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Il quadrilatero Gaeta-Formia-Itri-Sperlonga, dopo le dichiarazioni di Carmine Schiavone, si conferma come la base dei grandi affari della camorra e dei possibili intrecci fra questa e pezzi dello stato e della politica

Il quadrilatero Gaeta-Formia-Sperlonga-Itri si conferma ancora una volta, dopo le dichiarazioni di Carmine Schiavone, come la base di tutti gli affari e gli intrecci fra camorra e, forse, spezzoni (diciamo così!) delle istituzioni e della politica ai livelli alti.
Nella villa di Chianese a Sperlonga si sarebbero svolti molti summit tra boss per concordare il business dei clan, mentre il porto di Gaeta sarebbe stata la base dei grandi traffici delle organizzazioni criminali.
Non solo della camorra, ma anche di Cosa Nostra.
Dal porto di Gaeta, infatti, sarebbero partite alcune navi piene di materiale tossico, forse anche radioattivo, come pure non è irrazionale sospettare la mano delle mafie per quanto attiene al più recente traffico di pale eoliche, traffico che sarebbe riconducibile a Mattia Messina Denaro.
D’altro canto è quanto mai opportuno ricordare che già al momento della realizzazione dei lavori in quel porto la Squadra Mobile di Palermo individuò un’impresa che faceva capo alla famiglia di Totò Riina.
C’è, poi, da ricordare che, secondo quanto riportato da un giornale napoletano appena un paio di anni fa, in una villa di Gaeta o di Formia a disposizione dei Servizi si sarebbero svolti incontri fra l’allora latitante Michele Zagaria ed elementi dei Servizi stessi per trattare il problema del traffico dei rifiuti.
Tutti elementi noti e stranoti che ora rivengono alla memoria dopo che Schiavone ha fatto riferimento al Porto di Gaeta.
L’Associazione Caponnetto da anni è impegnata ad individuare in tale quadrilatero presenze ed attività sospette, oltre che possibili collegamenti ed intrecci fra queste ed autorevoli elementi indigeni e possiamo dire con orgoglio di aver ottenuto ad oggi risultati abbastanza significativi.
Risultati che, ovviamente, abbiamo messo, come metteremo sempre, a disposizione di chi di dovere.
Ma quello che ci inquieta maggiormente non sono tanto la presenza e le attività dei camorristi conclamati quanto, soprattutto, l’atteggiamento di una classe politica che in parte si ostina a negarle ed in parte si mostra completamente ostica a costituire delle barriere di difesa.
Classe politica che non è esclusivamente locale ma che trova, probabilmente, le sue espressioni a livelli medio-superiori e forse anche centrali.
Ma su questo versante siamo impegnati ad individuare tutti gli elementi.
C’è da dire, per onestà intellettuale, che, mentre a Formia si nota una certa effervescenza dopo la formazione della nuova amministrazione comunale ed un apprezzabile livello di interesse alle proposte dell’Associazione Caponnetto (grazie anche al sostegno degli amici del M5S e del PRC, che ringraziamo di cuore), a Gaeta persiste pervicacemente un atteggiamento di totale chiusura.
Sono anni che abbiamo richiesto la costituzione di un Osservatorio Comunale contro la criminalità formato non da
consiglieri e politici, come comunemente si fa, ma da magistrati, forze dell’ordine PROVINCIALI (non quelle locali che sono, a nostro avviso, impreparate), associazioni antimafia ecc, e nessuno ad oggi ci ha risposto.
Nemmeno le inquietanti dichiarazioni di Schiavone sono bastate a costringere lor signori a fare un passo in avanti.
Questo comportamento ci impensierisce seriamente e ci fa sospettare che non si vuole fare un’azione seria contro le mafie in continua espansione.
Ci sbagliamo???