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Il narcos Imperiale: «Vi racconto la mia scalata criminale, mi pento per salvare i miei figli»

Tiziano Valle

«Questa collaborazione con la giustizia è un’opportunità per cambiare vita, ed intendo sfruttarla, anche per dare un esempio ai miei figli ed alla mia famiglia». Raffaele Imperiale, il super narcotrafficante di Castellammare di Stabia, spiega così la decisione di pentirsi e cominciare a raccontare tutti i segreti dei suoi affari alla Procura Antimafia di Napoli. Una storia criminale di oltre vent’anni quella del 48enne stabiese che partito da Ponte Persica è diventato uno dei più grossi broker mondiali della cocaina. Una prospettiva che certo non poteva nemmeno immaginare quando nel 1996 lasciò Castellammare per raggiungere Amsterdam e prendere la gestione del Rockland Cafè, locale che era stato di suo fratello, deceduto proprio in quel periodo in circostanze misteriose. Pochi anni dopo, Raffaele Imperiale cominciò a fare i primi affari con il traffico di sostanze stupefacenti, grazie ad alcuni marocchini conosciuti proprio nei Paesi Bassi. In Olanda, crocevia degli interessi di diverse organizzazioni criminali, il narcos di Castellammare di Stabia conosce Raffaele Amato che assieme a Cesare Pagano, di lì a pochi anni, formeranno il clan degli Scissionisti che darà vita alla sanguinosa faida con i Di Lauro di Secondigliano. Il rapporto con gli Amato-Pagano decolla e Imperiale diventa il punto di riferimento della cosca riuscendo a garantire la fornitura di grossi carichi di cocaina. Il boss dei Van Gogh (così è noto Imperiale per via della scoperta del 2016 di due tele d’inestimabile valore nella sua villetta di Ponte Persica) si mette in società con Mario Cerrone, che si occupa di gestire i contatti con la camorra napoletana. E allo stesso tempo comincia a diversificare i suoi affari in giro per il mondo. «Dal 2002 al 2008 stavo in Costa d’Avorio ed avevo un’azienda in Brasile con cui esportavo pietre», racconta il narcos ai magistrati spiegando come quelle attività collaterali in realtà gli servivano come copertura anche per i suoi traffici. La prima vera svolta però arriva proprio tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009. Con gli Scissionisti di Scampia nel mirino degli investigatori, che riescono anche ad arrestare in Spagna il boss Raffaele Amato, Imperiale piazza il colpo grosso. «Per noi lavorava Giovanni Fontana, un autotrasportatore di Villa Literno, che aveva una società di porfido a Licola – spiega il narcos stabiese – Organizzai con lui l’importazione di 6mila chilogrammi di cocaina, divisa in un primo carico di 2.500 chili, di cui feci parte gli Amato-Pagano, e poi successivi 3.500 chili che invece tenemmo nascosta». Un affare da circa 150 milioni di euro per l’organizzazione criminale guidata da Imperiale: «Fontana fu pagato per questa operazione, 6 milioni di euro, in due tranches». In quel business il narcos stabiese coinvolge anche David Charles Mirone: «E’ il fratello della mia prima moglie», racconta il boss dei Van Gogh che proprio dopo aver messo a terra il carico da 6 tonnellate di cocaina decide di dare l’ennesima svolta alla sua vita e trasferirsi negli Emirati Arabi Uniti. «Arrivato a Dubai nel 2010 avevo con Mario Cerrone 90-100 milioni in cocaina, che si trovava a Napoli, su diversi appoggio e decisi di vendere quel quantitativo sul territorio napoletano, poco alla volta, per non dare nell’occhio», racconta Imperiale che proprio in quel periodo decide anche di concentrarsi sul riciclaggio di quei soldi sporchi cominciando a investire sulla costruzione di ville di lusso negli Emirati Arabi. Passa qualche anno e nel 2016 arriva l’arresto di Mario Cerrone, il suo socio storico: «Aveva una struttura a Napoli, nel 2016 avuta l’ordinanza dalla Procura di Napoli rimasi solo, diedi un’occhiata alla contabilità e mi resi conto di aver sperperato tutto – racconta Imperiale – Mi rimboccai le maniche e ricominciai la mia attività, questa volta a livello internazionale. Per ricominciare, contattai Rico Riquelme, attualmente detenuto in Olanda. Lui mi diede la possibilità di reintrodurmi nel sistema affidandomi 300 chili di cocaina e dicendomi che lo avrei potuto pagare quando potevo. Dopo l’arresto di Cerrone ho ereditato alcune sue persone». Imperiale rimette in piedi la sua organizzazione che conta decine di persone: «Le mie spese su Napoli s’aggiravano tra i 350mila e i 400mila euro al mese tra stipendi, paghe ai carcerati e la gestione delle case e dei trasporti», dice il narcos stabiese che fa anche l’elenco delle persone a libro paga. Gli affari di Imperiale tornano a marciare a gonfie vele, tanto che il narcos pensa – come rivela ai magistrati – le sue intenzioni di tirarsi fuori dal traffico di stupefacenti per dedicarsi alle movimentazioni di denaro. Ma il suo progetto criminale fallisce, perché dopo una lunga caccia, gli inquirenti lo arrestano.

Fonte:https://www.metropolisweb.it/2022/12/11/narcos-imperiale-vi-racconto-la-mia-scalata-criminale-mi-pento-salvare-miei-figli/