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Il Procuratore Capaldo ha detto testualmente: “Non voglio essere frainteso: la presenza della mafia a Civitavecchia è accertata”

“A Civitavecchia c’è un rischio di infiltrazioni mafiose, ma è solo un rischio”. Ancora una volta il sindaco Giovanni Moscherini minimizza sulla possibile presenza della criminalità organizzata in città, con particolare riferimento al porto. Il primo cittadino lo ha detto stamani, a margine della conferenza stampa sul restyling della Marina, informando su quello che era stato l’esito della riunione di questa mattina presso la commissione sicurezza e che aveva come oggetto proprio la presenza sul territorio della criminalità organizzata. Interventi anche del presidente dell’Autorità Portuale Fabio Ciani e del consigliere regionale Enrico Luciani.

Moscherini ha affermato che il procuratore Giancarlo Capaldo, della Dda, avrebbe detto che i problemi maggioro sono nel Lazio sud, più che sul litorale nostrano. Affermazione che però stride con quanto lo stesso Capaldo aveva detto non più di una ventina di giorni fa, quando invece aveva avvisato del forte rischio soprattutto per quel che riguarda il porto e la centrale di Tvn. Alla riunione era presente anche il presidente dell’Authority Fabio Ciani, il quale pare abbia chiesto un nuovo incontro a Capaldo proprio per studiare eventuali soluzioni per contrastare le possibili infiltrazioni. Così come era presente anche il pm della procura locale Giuseppe Deodato, il quale però secondo quanto rivelato dal sindaco, avrebbe detto che la procura su questo argomento può poco, perché la competenza è specifica della Dda.

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E sulla riunione di questa mattina si registra anche l’intervento del presidente dell’Autorità Portuale, Fabio Ciani. “Non posso che esprimere soddisfazione – dichiara Fabio Ciani – per l’esito dell’audizione di oggi in commissione regionale Sicurezza, contrasto all’usura, integrazione sociale e lotta alla criminalità. Ringrazio la presidente Laurelli per aver creato una importante occasione di confronto, che è servita anche a chiarire gli allarmi sulle infiltrazioni della malavita organizzata nel porto di Civitavecchia. Mi fa piacere – aggiunge il presidente dell’Autorità Portuale – che il procuratore Capaldo e lo stesso dottor Deodato abbiano chiarito la situazione, delineando un quadro che mi trova pienamente concorde: dove ci sono appalti consistenti, come accade in porto, c’è il tentativo di infiltrazione di organizzazioni malavitose che sono sempre più difficili da individuare, per l’utilizzo di prestanome e imprese che all’apparenza non hanno alcun collegamento di tipo mafioso. Diverso è però sostenere che la mafia sia già presente in porto, creando situazioni di allarme che finiscono per danneggiare lo scalo”. Ciani ha ricordato le azioni di carattere preventivo poste in essere dall’Autorità Portuale per monitorare le gare di appalto in tempo reale con una banca dati condivisa con le forze dell’ordine, in virtù del protocollo di intesa sottoscritto con il comando regionale della Guardia di Finanza e dell’istituzione dell’ufficio sicurezza e legalità dell’ente. Nei prossimi giorni – ha concluso Ciani – dando seguito alla lettera che gli avevo inviato, il procuratore Capaldo convocherà un nuovo incontro per affrontare il problema in modo più approfondito, al fine di poter poi porre in essere le iniziative più opportune”.

Anche Enrico Luciani interviene sulla commissione speciale Sicurezza, Contrasto all’Usura e Lotta alla criminalità, della Regione Lazio, svoltasi questa mattina alla Pisana. “Nel ribadire l’importanza di questa commissione che ci da l’occasione di confrontarci sui rischi che corre il territorio del litorale nord di Roma – dichiara Enrico Luciani – credo necessario aggiungere delle considerazioni in merito allo stato attuale del territorio e in merito alle strategie utili ad arginare il rischio di infiltrazioni mafiose. E’ evidente infatti che il Porto di Civitavecchia, così come i cantieri della stessa Enel siano poli attrattivi e pulsanti che possono scatenare gli appetiti delle organizzazioni malavitose. E’ vero altresì che per disegnare un quadro chiaro sui reali rischi di infiltrazioni mafiose, sia nelle attività portuali, che in quelle riguardanti i traffici di merci, e per contrastare il rischio, attraverso soprattutto la prevenzione, dobbiamo conoscere i punti deboli della città di Civitavecchia. A mio avviso è assolutamente da scongiurare il sollevarsi di un polverone utile solo a creare confusione e vaghezza intorno ad un tema importante come questo. In quel caso infatti sarebbe molto più difficile individuare in modo univoco quello che deve chiamarsi Mafia e quello che non. In altre parole, creare confusione e facili generalizzazioni può provocare un doppio danno: da una parte indebolire ogni qualsivoglia impegno di contrasto, d’altra allontanare gli investitori onesti dal nostro territorio, a tutto svantaggio dei cittadini. Personalmente, nella duplice veste di Consigliere regionale e di Presidente della Compagnia portuale di Civitavecchia, avverto oggi un rischio che mi preoccupa e che credo vado condiviso e  affrontato con fermezza. Va affrontato, però, tenendo a mente, non solo ciò che è evidente dalle intercettazioni di carichi di droga o di merce contraffatta, ma anche la realtà del tessuto sociale. Mai come prima le attività nel porto possono essere soggette all’inserimento di grandi investitori o grandi aziende, dalla fedina penale pulita, che potrebbero però vantare appoggi di ben altro calibro e seguire l’interesse di chissà quale organizzazione. In questo senso la stessa Compagnia Portuale che è attiva da più di 100 anni è stata da sempre sentinella contro possibili infiltrazioni. Oggi, gli attacchi che stiamo subendo ci fanno temere un rischio ancora più profondo. In questo quadro la mia proposta è quella di rafforzare il controllo sulle aziende che ottengono la concessione di operare nel porto attraverso l’Autorità portuale, poiché questa, pur svolgendo egregiamente il proprio compito, non ha gli strumenti necessari per poter contrastare l’infiltrazione di aziende che sulla carta sono perfettamente in regola. A questo vanno aggiunte tutta una serie di considerazioni rispetto alla città stessa e allo stato in cui versa. Nonostante, infatti, gli ingenti finanziamenti giunti in questi ultimi 10 anni, le promesse di sviluppo e ricchezza sono state disattese. Poche grandi società hanno goduto delle risorse mentre i cittadini e le aziende locali sono rimaste fuori dai grandi investimenti, il territorio non è cresciuto e la città, oggi come prima, soffre di una povertà diffusa, di una bassissima qualità della vita e di una crisi economica ed occupazionale senza precedenti. In questo quadro non giova neanche l’instabilità politica. Il susseguirsi di crisi di giunta con conseguente caduta del sindaco, per responsabilità di questo o quel consigliere che segue interessi personalistici, fanno di quel comune facile preda di infiltrazioni, mancando di fatto uno struttura organizzata presente e in grado di esercitare il corretto controllo del territorio. In conclusione di questo intervento, il mio suggerimento è di riunirci ancora in commissione, con le realtà locali che conoscono il territorio e analizzare quali siano gli elementi intorno cui costruire una opposizione seria e costruttiva. Non basta fermarsi a valutare in modo sterile numeri e dati statistici, serve piuttosto ragionare su come rafforzare il territorio, le sue istituzioni e il suo tessuto sociale per rendere più difficile l’inserimento malavitoso”.

(Tratto da TRC Giornale)