27 Luglio 2023 – 18:59
Stando alle notizie che arrivano da Formia e Latina, sarebbe stato scoperto dalla squadra mobile nell’ambito delle indagini sul tentato omicidio di Gustavo Bardellino e sarebbe ospitato comunque in un luogo già noto e classificato dall’attività di polizia giudiziaria.
SAN CIPRIANO DI AVERSA/CASAL DI PRINCIPE. Stamattina scrivevamo della possibilità che il boss del clan dei Casalesi Antonio Bardellino sia ancora vivo e del sospetto nutrito in proposito dalla stessa Direzione distrettuale antimafia, visto che il suo cadavere non è mai stato ritrovato (CLIKKA E LEGGI).
Ma proprio ieri mattina a Formia, durante una perquisizione eseguita dalla Squadra Mobile di Latina e dagli agenti del Commissariato di Gaeta, dai militari del Nucleo Investigativo della Compagnia di Formia, dal Ros e dalla Direzione Investigativa Antimafia, è stato ritrovato anche un piccolo vano sotterraneo alto 1.70 cm in un appartamento in passato appartenuto o riconducibile ad Antonio Bardellino.
Questo scrive l’agenzia Agi. Noi lo prendiamo con le molle, perché affermare ciò, significherebbe che 30 anni fa, quando ancora si indagava sulla morte vera o presunta di Antonio Bardellino, era stato trovato questo appartamento a lui riconducibile, dentro al quale non era stato scoperto alcun bunker da forze di polizia evidentemente distratte. Se invece la presunta riconducibilità ad Antonio Bardellino è frutto di una valutazione del presente, allora potrebbe riguardare un appartamento di familiari di Antonio Bardellino, che dagli anni ’90 in poi si stabilirono proprio a Formia e nell’agro pontino.
Se l’articolo dell’agenzia Agi afferma che in passato quell’appartamento era già stato considerato riconducibile a Bardellino, ci si chiede per quale motivo non sia stato perquisito, visitato al punto da ritrovare già al tempo questo bunker sotterraneo, visto e considerato che, se tu, inquirente, ritieni di aver trovato la casa utilizzata da quello che era comunque un super latitante, difficilmente sei tanto sprovveduto da non trovare, al tempo, ma solo ora, il bunker in cui rifugiarsi in caso di blitz della polizia. Comunque, stando sempre alla ricostruzione contenuta nell’articolo dell’Agenzia Italia, al locale, nascosto al di sotto di un pavimento, si arrivava attraverso una botola su binari scorrevoli e una scaletta; al suo interno una panca e una lampadina, in uno spazio di 120X100 cm. In pratica un rifugio provvisorio da utilizzare al massimo per poche ore, in caso di necessità. Una roba, insomma, molto artigianale che non sfugge a chi entra in un appatamento classificandolo come “riconducibile ad Antonio Bardellino”, cioè al camorrista più importante e più celebre degli anni ’80.
La perquisizione è stata eseguita nell’ambito delle attività investigative per il tentato omicidio del 43enne Gustavo Bardellino avvenuto a febbraio 2022. Le indagini sono state coordinate dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Roma e Napoli.