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IL MAXI BUSINESS DEI DISTRIBUTORI DI BENZINA – DON NICOLA DELLE POMPE

Oggi, 23 luglio 2010, qualche quotidiano pubblica le rivelazioni del pentito Gaetano Vassallo sul monopolio della famiglia Cosentino e dei Casalesi nel settore delle pompe di benzina Agip, dal Casertano a Formia. La Voce lo aveva scritto nel numero di APRILE 2010. Ripubblichiamo l’inchiesta.

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Dall’esplosiva storia dei vagoni di gpl saltati per aria nell’eccidio di Viareggio, alla sterminata rete di stazioni di servizio disseminate in Campania e non solo, frutto di una prolifica campagna acquisti. Ecco il vero regno dei Cosentino. A tutto gas e milioni.
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Benzina, gas e petroli, un business che non finisce mai, alla faccia delle “nuove fonti energetiche” (che pur tirano, e sono altra fonte d’affari a molti zeri), di inquinamenti prodotti a mani basse, di ambientalisti (ormai da noi praticamente in via d’estinzione) rompiscatole. Loro, i signori dell’oro nero e dei suoi derivati, nuotano – alla Paperon de’ Paperoni – in piscine stracolme di milioni. Dall’ex Unione sovietica con i suoi Abramovich (che compra il Chelsea a valanghe di sterline) e la sua Gazprom dove fanno capolino anche le ‘ndrine calabresi (intanto la procura di Milano indaga sugli affari Eni in Kazakistan), a casa nostra con i Moratti e Garrone sul ponte di comando di stazioni petrolifere e team pallonari (Inter e Sampdoria), prolifera una razza padrona che se ne fotte delle leggi del mercato e detta il suo prezzo: o compri ‘sta benzina a ‘sto prezzo o vai a piedi. E chissenefrega se il greggio cala, se i barili arabi sono come un termometro che si alza e s’abbassa di continuo. No. Per gli automobilisti (come per chi usa il gasolio da riscaldamento, praticamente tutti) e’ sempre una croce: prezzi da svenarsi, bollette da brividi, e sempre, regolarmente in su. Alla faccia delle authority per il controllo dei prezzi!
Potevano mai mancare politici di razza nell’assalto alla diligenza milionaria? Impossibile. Vediamo allora un caso emblematico, quel che succede in Campania (con ovvie ramificazioni non solo al Sud ma in mezza Italia). E partiamo dalla famiglia Cosentino, nel motore il potente sottosegretario all’Economia Nicola, per il quale la procura di Napoli ha chiesto l’arresto, dopo una ponderosa inchiesta (anche a base di strette parentele piu’ che “pericolose”) e le verbalizzazioni di quattro collaboratori di giustizia circa le “amicizie pericolose” di ‘O mericano (cosi’ lo chiamano tutti i pentiti, con un soprannome che Nicola ha ereditato dal padre).

3 SORELLE PER 6 FRATELLI
Sono tre le corazzate (le “grandi sorelle”) di famiglia per rastrellare e distribuire la preziosa materia prima. Aversana Gas, Aversana Petroli e IP Service, cui si aggiungono – tanto per completare il corredo – la Immobiliare 6C (con ogni probabilita’ sta per “6 Cosentino”, visto che il sottosegretario Nicola ha 5 fratelli) e Agripoint, che un paio d’anni fa ha comprato una fattoria da quasi 200 ettari in quel di Pontinia. «Nella provincia di Latina, soprattutto lungo il litorale che da Minturno va fino a Terracina – raccontano in zona – i Cosentino hanno non pochi interessi. E non a caso uno dei fratelli, Mario, dal 2008 risiede a Formia». Il nome dell’Aversana Petroli mesi fa e’ salito agli onori delle cronache (nere, anzi nerissime) in occasione della tragedia di Viareggio: il carico di gpl che ha provocato la strage (e contenuto in ben 14 vagoni) era diretto al quartier generale della societa’, che si trova a Gricignano d’Aversa, piccolo centro del casertano dove anni fa la famiglia Coppola di Pinetamara (Cristiana, la figlia del patro’n Cristofaro, e’ ai vertici di Confindustria con delega per il Sud) ha realizzato un mega insediamento per alloggiare i militari della Us Navy in servizio a Napoli e dintorni.
Passiamo ad un’altra polpa, che stavolta di chiama… pompa. Si’, perche’ IP Service nel corso di alcuni anni – in particolare a partire dal 2001, quando Silvio Berlusconi torna al governo – inizia una vera e propria campagna acquisti che le consente di rilevare una interminabile sfilza di stazioni di servizio (oppure di impiantarne ex novo, facendo incetta di terreni, spesso e volentieri acquistati nel corso di chiacchierate aste giudiziarie o fallimentari) da colossi come Agip ed Eni (o da singoli privati), per sfiorare, oggi, la soglia dei 200 impianti. Dettaglia un esperto del ramo: «Un distributore di grosse dimensioni puo’ raggiungere un fatturato annuo di 1,5-2 milioni di euro, uno di medie dimensioni supera facilmente quota mezzo milione. Fatte le moltiplicazioni del caso, ed effettuata una media, si ottiene un fatturato, per il gruppo IP, a dir poco stratosferico, circa 150 milioni di euro, cifra calcolata per difetto». Vento in poppa, quindi, visto che i numeri ufficiali del bilancio 2007 parlavano di giro d’affari per circa 100 milioni di euro. Ma si sa, con Agip si vola! E la benzina va sempre alle stelle…
Per rendersi conto delle dimensioni dell’affare, basta scorrere la “visura ordinaria” della IP Service srl, cosi’ come e’ depositata presso la Camera di Commercio. La bellezza di 77 pagine (per le sigle dei comuni mortali tutto si riduce a tre o quattro paginette), quasi nella totalita’ occupate delle vorticose compravendite di stazioni di servizio.

AAA COLOSSI VENDONO
I primi passaggi iniziano esattamente otto anni fa, a meta’ aprile 2002, quando Aversana Petroli vende proprio a IP Service: anzi, le operazioni sono tre, a distanza di pochi giorni una dall’altra (nel primo caso il notaio e’ Elio Bellecca; nel secondo il nome non e’ indicato, nel terzo si tratta di Luigi Ronza). Passano alcuni mesi, e ad ottobre IP compra da una societa’ avellinese Racol srl (nel corso degli anni ci saranno altre cessioni tra le due), notaio Bellecca (che stipula una grossa fette delle compravendita di casa IP Service).
Racol – raccontano nel capoluogo irpino – fa capo a Stefano Argenziano, rampollo di una nota dinasty irpina e impegnato del ramo (ad esempio, e’ rappresentante del Consorzio Grandi Reti in tema di gas e affini) e alla famiglia Romagnolo, in campo Marco Filippo, Paolo e Oreste (una vita tra vip, yacht e ristoranti a la page, quella di Oreste, “cresciuto tra Avellino e Terracina”, scrivono i suoi biografi, appassionato skipper e titolare del gettonatissimo Orestorante a Ponza).
Ma torniamo al fittissimo elenco che popola la lussuosa campagna acquisti di IP. L’operazione Racol porta fortuna, e da allora, infatti, entra in campo un colosso, Agip. La prima “mission” spunta sotto l’albero del fortunatissimo 2002. E’ il 23 dicembre quando Apig Petroli spa cede a IP Service. Una quasi vigilia di gran lavoro, per lo studio Bellecca, visto che non si tratta di vendita singola, ma di un vero e proprio pacco natalizio, con la bellezza di 43 scatoline al suo interno, pari – evidentemente – a 43 stazioni di servizio. Un servizio davvero perfetto.
Passano alcuni mesi di giusto riposo, per godersi i frutti di tanta fatica, ed ecco riaffaciarsi Racol, che il 9 maggio 2003 vende ad IP, notaio Ronza. E per la seconda volta Racol si rivela un autentico amuleto, perche’ dopo due settimane a sedersi intorno ad un tavolo (quello del notaio Claudio Fabro) con IP c’e’ nientemeno che il colosso Eni spa. La confezione-regalo stavolta e’ da 40 scatoline. Ma con una piccola appendice: la settimana seguente, ossia il 4 giugno 2003, IP vende al colosso energetico, per atto del notaio Bellecca. Ma quanto vende? Una sola stazione. Per riprendere la campagna acquisti a testa bassa alcuni mesi dopo, guarda caso in vista del Natale, il secondo di fila tra bolli e timbri per lo studio del notaio puteolano: e anche stavolta in tutto fa 40! Per un totale – direbbero a Ballando con le stelle – di 80 punti… vendita di carburante, realizzati in pochi mesi. E vai col terzo pezzo da novanta. Per un 2003 che finisce in bellezza, il nuovo anno non puo’ che cominciar sotto la buona stella, quella di Total Italia spa, che il 9 febbraio 2004 si accomoda presso l’ennesimo studio notarile (quello di Giovanni Ripamonti) con i rappresentanti legali di IP. Il bottino, pero’, stavolta e’ magro, soltanto una cessione. Il grosso, comunque, e’ gia’ in carniere. E negli anni seguenti lo shopping si fa piu’ variegato, con operazioni via vip (ancora i pezzi da novanta del panorama energetico, Eni in prima fila), e singole societa’ o privati (ecco in rapida carrellata alcune sigle: Ro.pi., Ro.ma.do., Aba.max., Oil Pineta, Atlantide di Tiso Monica e C., 3 Esse Petroli, Gemar).

‘O MERICANO E LA STASI
Ma chi sono i primattori di IP, gli autori di tanti spettacolari acquisti? Tre fratelli di Nicola Cosentino (il che ai suoi aficionados fa commentare: «sono le pompe dei fratelli, non c’e’ alcun conflitto di interessi con le attivita’ del sottosegretario all’Economia»): Giovanni, 56 anni, Mario, 44 anni, Antonio, 40 anni. Il primo – che e’ anche alla guida dell’Aversana Petroli in qualita’ di amministratore unico – ha sposato Maria Diana, figlia del boss Costantino Diana, detto ‘O repezzato, deceduto cinque anni fa, arrestato nel corso dell’operazione Spartacus 1, primo maxi processo anti camorra. La consorte di Mario, invece, e’ Mirella Russo, originaria di Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Catanzaro (grosso crocevia di ‘ndrine): il fratello di Mirella, Giuseppe Russo, e’ stato condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso.
Accidentato, ma alla fine fortunato, il lungo cammino della Aversana Petroli, che nasce a meta’ anni ‘70 ma solo nel 1980 riesce ad ottenere i certificati anntimafia per poter iniziare la sua attivita’, proprio sul fronte della distribuzione di carburanti. Un primo disco rosso arriva nel 1997, quando la prefettura di Caserta stila una pesante relazione a carico dei Cosentino, in particolare i tre soci di IP Service (Giovanni, Mario e Antonio). Vengono analizzati i rapporti di parentela piu’ che a rischio che «rappresentano – si sottolinea – elementi univoci e non contestati, da cui ragionevolmente puo’ dedursi che sussisteva il pericolo d’infiltrazione mafiosa». I fratelli, pero’, non si perdono d’animo, fanno ricorso prima al Tar e poi al Consiglio di Stato. Niente, pollice verso. Doveva arrivare a Caserta, qualche anno dopo, il nuovo prefetto, Elena Stasi, perche’ la linea intransigente divenisse, per incanto, morbida, “gelatinosa”, facendo ricorso – per rianalizzare il caso Cosentino davanti al comitato per l’ordine e la sicurezza – ad una procedura che lo stesso neo prefetto – ammette – “si usa raramente». Tanta fatica viene giustamente premiata. Da Berlusconi in persona, che su designazione di Cosentino candida la Stasi alla Camera nelle liste Pdl. Lo scranno in parlamento e’ assicurato. Una campagna a tutto gas, un’elezione a furor di popolo.

LE POMPE DEI DE MITA
Dal Casertano all’Irpinia, passiamo ad un’altra storia e ad un’altra dinasty, quella di casa De Mita. Dove, a quanto pare, la passione per la benzina tira. “E ha contagiato diversi demitiani – raccontano in zona – proprio come i soci di Racol, gli Argenziano e i Romagnolo. Ma stavolta in prima fila ci sono tutti i rampolli del fratello dell’ex segretario della Dc, il nuschese Ciriaco, ovvero Michele De Mita, una vita fra progetti, affari e qualche grana giudiziaria».
In prima linea, sul fronte delle pompe, due sigle, G.i.di.car. srl e Sidicina Petroli sas. Entrambe con sede legale ad Avellino, sono titolari di alcune stazioni di servizio tra cui spiccano “le perle di Teano”, come le chiamano i paesani. Ossia, due grosse stazioni di servizio Agip situate in localita’ Tre Pini, al settantesimo chilometro della A2 Napoli-Roma, area di Teano, appunto. Il consiglio d’amministrazione di Gidicar e’ controllato da Luciano De Mita, in qualita’ di presidente, e dai consiglieri Luigi Ciriaco ed Enrico (socio accomandatario di Sidicina).
Nella compagine azionaria, invece, fa capolino un altro fratello, il quarantunenne Giuseppe, vice presidente della Provincia di Avellino, con la maglietta dell’Udc (nell’esecutivo guidato dal forzista Cosimo Sibilia), dopo il repentino abbandono della casacca Pd, conseguenza dello “strappo” tra lo zio, Ciriaco, e Walter Veltroni (un nipote “ribelle” di Ciriaco, sempre di nome Giuseppe, e’ invece oggi sindaco di centrosinistra a Nusco!). Tra gli altri soci, il gia’ citato Luigi Ciriaco e due amici di famiglia, Anna Longobardi e Errico Iannuzzi. Trascorsi giovanili nel Pci, Iannuzzi – detto “Cicillo” – e’ stato assessore dc all’urbanistica al comune di Avellino negli anni del dopo terremoto; oggi, settantasettenne, ha ancora parecchia benzina nel motore, garantita non solo dalle pompe ma dalla lucrosa vendita dei suoli dove e’ stato realizzato, ad Avellino, il nuovo supermercato Ipercoop.
Il nome di Michele De Mita balzo’ agli onori delle cronache proprio nei burrascosi anni del dopo terremoto. Fini’ coinvolto nello scandalo Sgai, un’industria agroalimentare insediata allegramente nell’area del cratere terremotato, con la rituale valanga di fondi pubblici al seguito. Un caso giudiziario finito nel solito flop, e morto nei tempi delle prescrizioni ammazzatutto. Lui, pero’, ha continuato nella sua attivita’ di progettista, con una predilezione per le chiese. Ma non c’era poi la croce nel loro simbolo?
Andrea Cinquegrani

(Tratto da La Voce delle Voci)