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Il questore di Milano De Iesu:«Lotta alla mafia? Colpiamo i capitali, ma c’è chi accetta i patti col diavolo»

Il Corriere della Sera, Domenica 22 Gennaio 2017

Il questore De Iesu:«Lotta alla mafia? Colpiamo i capitali, ma c’è chi accetta i patti col diavolo»
«Clan a Milano da 50 anni. Il contrasto c’è. Al Sud l’approccio è più violento, ma non significa che al Nord i clan siano meno feroci. In un momento di crisi economica resistere è complicato»

di Cesare Giuzzi

«L’equivoco è che la mafia è presente a Milano dagli anni Sessanta e Settanta. E polizia, carabinieri, guardia di Finanza, hanno sempre contrastato la criminalità organizzata. L’attenzione delle forze dell’ordine c’è sempre stata»
E invece cos’è mancato?
«A mancare, a volte, è stata la percezione da parte di alcuni imprenditori e amministratori. È mancato l’interesse sul tema, non il contrasto».
Succede anche oggi?
«Oggi anche dal mondo dell’associazionismo, degli enti di categoria e dall’imprenditoria c’è maggiore percezione del fenomeno. Basti pensare al lavoro fatto da Assolombarda. Di mafia si parla. Anche se oggi le modalità di infiltrazione sono più raffinate e per questo più difficili da far emergere. Certo, c’è chi poi sceglie di fare il patto con il diavolo». Antonio De Iesu, 61 anni, napoletano, guida la Questura dal marzo scorso. Ha grande esperienza di criminalità organizzata prima nel capoluogo campano, poi come questore di Bari. Ieri ha parlato a centinaia di giovani alla «Terza giornata della legalità e giustizia» al Municipio 9.

Come si muove la mafia oggi a Milano?
«Anzitutto qui parliamo in particolare della ‘ndrangheta. Certamente la più presente sul nostro territorio. I soldi derivano dal narcotraffico, che non è lo spaccio. Quello è in mano a organizzazioni più frammentate, spesso albanesi, magrebine, romene e cinesi. Noi parliamo di importazione di droga, di milioni di euro».
E dove finiscono questi soldi?
«Vengono investiti penetrando l’economia legale. Qui non si spara, non si mettono bombe, i clan cercano un profilo molto basso che non attiri l’attenzione. Gli stessi imprenditori non vengono avvicinati con la violenza ma con le lusinghe…»

 

Offrendo affari e capitali.
«E in un momento di crisi economica resistere è complicato. Le ricchezze dei clan sono davvero enormi. Ma poi queste vicende si concludono sempre con l’imprenditore spogliato della propria azienda».
Diceva che a Milano, ormai da tempo, la mafia non uccide…
«La regola è evitare i fatti di sangue. Sa quanti omicidi abbiamo avuto lo scorso anno tra Milano e provincia? Ventisei. Di questi venti sono stati risolti da polizia e carabinieri. Nessun caso era legato a dinamiche di criminalità mafiosa».

Ma non bisogna scambiare l’assenza di sangue per assenza di mafia.
«Per niente. Le modalità di infiltrazione sono quasi liquide, si evolvono, si adattano al contesto. Al Sud l’approccio è più violento, ma non significa che i clan al Nord non siano ugualmente feroci».
Le ultime inchieste hanno messo in luce le infiltrazioni nella Fiera.
«Dobbiamo seguire i flussi economici. Bisogna prosciugare i soldi delle mafie, anche se non è facile. Perché il denaro è liquido… ma non c’è solo questo. il problema è che non esiste un algoritmo per scoprire la mafia».

Cosa serve, allora?
«La Dda da anni ha un database con tutti gli episodi come incendi d’auto, danneggiamenti a negozi o cantieri, episodi che sono reati “spia” della penetrazione mafiosa. Uno strumento preziosissimo. Così come fondamentali sono state inchieste come Infinito, condotta dai carabinieri, o quella sui Valle della polizia».
Parliamo del 2010…
«Ne sono seguite molte altre. Il contrasto da parte delle forze dell’ordine e dei magistrati non è mai mancato».

Lei, da poliziotto, ha fatto parte delle commissioni straordinarie che hanno gestito i comuni di Ercolano e Casandrino, dopo lo scioglimento per camorra. In Commissione antimafia si è parlato della sagra organizzata a Corsico da parenti di un boss con il patrocinio del Comune. Il sindaco della città metropolitana Sala ha detto che la prossima settimana incontrerà il collega Errante, e chiederà conto di queste vicende.
«Proprio per la mia esperienza, ho grande rispetto per gli amministratori locali. Non è facile. Ma esistono strumenti per difendersi dalle infiltrazioni. C’è la Prefettura alla quale rivolgersi al minimo sospetto. Non entro nel caso specifico, ma dico che chi vive in un territorio non può non cogliere queste sacche di criminalità».