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Il parroco invita i fedeli alla messa in onore del boss ucciso: è bufera-A LEGGERE NOTIZIE DEL GENERE SI RESTA BASITI.UN PARROCO CORRETTO ED AVVEDUTO DOVREBBE TENER CONTO SOPRATTUTTO DELLE RICADUTE NEGATIVE DI ATTI DEL GENERE E DEI SENTIMENTI DI ANGOSCIA E DI SMARRIMENTO CHE QUESTI PROVOCANO NELLA MAGGIOR PARTE DEI FEDELI. DETTO QUESTO,ORA SPETTA AL SUO VESCOVO DECIDERE SE EGLI POSSA ESSERE ANCORA COMPATIBILE CON IL SUO IMPEGNO IN QUEL POSTO O SE NON SIA OPPORTUNO RIMUOVERLO AFFIDANDOGLI UN ALTRO INCARICO.

Il Mattino, Lunedì 26 Dicembre 2016

Il parroco invita i fedeli alla messa in onore del boss ucciso: è bufera

«Le messe non onorano, ma ricordano». A don Michele Delle Foglie, parroco della chiesa madre di Grumo Appula, non importa chi sia stato in vita Rocco Sollecito, presunto boss della mafia canadese ucciso in un agguato nel maggio scorso a Montreal. Si limita a dire di essere «il confessore di tutti i peccatori» e non vuole parlare di quanto è scritto sui manifesti funebri in cui sembra proprio lui ad invitare i fedeli a partecipare alla messa in suffragio del boss. Proprio quel manifesto funebre affisso nella piccola città pugliese, 13 mila abitanti a 16 chilometri da Bari, è al centro delle polemiche che si sono scatenate attorno al sacerdote che pare abbia provocato irritazione anche nella diocesi di Bari-Bitonto.

«Il parroco, don Michele Delle Foglie – è scritto nel manifesto – spiritualmente unito ai famigliari residenti in Canada e con il figlio Franco venuto in visita nella nostra cittadina, invita la comunità dei fedeli alla celebrazione di una santa messa in memoria del loro congiunto». Messa che si terrà domani pomeriggio (alle 18:30) nella chiesa madre di Grumo Appula.

Rocco Sollecito, esponente di spicco del crimine organizzato italiano in Canada, fu ucciso il 27 maggio scorso con colpi di arma da fuoco mentre guidava la sua Bmw bianca. La sua uccisione rappresentò un nuovo duro colpo per una delle famiglie mafiose del clan Rizzuto, ritenuto dagli investigatori tra i più potenti del Canada. «È un omicidio legato alla mafia», spiegò Franco di Genova, il portavoce della polizia di Laval, area in cui fu stato ucciso Sollecito, grumese di origine agrigentine. Suo figlio, Stefano, è ritenuto il capo della mafia di Montreal insieme al figlio di Vito Rizzuto, Leonardo. La vittima faceva parte della cupola di sei membri che dalla fine degli anni Novanta aveva gestito gli affari illeciti a Montreal.

Dei sei presunti mafiosi, solo due sono vivi perché in carcere, gli altri sono caduti in agguati organizzati da chi vuole controllare tutti i traffici illeciti in Canada, a cominciare dal narcotraffico. Il killer di Sollecito, conoscendo le abitudini mattutine del boss, lo attese a una fermata dell’autobus, aspettando in un gabbiotto il suo passaggio in auto. Appena lo vide sparò in sequenza numerosi colpi di pistola e fuggì. Dopo l’omicidio la salma del presunto boss fu portata e Grumo Appula, sua città d’origine. Il questore di Bari, Carmine Esposito, vietò però la celebrazione dei funerali solenni fissati per il 6 luglio nella parrocchia Santa Maria Assunta, e ordinò la celebrazione delle esequie all’alba per motivi di ordine pubblico.