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Il pentito Giuffré e l’attacco allo Stato

Il pentito Giuffré e l’attacco allo Stato

mercoledì 7 AGOSTO 2019

Sono stati acquisiti sicuri elementi di prova che consentono di collocare alla fine del 1991 l’inizio della nuova strategia mafiosa (decisa dopo alcuni anni di voluta “sommersione” in attesa della conclusione del c.d. “maxi processo”) che avrebbe visto scatenare, tra il 1992 ed il 1993, una violenta offensiva contro le Istituzioni delle Stato e, più specificamente, contro rappresentanti di queste che o avevano tradito aspettative e promesse ovvero costituivano il nucleo operativo – e, nel contempo, la “punta di diamante” – con il quale lo Stato aveva più efficacemente contrastato l’organizzazione mafiosa “cosa nostra”.

In particolare, molteplici elementi di prova indicano che nel detto periodo, certamente antecedente anche alla conferma della sentenza del maxi processo da parte della Corte di Cassazione in data 30 gennaio 1992, si tennero una riunione della “commissione regionale” ed una riunione della “commissione provinciale di Palermo” di “cosa nostra”, entrambe convocate da Salvatore Riina, all’epoca, di fatto, al di là della formale esistenza degli organismi collegiali prima ricordati, capo assoluto ed incontrastato dell’organizzazione mafiosa.

Entrambe le riunioni, quindi, sono servite al Riina per fare recepire e ratificare a quegli organismi collegiali la sua volontà di sferrare un violento attacco allo Stato e ciò una volta acquisita, da parte dello stesso Riina, la consapevolezza che, contrariamente alle tante assicurazioni a più livelli manifestategli (e da lui, quindi, “girate” ai sodali per giustificare quella fase di “sommersione” che si protraeva da alcuni anni e sostanzialmente interrotta soltanto, nell’agosto del 1991, dall’omicidio Scopelliti, commesso, però, in Calabria al fine di evitare l’immediato diretto collegamento con “cosa nostra”), il maxi processo avrebbe avuto, infine, una conclusione infausta per l’associazione mafiosa da lui capeggiata.

Delle predette riunioni ha riferito, innanzi tutto, Antonino Giuffrè, collaboratore di comprovata affidabilità per la gran mole di riscontri acquisiti, con sentenze passate in cosa giudicata, sul ruolo apicale dallo stesso svolto nell’ambito dell’associazione mafiosa (“capo” di uno dei “mandamenti” all’epoca più importanti, quello di Caccamo), sui rapporti diretti e personali con i vertici di questa, Riina e, soprattutto, Provenzano, e su molteplici vicende criminali, sia direttamente vissute, sia conosciute in virtù del suo ricordato ruolo, sempre tutte raccontate con assoluta coerenza.

Ebbene, Giuffrè ha, innanzitutto, raccontato di avere egli stesso partecipato, per la carica di capo “mandamento” che rivestiva, ad una riunione, appunto, della “commissione provinciale” che si tenne nel mese di dicembre 1991 e nella quale si deliberò di uccidere, da un lato, Lima ed altri politici che avevano tradito le attese di “cosa nostra” e, dall’altro, alcuni magistrati che storicamente venivano considerati nemici di “cosa nostra” (“lo ho partecipato alla riunione in Cosa Nostra del dicembre del 91, se la memoria non mi inganna, dove appositamente c’è stata la famosa riunione della resa di conti tra Cosa Nostra e le persone ostili a Cosa Nostra, tra cui i politici da un lato e ha cui Salvo Lima e altri politici, e la resa dei conti nei confronti dei Magistrati, quali Falcone e Borsellino.

Questo è stato fatto in una famosa riunione del 91, del dicembre del 91. Tanto è vero che poi nel 92 ci sarà l’uccisione di Lima e del dottore Borsellino, del dottore Falcone, eccetera, eccetera. Da tenere presente che nella lista dei politici vi erano … Non vi era solo Lima, ma vi erano i Salvo, che poi Ignazio Salvo è stato ucciso, Mannino, Vizzini, Andò e altri personaggi importanti nell’ambito politico, appositamente per il discorso che era partito politicamente della inaffidabilità, ed ecco il discorso dell’87, quando c’è stato il cambiamento di rotta, venivano … Erano stati considerati inaffidabili questi politici”).

Giuffré ha indicato, quale luogo di tale riunione, seppur non in termini di assoluta certezza, la casa di certo Guddo, certamente identificabile in Girolamo Guddo proprietario di una villa presso la quale, come emerso in molteplici processi, si tennero in quel periodo molte riunioni dei vertici mafiosi (”Non me lo ricordo con precisione, ma buona parte delle riunioni venivano fatte in unacasa di Guddo, se vado bene, nell’abitazione di Guddo, dove vi era un grande garage con attigua una grande stanza dove vi era sistemato un grande tavolo, dove ci sedevamo. […] Chi fosse il Guddo io non lo so, cioè, perché non l’ho mai frequentato, lo vedevo là, lo conoscevo, poi successivamente, a distanza di tempo, mi è stato dai Marcianò diciamo portato avanti, che aveva degli interessi sulla zona di Termini Imerese, mi sembra di avergli fatto pure qualche favore, niente di tutto questo”).

In quella occasione, quindi, ancora secondo Giuffrè, Riina comunicò la sua decisione a tutti capi “mandamento” facenti parte della “commissione provinciale” (” .. Angelo La Barbera, Raffaele Ganci, Peppino Farinella, Salvatore Madonia, io, Matteo Motisi, Salvatore Cangemi, Giovanni Brusca, Graviano, Giuseppe Graviano, Peppuccio Montalto, Salvatore Biondino, cioè tutta la commissione al completo, tutti i capi mandamento della provincia di Palermo”), i quali accolsero la decisione medesima con assoluto silenzio (“Diciamo che è stato commentato con l’assoluto silenzio, non c’è stato nessun commento. Già di per se stesso, come io ho detto in altre circostanze, è stata una riunione glaciale, di ghiaccio. Diciamo che non c’è stato … Si sentivano le mosche che volavano, non c’è stato nessun commento da parte di nessuno”).

Tale decisione del Riina fu sostanzialmente, innanzi tutto, quella di arrivare alla “resa dei conti” nei confronti di tutti coloro che avevano dato assicurazione che, alla fine, sarebbe stato possibile evitare gli ergastoli già inflitti nei gradi di merito del maxi processo (“È stato la conclusione diciamo di tutto un periodo di tempo, dalla metà degli anni 80 e anche prima, fino ad arrivare a quella data ein modo particolare da un lato vi era stato un abbandono, possiamo dire tranquillamente, da parte …

Cioè, un abbandono dell’appoggio politico di cui Cosa Nostra aveva goduto e quando parlo dell’appoggio politico, in modo particolare mi intendo riferire a quelli che erano i discorsi a livello di processi, vi erano state delle azioni molto importanti da parte delle forze di Polizia sotto la guida del dottore Falcone e del dottore Borsellino, discorsi importanti nella prima metà dell’80, quando già c’era stato Michele Greco con il mandato di cattura e poi ci saranno altre operazioni importanti che hanno interessato anche l’America, Milano, eccetera, eccetera, e poi in modo particolare con ilMaxi Processo. Cioè, nel momento in cui si è visto che le situazioni andavamo sempre peggio, diciamo che c’è stato, come ho detto, il discorso della resa dei conti nei confronti di tutti gli avversari di Cosa Nostra che avevano, ci avevano abbandonato. E anche una questione, come ho detto in altre circostanze, di immagine da parte di Salvatore Riina, dove in diverse circostanze, per rassicurare le persone che avevano dei familiari in carcere, eccetera, eccetera, diceva che la situazione dei carcerati, la situazione degli ergastoli si doveva risolvere. Mettiamoci in testa, diceva che dobbiamo farci ha nostra bella associazione, però di ergastoli nemmeno a parlarne. Poi, successivamente, il dire di Salvatore Riina è stato smentito in seno anche alla Commissione, quindic’è stata un intervento molto brutale da parte del Salvatore Riina contro quei personaggi che lui riteneva e che noi ritenevamo dei traditori. Da quel momento in poi iniziò una politica di aggressione violenta contro tutti questi personaggi”) e ciò in quanto, ormai, il Riina aveva acquisito la consapevolezza che, in realtà, a causa di un intervento attribuito al Dott. Falcone, con la sentenza della Corte di Cassazione sarebbero state confermate le condanne all’ergastolo già inflitte daigiudici di merito (“Si sapeva ufficiosamente se non vado male dei ricordi l’esito del Maxi Processo, che come ho detto è in forma ufficiosa. Ecco, posso dire che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso …. …….. Sì. sì. lo vado a confermare perché già si vociferava che a causa di tutto un discorso anche precedente che c’era stato, cioè la sentenza andava male …. … … Diciamo che questa era ormai la strategia ufficiale, che diventava ufficiale e operativa nell’ambito di Cosa Nostra. Quindi diciamo che da quel momento in poi, dopo questa delibera. diventava ufficiale quanto era stato deciso contro i politici, cioè diciamo contro i nemici giurati di Cosa Nostra. Falcone e Borsellino. e contro i politici che si erano defilati nell’appoggiare Cosa Nostra … … …. Erano delle voci che già giravano all’interno di Cosa Nostra. quindi mi sembra che sia stato Riina in quella sede. ma già era un discorso che si avvalorava perché vi erano state… C’erano dei presupposti che già il cambiamento della sezione del processo. cioè tutto un complesso di situazioni che già nell’ambito nostro girava la voce che il processo, la sentenza andava male … … … Ricordo così diciamo a memoria a gomito, cioè, vi era stato anche un discorso travagliato in seno alla Cassazione dove doveva essere un procedimento che doveva andare in una determinata sezione. non mi ricordo sefosse quella presieduta da Carnevale e invece il processo è stato mandato in un’altra sezione. Questo è un discorso così che vagamente che mi vado a ricordare. Ci sono stati dei travagli anche all’interno della Cassazione. Comunque sono mi sembra di essere 99% certo che già a fine del 2001 si aveva sentore che il Maxi Processo prendeva una brutta piega.. … . … Cioè, chiedo scusa, parliamo del 91”).

E’ importante evidenziare per ciò che riguarda più specificamente i fatti oggetto di questo processo e per le considerazioni che si faranno sulla c.d. “trattativa”, che in quella riunione del dicembre 1991, ancora secondo Giuffré, venne esplicitato dal Riina esclusivamente un intendimento di vendetta (“La strada si doveva completamente abolire, tanto è vero che poi c’è stato l’omicidio Lima, quindi … … …. Diciamo in modo particolare in quella sede, cioè, l’eliminazione di tutti… Una vendetta cioè nei confronti di tutte quelle persone che non avevano adempiuto a dare una mano a Cosa Nostra, e qua parliamo per quanto riguarda i politici. Per quanto riguarda i Magistrati, diciamo che, come ho detto ieri, si trattava di persone, particolarmente il dottore Borsellino e ildottore Falcone, pericolose, che avevano lottato contro Cosa Nostra in modo particolarmente forte e intransigente, quindi diciamo che … “), mentre soltanto in una seconda successiva fase avrebbe poi preso campo l’intendimento di ricattare e minacciare lo Stato (“Diciamo che questo discorso di ricatto, di minaccia, è una tappa successiva al discorso delle stragi del 93, in modo particolare suFirenze, su Milano e su Roma. Diciamo che sono due tappe successive. Una prima tappa è quella dell’eliminazione delle persone che non avevano mantenuto, come ho detto, ripeto, gli impegni presi nei confronti di Cosa Nostra. Poi, successivamente, è scattato in contemporanea diciamo anche ildiscorso del ricatto e delle minacce allo Stato…. … …Il discorso poi, mi riallaccio al discorso del Provenzano in modo particolare…. … …Poi successivamente con il Provenzano. Diciamo che per quanto riguarda il 91 io le posso parlare di quello che le ho parlato, del discorso dell’eliminazione dei politici. Per quanto riguardano i discorsi di Firenze e altro, io ero completamente all’oscuro, come ho sempre detto e riferisco a questa Corte”).

Ancora per quanto riguarda il Giuffrè è opportuno qui ricordare che, secondo il predetto collaborante a quella riunione della “commissione provinciale” non partecipò Provenzano, pur non essendovi alcun dubbio, per i presenti, che quest’ultimo, come di consueto, avesse già precedentemente condiviso l’iniziativa con Riina (“Ripeto che non mi risulta a me che il Provenzano sia stato mai presente a una riunione di Commissione. Le posso tranquillamente dire che il Provenzano a detta di lui, a detta del Riina, a detta sia del Provenzano … Era a conoscenza sempre di tutto, di quello che avveniva nelle iniziative del Provenzano, tramite incontri che avevano privatamente tra di loro e tramite delle lettere che si scambiavano, questo sì …. ….. ….. C’è stato, per

quello che io potevo capire, sin dall’inizio della loro ascesa al potere, diciamo, un … Hanno intrapreso la strada di comune accordo, si sono scambiati anche le zone di influenza dove potere operare ed ecco perché può sembrare una anomalia, che dice che quando mi si dice che il Provenzano ha partecipato alle riunioni di Commissioni, io devo dire no perché non l’ho mai visto, però con questo non è che vado a dire che Provenzano non c’entra niente nei discorsi. Ne è ugualmente consapevole e responsabile quanto lo è Salvatore Riina, per le ragioni di cui sto dicendo, che era sempre informato, era sempre a conoscenza e portavano avanti la stessa strategia, sia per quanto riguarda i discorsi nella guerra di mafia, sia per quanto riguarda l’eliminazione delle persone che poi dovevano essere eliminate”), circostanza che, d’altra parte, trova direttoriscontro nel fatto che già da alcuni mesi Provenzano aveva manifestato allo stesso Giuffrè l’intendimento di uccidere Lima (P.M DEL BENE: – Senta, allora procedo ad una contestazione per sollecitarle il ricordo su questo profilo, di questa interlocuzione con Provenzano, verbale di interrogatorio di Giuffrè Antonino reso alla Procura della Repubblica di Palermo il 26 settembre 2009, pagina Il, a penna, per le Difese. A specifica domanda del Pubblico Ministero, il signor Giuffrè, ebbe a rispondere: in tuffa onestà le devo dire una cosa, io ero stato informato che Lima doveva essere ucciso. Da chi? Dice il Pubblico Ministero. Giuffrè: da Provenzano. Pubblico Ministero: quando? Giuffrè: prima di andare a finire in galera, circa un sei mesi prima. Poiproseguendo, cioè, dice il Pubblico Ministero? Giuffrè: nel 91, nell’estate del ’91, settembre; DICH. GIUFFRE’: – Confermo quanto lei mi sta contestando diciamo che già c’era anche su Lima la voce che doveva essere … Per quelle circostanze che ho detto in precedenza; P.M. DEL BENE: – Quindi Provenzano era informato di questa decisione antecedentemente alla riunione a casa di Guddo, mi pare di capire. Questo vorrei capire comprendere, signor Giuffrè, mi perdoni.; DICH. GIUFFRE’: – Sì, sì, tranquillamente, tranquillamente, sì.. .. … … Contribuì indubbiamente perché, veda, Salvatore Riina un giorno mi disse che, parlando del Provenzano, che … Io con Bino posso avere delle vedute un pochino diverse, dice e forse è anche giusto così, però nel momento in cui noi ci alziamo dal tavolo, siamo in perfetta sintonia. Quindi da queste parole che mi ha detto il Salvatore Riina e da quanto mi diceva il Provenzano, diciamo che per quanto riguarda in modo particolare gli attacchi contro i politici e contro .. … …Erano… … …il Provenzano ne era a conoscenza ed era in perfettasintonia, diciamo, con il Salvatore Riina .. “).

E’ da segnalare, inoltre, che Giuffrè, però, ha negato che in occasione della detta riunione della “commissione provinciale” del dicembre 1991 si sia parlato di rivendicare gli omicidi che sarebbero stati commessi a nome della Falange Armata (“P. M. TARTAGLIA: – Per quanto riguarda le riunioni alle quali lei ha partecipato personalmente, lei ricorda se in queste riunioni, quando si parlò dell’eliminazione di Lima e delle successive attività in programma, fu avanzata da qualcuno la proposta di rivendicare queste azioni con la sigla della Falange Armata?; DICH. GIUFFRE’: – Completamente no”)

Infine, pur non avendovi partecipato per non avere titolo, Giuffrè, sulla base delle regole dell’attività di “cosa nostra” da lui conosciute, ha ipotizzato che quella riunione del dicembre 1991 potesse essere stata già preceduta da altra riunione della “commissione regionale” (“Potrebbe essere un discorso inverso … … …. Cioè che già c’erano stati degli accordi con le altre province su questastrategia e poi successivamente ne veniva data comunicazione dallo stesso Riina a livello provinciale, a Palermo”).

 

Fonte:http://mafie.blogautore.repubblica.it