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Il Giudice Antonio Esposito, Presidente della 2° Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, è Presidente Onorario dell’Associazione Caponnetto

E’ presidente onorario dell’Associazione Antimafia Caponnetto il giudice di Cassazione Antonio Esposito, che ha presieduto il Collegio chiamato a pronunciare la sentenza su Mediaset-Berlusconi.
Da gennaio 2013 è presidente onorario dell’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto il giudice di Cassazione Antonio Esposito, che ha presieduto il collegio chiamato a pronunciare la sentenza sui diritti tv Mediaset. La nomina dell’alto magistrato al vertice della Caponnetto, che fa seguito alla sua partecipazione in qualità di relatore ai convegni sulla legalità organizzati dall’Associazione negli anni scorsi, è stata il riconoscimento ad una attività esemplare di contrasto al crimine e alla malavita organizzata, che deve rappresentare un modello per le nuove generazioni dei magistrati italiani. «Un profilo professionale di rilevante spessore per doti di capacità, valore ed impegno professionale. Una elevata, approfondita preparazione generale, e specifica nell’ambito del settore penale». Così – in estrema sintesi – si esprime il Csm sul magistrato Antonio Esposito.
Il giudice Esposito guida la Seconda Sezione Penale della Suprema Corte, segmento strategico della giustizia italiana. Al vaglio di questa Sezione sono passati processi che hanno visto al centro rapporti di contiguità e collusione di non pochi pezzi da novanta dell’establishment politico-amministrativo con personaggi anche apicali di cosche, ‘ndrine e clan. Tra le sentenze più significative, quella sul rapimento del piccolo Farouk Kassan in Sardegna, per passare poi in Sicilia con l’attentato dell’Addaura contro Giovanni Falcone: una delle pagine più torbide della nostra storia, che proprio la sentenza della Cassazione rende ancor più significativa alla luce della famigerata “trattativa” Stato-Mafia oggi alla ribalta. E ancora, nel curriculum di Antonio Esposito la sentenza definitiva sul caso Enimont, la madre di tutte le tangenti, con Bettino Craxi e Claudio Martelli sul banco degli imputati. Poi, il primo grosso bubbone di Tangentopoli, l’affaire del metrò meneghino, che vedeva sempre in prima fila il milieu affaristico targato Dc-Psi ai tempi della Milano da bere (seguirà poi la sentenza sull’Autoparco). Da un maxi appalto all’altro, eccoci al business dei lavori per l’eterna Salerno-Reggio Calabria: la parola definitiva pronunciata della seconda sezione presieduta da Esposito ha confermato la spartizione organica tra clan di camorra e ‘ndrine calabresi di tutti i lavori miliardari, lotto per lotto, chilometro per chilometro. Per tornare poi in Lombardia, dove una recente sentenza ha radiografato la ormai endemica penetrazione della ‘ndrangheta nel tessuto politico e soprattutto economico di una regione fino a “ieri” considerata – anche da vertici istituzionali – immune da ogni contagio: con la partecipazione “attiva” di colletti bianchi, in prima fila medici e magistrati. Siamo di nuovo in Sicilia, con la “sentenza Cuffaro”, grazie alla quale emerge in tutta la sua chiarezza il quadro di devastante collusione politico-criminale, con la partecipazione attiva di “servitori infedeli” dello stato. Torniamo, ancora un volta, al nord ed eccoci allo scandalo Antonveneta, con la partecipazione – anche stavolta più che attiva – di politici da novanta e colletti bianchi. Per quanto concerne Silvio Berlusconi in prima persona, la seconda penale ha avuto modo di pronunciarsi in un paio di vicende: il processo All Iberian (coimputato Craxi) e Lodo Mondadori (coimputato Cesare Previti).

Fondata 14 anni fa da Elvio Di Cesare e da un gruppo di volontari per arginare l’avanzata nel Lazio della criminalità organizzata, l’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto ha esteso la sua attività all’intera Penisola, man mano che cresceva la penetrazione delle mafie da Sud a Nord. Sono decine gli incontri pubblici con la popolazione organizzati dalla Caponnetto negli ultimi anni e ai quali hanno partecipato, oltre al presidente Esposito, magistrati del calibro di Ferdinando Imposimato, Federico Cafiero de Raho, Giuseppe Cascini, Giovanni Conzo, Catello Maresca, nonché comandanti dei Carabinieri e della Guardia di Finanza ed esponenti apicali della Dia. A testimonianza di un’antimafia del fare – come dice Elvio Di Cesare – e di quel salto di qualità nel contrasto alla malavita organizzata che non è più rinviabile.
Segretario generale della Caponnetto è Elvio Di Cesare. Segretario organizzativo è Andrea Cinquegrani, direttore responsabile del mensile La Voce delle Voci.
L’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto è una onlus. Tutta l’attività svolta durante l’anno dai suoi volontari è sostenuta unicamente dai contributi del 5 x mille.