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Il Governo della censura e della non-lotta alla Mafia

Il Governo della censura e della non-lotta alla Mafia

Luca Grossi 10 Maggio 2021

Siamo ormai vicini alle commemorazioni per la stragi di Capaci e di via d’Amelio e già si incominciano a vedere le facce contrite della politica durante i minuti di raccoglimento, i loro comunicati sui ‘giornaloni’, con tanto di frasi di denuncia (identici a quelli dell’anno precedente) e magari lì vedremo sfilare con le mascherine con l’effigie dei magistrati uccisi mentre scalpitano per arrivare alle prime file delle cerimonie. Insomma nulla di nuovo sotto il sole.
Anche Alessandro Di Battista, in suo articolo pubblicato su TPI, ha espresso il suo pensiero, “spero che tali manifestazioni ipocrite vengano censurate, condannate, deplorate dalla pubblica opinione. Questo sì che sarebbe davvero un piacere”.
Concordo. Oltretutto il destino sembra avere un crudele senso dell’ironia.
“Poiché Forza Italia, o quel che ne resta, è al governo del Paese. Governa insieme a PD, M5S e Lega a livello nazionale e con Salvini e Meloni in centinaia di comuni ed in molte regioni” ha scritto Di Battista.
Lo steso governo che si riempirà la bocca di ampollose dichiarazioni sul sacrificio di Falcone e Borsellino ha fra i suoi componenti “un partito fondato da un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa ed il cui azionista principale ha avuto torbidi rapporti con Cosa nostra”. Inoltre “Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia, assumendo il ruolo di intermediario tra Cosa nostra palermitana e Berlusconi, ha permesso il raggiungimento di un accordo che è convenuto a tutti. Alla mafia che si è rafforzata finanziariamente e a Berlusconi che ha goduto di una protezione personale ed economica” e poi “il mio non è accanimento. So bene che Berlusconi, politicamente, è ai titoli di coda. Mi dicono che non stia bene. Ma il berlusconismo è vivo e vegeto e si ciba dell’ipocrisia e della pavidità dei politici. Politici che hanno avallato indecenze su indecenze continuano ad occupare ruoli apicali nella nostra Repubblica. Alcuni di loro sono ministri, sottosegretari, presidenti di Commissione. Alcuni di loro hanno fatto carriera anche grazie all’omertà istituzionale. È un fatto”.
D’altronde è un problema che si conosce molto bene quello dell’omertà e della connivenza.
Qual è la differenza, per esempio, tra il Cavalier Condorelli e l’ex cavaliere Berlusconi?
“Semplice, ad entrambi la mafia ha chiesto i soldi. Solo che uno si è opposto e ha denunciato, l’altro ha messo mano al portafogli”.
Infatti due anni fa Giuseppe Condorelli – titolare dell’azienda di torroncini siciliana – ha ricevuto un messaggio dalla chiara firma mafiosa: “Trovati un amico buono, altrimenti ti facciamo saltare in aria”.
L’imprenditore ha fatto quello che andava fatto, è andato dai carabinieri e grazie alla sua denuncia sono state arrestate quaranta persone. “Condorelli è padre di una ragazza di 15 anni e di un ragazzo di 14. Ma ha denunciato lo stesso. Oltretutto non è la prima volta che subisce un tentativo di estorsione. Un episodio analogo avvenne nel 1998 e denunciò anche allora” – ha scritto Di Battista.
La censura è un tema tornato in auge dopo il caso Fedez – RAI, ma una delle cose più censurate nel nostro Paese “sono i passaggi della sentenza di condanna di Marcello Dell’Utri che riguardano Berlusconi”. Sentenza definitiva per buona pace degli ultra garantisti.
Hanno scritto i giudici della Cassazione: “Grazie all’opera di intermediazione svolta da Dell’Utri, veniva raggiunto un accordo che prevedeva la corresponsione, da parte di Silvio Berlusconi, di rilevanti somme di denaro in cambio della protezione a lui accordata da parte di ‘Cosa nostra’ palermitana. Tale accordo era fonte di reciproco vantaggio per le parti: per Silvio Berlusconi esso consisteva nella protezione complessiva sia sul versante personale che su quello economico; per la consorteria mafiosa si traduceva, invece, nel conseguimento di rilevanti profitti di natura patrimoniale”.
Come può la politica dimostrare coerenza se uno come Salvini elogia pubblicamente il coraggio di Condorelli ma è alleato di Berlusconi? Condorelli non ha piegato la testa davanti ai clan. Ha detto no al pizzo e col suo coraggio ha fatto scattare 40 arresti. Esemplare, un gesto che riempie di orgoglio l’Italia”. Sono parole di Salvini.
“Ha mai letto il “Capitano” la sentenza Dell’Utri? Si rende conto che Paolo Borsellino, protagonista di una delle mascherine che indossa, venne ammazzato da quell’organizzazione criminale rafforzatasi anche grazie ai pagamenti di Berlusconi? Ed il Presidente Draghi che, durante le consultazioni a Montecitorio ha accolto Berlusconi con un ‘grazie per essere venuto’, si rende conto che, magari, quelle stesse parole B. le disse a Stefano Bontate quando strinse con lui ed altri mafiosi il patto del 1974″? E ancora “Stefano Bontate, all’epoca del patto, non era un picciotto qualsiasi. Era il Principe di Villagrazia, un boss spietato che, alcuni anni prima, aveva ideato la strage di viale Lazio, l’azione mafiosa condotta dai corleonesi grazie alla quale Bernardo Provenzano si guadagnò il soprannome di Binnu ’u tratturi dopo aver fracassato il cranio del boss Cavataio con il calcio del fucile. Eppure Berlusconi lo incontrò, accettò di pagare le famiglie e continuò a staccare assegni su assegni anche dopo che i corleonesi avevano fatto fuori lo stesso Bontate. Berlusconi pagava la mafia mentre un altro imprenditore denunciava il pizzo usando, più o meno, le stesse parole di Condorelli”.
L’altro imprenditore si chiamava Libero Grassi, anche lui osannato dai cori della politica nelle commemorazioni del 29 agosto, giorno della sua morte per mano mafiosa.
“Pochi mesi prima aveva inviato una lettera al Giornale di Sicilia per avvertire il “caro estorsore” di smetterla con le richieste: ‘Volevo avvertire il nostro ignoto estorsore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere’. L’altro ieri, in un’intervista al FattoGiuseppe Condorelli ha espresso concetti simili. Ha detto che purtroppo denunciare il pizzo non è ancora considerato un atto normale e che pagare gli estorsori sarebbe stato un tradimento alla sua azienda, ai dipendenti ed al sudore del lavoro. Ha ragione, denunciare è ancora un atto anormale, addirittura eroico”.
E poi “d’altro canto c’è chi non solo ha preferito evitare di farlo ma si è rafforzato economicamente e politicamente grazie ai silenzi omertosi, continua ad esser protagonista del dibattito pubblico nonché, di fatto, azionista del governo dei migliori, difficilmente questa battaglia culturale si potrà mai vincere. E di battaglia culturale si tratta come affermato, d’altro canto, dallo stesso Condorelli più volte. Si può vincere tale battaglia se Berlusconi continua ad esser trattato con i guanti dal 90% del sistema mediatico nazionale? Si può vincere tale battaglia se interi passaggi della sentenza Dell’Utri vengono costantemente censurati? Si può vincere tale battaglia se il Presidente del Consiglio pare dimenticare queste verità storiche? Si può vincere questa battaglia se persino il leader del Partito Democratico da un lato si unisce all’ipocrita celebrazione di Condorelli e dall’altro non esclude un’alleanza con Berlusconi perché, parole sue, ‘in Europa tanto siamo già alleati’?”
Se Letizia Battaglia un giorno disse “non so più come immortalare la mafia”, oggi è lecito dire di non sapere più come rappresentare la politica. Se mai esista ancora.
Ormai il Salvatore Draghi, ha dato definitivamente il colpo di grazia al confronto democratico. “Il governo di tutti ha mostrato che tutto è possibile. È possibile che Salvini, Bersani, Berlusconi ed i Letta sostengano lo stesso governo”.
D’altronde siamo in Italia e tra ipocrisie, censure e discorsi senza senso ci sta bene anche un po’ di fascismo.

Tratto da: tpi.it

fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/opinioni/235-politica/83708-il-governo-della-censura-e-della-non-lotta-alla-mafia.html