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Il livello “alto” delle mafie

Si susseguono senza sosta i sequestri di beni sospetti operati in provincia di Latina ad opera della Polizia di Stato, che, guidata da un Questore eccellente qual’è il Dr. D’Angelo, sta dimostrando di essere, sul piano della lotta alle mafie, un corpo dello Stato veramente efficace ed attivo.

Non ci stancheremo mai di sostenere che, se si vuole essere incisivi nell’azione di contrasto delle mafie, bisogna aggredirle sul piano economico, sottraendo ad esse quelle ricchezze che hanno accumulato nei decenni in maniera illecita, sul sangue della povera gente.

Continuare a contrastarle, come avviene normalmente, semplicemente con un’ottica da ordine pubblico significa fare ad esse il solletico.

Quanto sarebbe bello e utile se anche gli altri corpi di polizia della provincia di Latina, a cominciare dalla Guardia di Finanza, facessero quello e come fa la Polizia di Stato!

E come sarebbe stato bello ed utile se anche i predecessori del Dr. Angelo avessero fatto quello e come sta facendo l’attuale Questore!

A quest’ora le mafie sarebbero state sradicate dal territorio pontino!

Ma…

C’è un “ma”, però, che ci brucia, senza nulla togliere all’importanza ed al valore di quanto sta facendo la Polizia di Stato.

Ci rendiamo conto delle grandi difficoltà che hanno impedito finora l’innalzamento del livello di attenzione sul piano dell’azione di contrasto delle mafie nella provincia di Latina.

C’è un tessuto politico, sociale ed economico che è quello che è, distratto, in parte omertoso e talvolta parzialmente corrotto, per non dire colluso.

I vertici istituzionali passati non sono stati sempre all’altezza della situazione.

Abbiamo avuto in passato soggetti che hanno addirittura negato l’esistenza del fenomeno mafioso e che non hanno, di conseguenza, fatto quello che avrebbero dovuto fare.

Ciò ha determinato un radicamento delle mafie che ha raggiunto un livello davvero inquietante.

Una commistione esiziale di rapporti ed interessi fra soggetti della politica, delle istituzioni, delle professioni e delle mafie, fino a consentire la formazione di una mafia, che, come giustamente denunciano gli amici di Libera, non è più estranea, come all’inizio, al nostro territorio, ma che, al contrario, è autoctona, locale, formata da gente nata e cresciuta in provincia di Latina e nel Lazio.

La cosiddetta “quinta mafia”, di cui parla, appunto, Libera.

Se l’opinione pubblica, la società civile, l’imprenditoria locale, i sindacati degli imprenditori e dei lavoratori, la Procura, la Prefettura, le forze dell’ordine, le istituzioni in generale e la politica fossero state in passato meno disattente, forse a quest’ora non ci troveremmo nella situazione in cui ci troviamo.

Se in passato ci sono stati alcuni interventi seri, lo dobbiamo quasi sempre all’iniziativa di soggetti esterni alla provincia di Latina, DDA, DIA, GICO, Procure di altre città e di altre regioni.

E’, purtroppo, questa, una realtà che non può essere smentita.

Il Questore D’Angelo si è trovato costretto quasi a partire da zero, con la costruzione di un impianto in Questura costituito da persone capaci di affrontare il problema dell’individuazione dei capitali illeciti.

Ma non si può pretendere da poche persone più di quello che stanno facendo.

Non si può continuare a pretendere che tutte le indagini sulla provenienza e la tracciabilità delle montagne di capitali investiti e che si continuano ad investire ogni giorno in provincia di Latina debbano continuare ad essere fatte dalle DDA, dalla DIA, dal GICO e dagli altri organismi giudiziari ed investigativi centrali.

Non ci sono le risorse, in uomini, mezzi, soldi e quant’altro e, soprattutto, come hanno dimostrato i casi di Fondi, Formia, Ardea e non solo, non c’è la volontà politica.

Il “caso Cosentino” è emblematico.

Detto questo, però, non possiamo nemmeno sottacere il fatto che finora la lotta alle mafie si sta facendo non guardando ai… piani alti.

Ma, suvvia, veramente vogliamo continuare a credere che i mafiosi, se tali verranno definiti dalla Cassazione, siano solamente i Tripodo, i Trani, i Bardellino, i Di Silvio, i Ciarelli e così via?