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Il magistrato anticamorra Milita: “Le mafie sono diventate agenzie di servizi”

Il magistrato anticamorra Milita: “Le mafie sono diventate agenzie di servizi”

Seguono le regole delle aziende, adesso esternalizzano il lavoro sporco.

Di Giuseppe Tallino -7 Gennaio 2021

CASERTA – Le mafie rumorose, appariscenti, sono “destinata a sparire”. Per quale ragione? Sono criminalmente improduttive, basate su un modello perdente. Chi fa parte di quelle organizzazioni, salvo rare eccezioni, “ha compreso, ormai, che avere atteggiamenti ostensivi non conviene”. Avrebbero vita breve. E’ l’analisi di Alessandro Milita: indossa la toga dal 1994. Con la Dda di Napoli, dal 2002 al 2012, ha combattuto i Casalesi delle stragi, fatto luce sul business dei rifiuti e indagato sui colletti bianchi della cosca. Dal 2017 è procuratore aggiunto presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Un curriculum denso, variegato, che gli consente di avere un quadro lucido della criminalità casertana.

Evitano di sparare. Sono sommerse. Hanno un profilo basso. Cosa sono diventate le mafie?

Si stanno trasformando in agenzie di servizi. Sanno bene che ormai come organizzazioni strutturate del territorio non sono più utili.

Devono essere più fluide…

Adesso, invece, garantiscono liquidità, protezione, si occupano del recupero credito. Chi ha bisogno di questi servizi sa che può rivolgersi a questa gente.

E se c’è da fare il lavoro sporco?

Esternalizzano. Lo affidano, ad esempio, ad extracomunitari. Se devono compiere un omicidio, difficilmente agiscono in prima persona. La criminalità organizzata romana già lo fa.

Ricalcano le trame delle grandi imprese: si preoccupano solo di assemblare i pezzi. Procurarli, costruirli è compito di società di secondo livello.

Aziende pulite e associazioni criminali hanno regole comuni: cambia solamente lo scopo sociale.

Sintetizzando?

Lo stupido continua ad agire in proprio, il furbo esternalizza…

A ricordarci l’esistenza di quella mafia arcaica, che ormai sembra scomparsa, ci ha pensato Francesco Cirillo. E’ stato vicino al gruppo di Giuseppe Setola. Deve scontare una condanna a 30 anni per l’omicidio di Domenico Noviello, ma da novembre ha fatto perdere le sue tracce.

Premetto che da diversi anni non mi occupo di criminalità organizzata. Ho seguito processi per la Dda fino al 2014. Ma l’esperienza accumulata basta a farmi dire che fortunatamente abbiamo perso l’abitudine ad avere latitanti in giro. Prima ce n’erano molti.

Ed uno della caratura di Cirillo avrebbe fatto poco rumore

Dodici anni fa, uno in più, uno in meno davvero non avrebbe fatto notizia. Adesso, al di là della gravità storica dell’omicidio contestato a Cirillo, è diverso. Se ne parla ed è un fattore positivo. Vuol dire che, almeno sotto questo aspetto, ci siamo normalizzati. E’ il segno dei tempi che cambiano

Quando era in Dda si è occupato proprio dell’ala stragista che aveva messo in piedi Setola

E’ stato il colpo di coda di un modello finito. In quegli anni, ritenendo che l’ala militare (in senso stretto) del clan non fosse più importante, eravamo già concentrati su altri settori. Setola, per un breve periodo, ci mostrò che quel tipo di sistema, invece, era ancora attivo. Ma rappresentava il rantolo del morente: per i Casalesi era un atteggiamento perdente. E va ricordato pure che, per come erano strutturati, dovevano confrontarsi con un enorme peso economico: avevano da pagare decine e decine di familiari di ergastolani. C’era la zavorra degli stipendiati e se smettevano di dare denaro, il rischio che gli affiliati iniziassero a collaborare con la giustizia diventava alto.

Le mafie sono cambiate. Ed è cambiato anche l’approccio dei cittadini al crimine

Adesso il grado di omertà è uguale quasi in tutti i settori. Prima in alcuni ambiti riscontravo maggiore cooperazione. Ora, invece, in via generale, se i cittadini non hanno utilità nel denunciare, non lo fanno. Logicamente non parlo della persona truffata, di quella che subisce il furto. In questi casi denunciano, anzi, si arrabbiano se non si indaga. Mi riferisco, invece, a quando l’offeso è il terzo o lo Stato, quando il cittadino dovrebbe rappresentare una circostanza capitata ad un altro: in situazioni simili avverto persino un livello di omertà più forte. Il valore della solidarietà si è ridotto.

Rispetto agli anni Novanta, quando in strada sfilavano i cortei a sostegno dei pm, adesso il magistrato viene continuamente bersagliato. Da figura idolatrata a destinatario di critiche durissime

La storia è circolare. E’ sbagliato mitizzare ed è sbagliato pure criticare con pregiudizio. La magistratura è un potere diffuso, non ha un’organizzazione piramidale ed è impensabile catalogarla in modo rigido. La mia è una professione bellissima e allo stesso tempo difficilissima. Se guardi il suo operato con la lente di ingrandimento e lo fai con l’intenzione di far emergere i difetti, ne vedrai tantissimi. E’ questione di prospettiva. E vale per ogni tipo di mestiere. Anche per quello del giornalista.

Fonte:https://cronachedi.it/2021/01/07/lintervista-milita-setola-il-colpo-di-coda-di-un-sistema-morente-le-mafie-sono-diventate-agenzie-di-servizi/