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Il procuratore generale di Reggio è il nuovo “capo” delle carceri

Il procuratore generale di Reggio è il nuovo “capo” delle carceri

Dino Petralia guiderà il Dap dopo le dimissioni di Basentini. È stato scelto dal ministro Bonafede dopo le polemiche sulle scarcerazioni dei boss per l’emergenza Coronavirus

2 maggio 2020, 11:33

ROMA È il magistrato siciliano Dino Petralia, a quanto si apprende, il nuovo capo del Dap dopo le dimissioni di Basentini. Questa quindi la scelta del Guardasigilli Bonafede, dopo le polemiche sulle scarcerazioni dei boss per l’emergenza coronavirus. Petralia, negli ultimi anni, è stato procuratore generale a Reggio Calabria. A giugno dell’anno scorso, quando era il più accreditato possibile successore al posto di procuratore a Torino dopo Armando Spataro, ecco la sua immediata rinuncia e il ritiro della candidatura quando il suo nome finisce nelle carte di Perugia del caso Palamara e le intercettazioni svelano che proprio Palamara, Cosimo Maria Ferri, parlamentare Pd oggi renziano ed ex leader di Magistratura indipendente, e il renziano e oggi Pd Luca Lotti, ovviamente a sua insaputa, erano a suo favore. In quell’occasione ad Alessandra Ziniti di Repubblica Petralia dice: «Per me è insieme un momento di grande amarezza ma anche un recupero di serenità. Al danno si è aggiunta la beffa, ma non sono disponibile a sporcare la mia dignità».

La nomina a capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria arriva all’indomani delle dimissioni del magistrato Francesco Basentini. Nei giorni scorsi il ministro Alfonso Bonafede aveva già indicato come vicepresidente del Dap Roberto Tartaglia, ex pm del pool Trattativa della Procura di Palermo. Originario di Trapani, Petralia, procuratore capo di Sciacca nel 1996 e componente del Csm dal 2006 al 2011, a inizio legislatura era stato proposto come consulente della commissione parlamentare Antimafia. Dopo l’esperienza al Csm tornò da sostituto procuratore a Marsala e poi 2013 fu trasferito a Palermo dove da procuratore aggiunto ha diretto il pool sulle Misure di prevenzione, coordinando il primo sequestro di una banca: la Bcc di Paceco, che era diventata la cassaforte di mafiosi e massoni trapanesi. Lo scorso anno il suo nome emerse da alcuni rivoli delle indagini su Palamara e le nomine al Csm e all’indomani della polemica ritirò la candidatura di procuratore capo a Torino, della quale parlavano alcuni degli intercettati della Procura di Perugia. Sposato con Alessandra Camassa, attuale presidente del Tribunale di Marsala ed ex allieva di Paolo Borsellino, raccogliendo i suoi ultimi sfoghi prima della strage di via d’Amelio; il figlio Paolo da febbraio è Assessore allo sport del comune di Palermo.

Fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/