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Il Governo decida se sta con la mafia

Nell’agro pontino i legami tra la ‘ndrangheta e il sistema dei casalesi durano dagli anni 80. Il cassiere della camorra ha raccontato tutto: un giro d’affari da 230mila euro al mese solo per il traffico di droga. Soldi, «soldati», appalti e il mercato ortofrutticolo più grande d’Italia fanno del Sud del Lazio una vera roccaforte della criminalità organizzata. Che Berlusconi continua a ignorare Veltroni a Fondi chiede lo scioglimento del comune e incontra le associazioni. Passerella dei democratici
L’ultima visita del Pd in terra di Fondi era stata una vera sfida all’ok corral con la giunta del Pdl, guidata da Luigi Parisella, socio d’affari e amico politico del senatore Claudio Fazzone. Il 23 maggio il governatore del Lazio Piero Marrazzo aveva parlato dal palco davanti al castello, mentre la giunta di centrodestra lanciava i fuochi d’artificio per l’inaugurazione del nuovo palazzo comunale. Scena quasi grottesca, surreale.
Ieri per non sbagliare Walter Veltroni ha chiamato i militanti del Pd proprio nel giardino antistante il municipio. Obiettivo più o meno dichiarato era quello di far sentire il fiato sul collo al governo Berlusconi, che nei prossimi giorni dovrà decidere sullo scioglimento per infiltrazione mafiosa del consiglio comunale della città pontina. Nessuna provocazione, questa volta, è venuta dal sindaco Parisella, che negli ultimi giorni di massima attenzione mediatica sta mantenendo un profilo basso.
«Qui c’è un intreccio tra poteri criminali e politica che deve essere stroncato. Questa non è una battaglia di parte», ha chiarito Veltroni subito dopo l’incontro con le associazioni antimafia del sud pontino, che da anni lanciano allarmi su allarmi, rimasti molto spesso inascoltati e isolati. «Io sono qui come membro della commissione antimafia – ha poi specificato – e non come esponente del Pd». Come a dire che la questione Fondi ha una valenza che deve superare la dialettica politica, per diventare nazionale e istituzionale: «Il governo ha il dovere di sciogliere l’amministrazione comunale di Fondi – ha poi proseguito – perché nella lotta alla mafia e alle organizzazioni criminali non si può stare in mezzo: o si è con o si è contro». Il Pd parte dal caso Fondi per evidenziare tutte le mancanze del governo nella lotta alla criminalità organizzata. La paura è che il caso Fondi preluda ad una sostanziale revisione della norma del testo unico degli enti locali che regola lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa. «Ho più volte ribadito pubblicamente e in commissione antimafia – ha spiegato ieri il senatore del Pd Lumia – che il consiglio dei ministri sta calpestando sia la vecchia che la nuova normativa sullo scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa». E per Veltroni il mancato scioglimento sarebbe un segnale chiaro e pericoloso di debolezza dello stato nei confronti delle mafie, «un messaggio devastante, ovvero la proiezione dell’immagine di forza che può avere la mafia nei confronti delle istituzioni».
Il Pd punta a fare pressione sul governo che riaffronterà il dossier Fondi a settembre, probabilmente già dal primo consiglio dei ministri dopo la pausa estiva. Veltroni ha quindi risposto direttamente al presidente del consiglio, che a ferragosto aveva giustificato il mancato scioglimento dicendo che non risultavano inquisiti assessori o consiglieri comunali: «Non c’è la necessità di avvisi di garanzia – ha spiegato – basta quello che è stato scritto dal prefetto di Latina Bruno Frattasi». E rispetto alla contrarietà di qualche ministro (come Giorgia Meloni che a maggio ha espresso dubbi sullo scioglimento), Veltroni ha chiesto al premier una decisione autonoma: «Il presidente del consiglio ha detto in tante circostanze che, alla fine, è lui a decidere. A questo punto prenda questa decisione e se la prenderà avrà solamente corrisposto a un suo dovere istituzionale».
Al di là della richiesta di scioglimento del consiglio comunale, la questione dovrà essere affrontata in profondità anche dalla giunta Marrazzo. Il Mof – il mercato ortofrutticolo dove agivano i membri della famiglia Tripodo, principali imputati nel processo Damasco contro le cosche – ha infatti una partecipazione societaria maggioritaria della Regione Lazio, che, tra l’altro, in questi anni ha investito diversi milioni di euro nella struttura. Da Fondi molte associazioni chiedono da tempo un segnale preciso, il commissariamento del Mof dopo gli ultimi arresti della famiglia Peppe, la cui azienda, secondo la Dda, era in realtà una copertura dei Tripodo. Una sfida, dunque, che vale anche il Pd che sostiene la giunta Marrazzo. Soprattutto in vista di una campagna per le regionali che non sarà facile.

Andrea Palladino
(Tratto da Il Manifesto)