Sul radicamento delle mafie a Formia, Gaeta e sull’intero sud pontino, passando per Itri, Sperlonga e Fondi, si sa molto.
Bisogna solamente indagare sulle compravendite, sui passaggi di proprietà, sulle varianti urbanistiche, sulle concessioni edilizie e sui condoni, per trovare riscontri alle voci che corrono circa favoritismi e collusioni con pezzi della politica e delle istituzioni.
Negli archivi informatici e cartacei ci dovrebbero già stare elementi sufficienti per passare alla spallata.
Bisogna scandagliarli bene, ricondurre tutto ad un unicum, per leggere con attenzione le carte e capire come stanno oggi le cose, aggiornarli soprattutto per quanto riguarda la parte dei patrimoni e dei capitali movimentati negli ultimi 6-7 anni.
Riteniamo che il quadro complessivo sia, comunque, già ben chiaro, in particolare per quanto riguarda le collusioni con soggetti della politica e delle istituzioni.
E’ su questo versante che bisogna approfondire, verificare, aggiornare gli elementi già acquisiti.
Un lavoro di intelligence e di specialisti,
Questo è quanto è mancato e, forse, manca ancora.
Anche se qualche miglioramento pensiamo che sia già intervenuto sul piano della qualità delle indagini.
La venuta nella Capitale, come Procuratore Capo e coordinatore della DDA del Lazio, del Dr. Pignatone ci fa ben sperare.
Alcuni significativi segnali di cambiamento li abbiamo già recepiti e siamo certi che agli organismi investigativi periferici siano già giunti –e sempre più giungeranno con il passare del tempo-input tesi a mettere a pieno regime una macchina che, a dire il vero, è apparsa fino a qualche tempo fa abbastanza lenta e non ben revisionata.
Non ammodernata.
C’è un’esigenza in provincia di Latina e noi siamo disposti a tutto pur costringere lo Stato centrale, i suoi organismi centrali, a dare una risposta adeguata:
quella di dotare i presidi investigativi e giudiziari locali di persone competenti ed esperte.
Abbiamo già chiesto al Ministro della Giustizia di adoperarsi perché vengano coinvolte le Procure ordinarie in inchieste di mafia ed il Ministro Severino ci ha risposto che si sta già interessando e sta facendo i passi necessari.
C’è un problema, però, del quale noi siamo ben consapevoli e che francamente ci inquieta perché si sarebbe dovuto intervenire prima, molto prima:
la mancanza nelle Procure locali di una cultura antimafia.
Se si pensa che solo da poco la magistratura giudicante romana ha emesso la prima sentenza di condanna per il reato associativo di natura mafiosa, il 416bis, si ha il quadro dei ritardi culturali della Magistratura del Lazio in materia.
La Campania sicuramente è su questo piano avanti al Lazio di almeno 20-30 anni.
Ci è stato detto che anche in Campania alcune decine di anni fa alcuni Comandanti provinciali delle forze dell’ordine sostenevano che… non c’era camorra.
C’è stato, però, qualche Procuratore che ha risposto “voglio questo e quello”.
Nel Lazio è stato così?
E, a parte Pignatone ed i suoi Sostituti, ce ne sono di Procuratori disposti ad esigere- sì, esigere – dai vari vertici delle Polizie quello che hanno voluto –ripetiamo, alcune decine di anni fa- i Procuratori campani?
Oggi, grazie a Dio, sappiamo che proprio grazie al Procuratore Pignatone si è creato uno strettissimo raccordo fra le DDA di Roma e di Napoli e questo fatto non può che agevolare e velocizzare tutto il lavoro investigativo.
Noi abbiamo nutrito sempre una grande stima nei confronti dei magistrati della DDA di Napoli ed apprezziamo tantissimo il lavoro che essi compiono anche nei nostri territori.
Ed è questo –il raccordo fra le due Procure Distrettuali, alle quali noi siamo disposti a dare, per quanto ovviamente ci è possibile, il massimo della collaborazione- che ci fa ben sperare che anche le Forze dell’ordine locali si mettano presto al passo con i tempi e comincino a qualificare il loro impegno cominciando ad attaccare anche i livelli economico e delle collusioni con la politica.
Perché, se non si attaccano queste, si farà sempre un buco nell’acqua.
Noi continueremo ad essere estremamente vigili in tal senso!