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Il Rapporto 2010 di Legambiente sulle mafie in provincia di Viterbo

“LE MANI SULLA CITTA’”. IL RAPPORTO 2010 SULLA PROVINCIA DI VITERBO DELL’OSSERVATORIO AMBIENTE E LEGALITA’

Domenica 6 febbario 2011

di Daniele Cavilli su “L’Opinione di Viterbo e Lazio Nord”

“Un’economia in crisi e un territorio dove le attività illecite aumentano e le organizzazioni criminali sono sempre più in agguato.

E’ questo il quadro complessivo che emerge dal Rapporto 2010 dell’Osservatorio Ambiente e Legalità “Rosario Livatino” sugli “eventi ed i numeri degli illeciti nel settore ambientale nella provincia di Viterbo”.

Elaborato da Legambiente, non è stato ancora pubblicato dall’amministrazione provinciale nonostante i solleciti dell’associazione ambientalista.

Nonostante il documento che ci è stato dato in esclusiva rappresenti un’ottima e importante chiave di lettura delle dinamiche economiche e sociali che caratterizzano la Tuscia.

Una provincia seriamente in difficoltà e in caduta libera sul piano economico e non solo.

“Attualmente – sta scritto infatti nel Rapporto – tutti i parametri, ovvero gli indicatori di dotazione infrastrutturale sono ben al di sotto della media nazionale e di quella regionale.

Considerato 100 il parametro nazionale tutti quelli della Tuscia sono inferiori.

L’unica eccezione è rappresentata dall’elevata dotazione di rete ferroviaria (168) che tuttavia al contempo è la più vecchia della regione, quindi la meno efficiente.

Per il resto, reti dei trasporti (66), rete bancaria (47), rete sanitaria (52), rete delle comunicazioni telematiche (51), sono ben al di sotto delle medie “.

E se ciò non bastasse, ”tutti i parametri sono in discesa dal 2007”.

In crisi manifatture e costruzioni. ”Il manifatturiero ha decrementi dell’occupazione (-4%) e della produzione (-13%) con punte per il comparto ceramico di -25% e del tessile –17% in termini di fatturato. ”

Non sta meglio il comparto delle costruzioni dove si registra un –13% di occupati e un –20% di fatturato “.

Attenzione particolare viene poi data al settore agricolo dove “ è evidente un peggioramento di tutte le variabili di riferimento: dalla produzione al fatturato all’occupazione”.

Il 95% delle imprese dichiara fra l’altro “ una produzione inferiore o stazionaria a fronte dell’aumento dei costi “.

Tant’ è vero che “ il 70% ha rinunciato agli investimenti e l’80% non ha previsto di farne nel 2010 “.

Un’agricoltura in seria difficoltà.

Un contesto-spiega Legambiente – dove “ si inseriscono e divengono pericolosi gli interventi finanziari nel settore edilizio ed energetico laddove grandi operazioni speculative “ esogene” nascono anche sui migliori terreni agricoli, distorcendo il sistema fondiario e rimanendo –a volte- solo sospette operazioni finanziarie in un ambito in cui gli operatori e gli imprenditori sono lasciati soli ad affrontare una crisi economica contingente”.

Un dato che spinge a riflettere su quanto “ possa essere pericoloso rendere più fragile il settore agricolo di fronte all’aggressione degli speculatori e degli “ agenti “ delle imprese colluse con la criminalità organizzata: intermediari che spesso presentano credenziali apparentemente plausibili e con una ingente capacità finanziaria”.

Ad aggravare la situazione, una “ speculazione edilizia” che “ nella bassa Tuscia (e sul litorale) ha assunto aspetti nuovi e impressionanti “.

“Non si tratta più solo di interventi edilizi o lottizzazioni in variante dei piani regolatori.

Siamo di fronte – sottolinea il Rapporto – ad un irreversibile consumo di suolo agricolo, ad una massiccia “occupazione” del territorio e all’esproprio delle prerogative amministrative in grado di modificare non solo le dinamiche economiche ma il sistema culturale stesso e delle rappresentanze politiche “.

Una denuncia grave ed allarmante.

Perché “ il territorio è la principale risorsa della Tuscia”, ”ma anche –incalza l’associazione ambientalista- il primo obiettivo di speculatori e della criminalità organizzata.

Una presenza che non solo viene sottovalutata –da parte di alcuni organi competenti – ma addirittura negata “.

Non è un caso che il Rapporto 2010 richiami l’attenzione sul fatto che l’Alto Lazio sia “ sempre più caratterizzato dalla presenza di interessi malavitosi, che si concentrano nei settori edilizio e delle grandi opere (Centrale ENEL, Porto di Civitavecchia), mentre cresce il numero dei reati connessi (usura e traffico di stupefacenti) ”.

Al punto da far parlare, per alcune aree e settori, di vera e propria “meridionalizzazione “ a causa di una mafia che ha “solide radici nel Lazio”

“Sessanta le organizzazioni criminali che operano illecitamente sul territorio regionale. Smaltimento dei rifiuti, gestione dei grandi centri commerciali, sanità, appalti per la realizzazione delle strutture viarie, portuali ed energetiche “.

Clan e cosche che non esiterebbero ad infiltrarsi nelle amministrazioni locali, ”mettendo in piedi rapporti collusivi con politici ed amministratori compiacenti”.

Clan e cosche che nel viterbese sarebbero presenti con i nomi Zumbo-Gugliotta, Mammoliti, Libri, Mollica, Samo e Casamonica, Famiglia di ‘ndrangheta e camorra”.

Daniele Cavilli

“ L’Opinione di Viterbo e Lazio Nord”

Fin qui, Daniele Cavilli che ringraziamo per le sue analisi lucide, continue ed obiettive.

Ma noi riteniamo- e lo stiamo denunciando da tempo – che la situazione sia molto più seria di quella ora esposta e, perciò, stiamo raccogliendo da tempo il massimo possibile di elementi da sottoporre al vaglio, poi, degli organismi centrali competenti.

Quello che ci indigna, però, è il comportamento pilatesco –per non dire altro- di buona parte della classe politica locale e, soprattutto, di alcuni vertici delle istituzioni, vertici, a nostro avviso, assolutamente inadeguati rispetto ad una situazione così complessa e pericolosa.

Per non parlare, poi, di gran parte dei cittadini che assistono indifferenti a questi processi involutivi che colpiscono i loro territori.