, traduciamo, “occorre darsi una calmata”. E’ necessario che le istituzioni e la politica lavorino sul sistema già in vigore, senza strafare e ponderando sempre il parere di tutto l’arco parlamentare.

MESSAGGIO RECEPITO? – Le reazioni del mondo politico alle dichiarazioni del Capo dello Stato si sono fatte attendere. Si aspetta, come spesso in questi casi, il commento politico del giorno dopo. Il tema è d’altronde più che attuale, visti i continui stimoli sulla modifica dell’impianto costituzionale, il referendum, il 25 aprile e la campagna elettorale. A rispondere per primo all’appello di Napolitano è stato il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, che ha sottoscritto in pieno il messaggio presidenziale (“Siamo con lui senza se e senza ma” ha dichiarato il segretario dei democratico cristiani). Con lui anche Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, che ha ricordato come “dopo aver chiesto al governo di riscrivere la norma salva-manager contenuta nella legislazione sul lavoro”, il Presidente della Repubblica sia sceso “in difesa della Costituzione”.

Chissà se anche Sandro Bondi, coordinatore del Pdl e ministro dei Beni Culturali, avrà ben compreso il messaggio, vista la sua dichiarazione di apprezzamento nei confronti del Presidente della Repubblica, che -così l’ha letta il ministro- “ha saputo interpretare correttamente e saggiamente i bisogni del Paese e del suo futuro, riconoscendo la legittimità dell’esigenza di rafforzare i poteri del Governo”. La confusione di Bondi è comprensibile: anche nelle scuole siciliane, stando ad un sondaggio odierno di Demopolis, uno studente su tre crede che il Capo dello Stato sia Silvio Berlusconi.
Jacopo Matano

(Tratto da www.aprileonline.info)