Quello che facciamo noi non è un ambaradam,ma,al contrario,un lavoro complesso e delicato che ci obbliga a guardare non “le “ cose ma “dentro” le cose ,cose che,peraltro,devi anche sapere possibilmente prefigurare per tentare di guidarne il corso.
La specificità del lavoro che facciamo noi non ci consente ,quindi,di costruire su quanto già accaduto e limitarci a raccontarlo,ma,al contrario,ci vediamo obbligati a pensare come costruire il tutto,cercando di capire,di immaginare,di interpretare,di intuire quali possano essere gli obiettivi e le mosse degli altri,della nostra controparte che é la mafie,anzi le mafie.
Un compito difficile e delicato che spesso ti porta a sbattere contro il muro in quanto non abbiamo le capacità taumaturgiche per “capire “ tutto e tutti,per far fronte a tutte le situazioni.
E ciò anche perché,essendo noi dei volontari che hanno ,peraltro,rifiutato e rifiutano ogni sostegno economico esterno,non disponiamo di possibilità infinite per attrezzarci con la strumentazione tecnologica la più avanzata.Abbiamo il minimo indispensabile.Tutto il resto ce lo dobbiamo costruire con il cervello e anche con il cuore.
Puntando tutto sulle qualità personali dei singoli.
Questo è il motivo che ci obbliga a privilegiare la QUALITA’ rispetto alla quantità.
Qualità della nostra classe dirigente,qualità degli iscritti.
Dalla nostra porta sono entrate centinaia di persone,la gran parte delle quali dopo un certo periodo sono uscite,spaventate dalla delicatezza del lavoro che facciamo e dalla consapevolezza di non esserne capaci. e sono rimaste solo quelle più motivate,quelle disinteressate sul piano degli interessi economici,politici o di altra natura non ideale.O,anche,persone che fanno pure attività politica ma che sanno ben distinguere le due dimensioni,quella politica e quella associativa,ma non facendone,nè dell’una né dell’altra,un uso inappropriato e scorretto.
Come pure, hanno tentato di entrare .,ritenendoci evidentemente quelli più “pericolosi” per loro,addirittura boss ed intere amministrazioni in odor di mafia,con l’obiettivo recondito di controllarci dall’interno e di condizionarci.
Altri ancora hanno aderito con l’intento di tentare di trasformarci in strumento di questa o quella parte politica,di questo o quel soggetto politico.
Tutti si sono dovuti rendere conto del fatto che con noi non c’é trippa per gatti e se ne sono dovuti andare via.
Un processo continuo ,ininterrotto ,che non finisce mai,di natura selettiva,un’opera di reset iniziata almeno una decina di anni fa e che più si va avanti e più si rende necessaria ,anche attualmente,considerato il livello qualitativo del nostro modo di essere e di agire.Un processo che ci ha portato a selezionare un nucleo di dirigenti – sette,otto- fra i migliori che possa avere un’associazione come la Caponnetto,una delle poche in Italia che non perdono tempo a fare retorica,ma estremamente operative che fanno attività di indagine,di denuncia e di proposta,nomi,cognomi , fatti ed idee . Non chiacchiere.
Spesso ci capita di venire investiti da parte di soggetti che stanno lontano di problemi difficili e complessi.Ogni volta che domandiamo a queste persone il perché si rivolgono a noi e non ad altri,ci vediamo rispondere :”ce l’ha suggerito tizio e caio perché solo voi fate questo”.
Una gratificazione senz’altro ma anche e soprattutto un aggravio del nostro impegno dovuto,anche,al fatto che in certe aree geografiche non sappiamo a chi rivolgerci come nostri referenti.Altro grosso problema,questo,considerato che ormai rischi in qualsiasi ambiente di imboccare la porta e la scrivania sbagliate.
I “COSTI”.Immateriali e la “scomodità”.Ognuno di noi…”viene da lontano” con esperienze lunghissime ed anche qualificate chi nel giornalismo,chi nelle professioni, e pure nella politica e nelle istituzioni e conosce,quindi, molto bene persone,ambienti,mentalità e modus operandi.Di conseguenza i referenti che ci siamo scelti e ci scegliamo sono quasi tutti a certi livelli.Ciò comporta dei “costi” perché se,ad esempio,noi operiamo alcuni scavalcamenti,le persone che si vedono scavalcate subiscono,anche se noi non lo vogliamo,delle conseguenze sul piano dell’immagine e dei ruoli.Ed é ovvio che esse si sentono offese. e ci considerano “scomodi” in quanto non tutti hanno pari senso dello Stato e pensano al bene generale e non a quello individuale.Ma non possiamo farci niente,purtroppo,in quanto noi siamo obbligati a guardare all’efficacia ed all’esito positivo di certi nostri interventi e non possiamo,quindi,preoccuparci delle carriere di tizio o di caio.E’,questo,uno dei costi,uno dei tanti,che noi ci troviamo obbligati a pagare.Ma ci ritorneremo.