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Il funerale della Giustizia

Legittimo impedimento:  La Camera lo approva tra urla e proteste. L’opposizione sulle barricate: ‘è il funerale della giustizia’. L’Udc si astiene. Per Bersani è standing ovation. Lancio di oggetti sul voto finale. Il provvedimento passa al Senato

Il voto finale sul ddl sul legittimo impedimento ha visto consumarsi l’ennesima bagarre nell’aula della Camera. In un emiciclo straordinariamente affollato, presente anche tre quarti dei componenti del governo, si è assistito a urla, proteste, insulti e perfino a lancio di palline di carta e cartelli di protesta sul voto finale.

Gli animi si sono scaldati già sull’intervento di Antonio Di Pietro, ripetutamente interrotto e contestato dai deputati del centrodestra, ma l’apice è stato raggiunto alle battute finali, prima sulla dichiarazione di voto del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani e del capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto e quindi durante gli interventi a titolo personale di Massimo D’Alema, Furio Colombo, Giulio Santagata.

Bersani ha pronunciato metà del suo discorso tra le urla dei colleghi della maggioranza, e quando ha citato le dimissioni degli amministratori di centrosinistra indagati, il Pdl ha cominciato a urlare i nomi di Bassolino e Loiero. Ma il segretario del Pd è stato anche l’unico ad avere la standing ovation dal suo gruppo, anche i deputati di Idv e Di Pietro si sono alzati ad applaudirlo. L’Udc, che si è astenuto sul testo, non ha mostrato grande entusiasmo per le parole di Bersani e Pier Ferdinando Casini era fuori dall’Aula durante il discorso.

Dunque parterre d’eccezione per l’approvazione del legittimo impedimento alla Camera: presenti 595 deputati su 630, caso piuttosto raro. Tra i banchi del governo per primi sono arrivati i ministri fedelissimi di Silvio Berlusconi: Renato Brunetta, Mara Carfagna, Franco Frattini, Angelino Alfano, Raffaele Fitto, Claudio Scajola, Maria Stella Gelmini, Elio Vito. Ma per il voto finale c’erano anche Umberto Bossi, Giulio Tremonti, che è rimasto in piedi per mezz’ora visto che non c’era più posto a sedere tra quelli riservati all’esecutivo, Ignazio La Russa, Andrea Ronchi.

Anche l’intervento di Cicchitto, capogruppo Pdl, è stato contestato a più riprese dall’opposizione, la sua invettiva contro Bersani vittima della deriva giustizialista di Di Pietro è stata causa di uno scambio di sorrisi tra il segretario del Pd e il leader di Idv. Alla fine dell’intervento lungo applauso dai banchi della maggioranza.

Gli scambi di urla e proteste tra le due parti dell’emiciclo sono continuati sugli interventi di Colombo, le cui parole sono state totalmente coperte da commenti della maggioranza, del tipo ‘nascondete i bambini’. Santagata ha preso la parola per ricordare alla Lega che oggi è garantista ma qualche anno fa “agitava il cappio in quest’Aula contro Berlusconi”, infine D’Alema ha voluto precisare la dinamica delle sue vicende giudiziarie, contestato anche lui, gli ha replicato Giancarlo Lehner: “Come mai hai candidato Di Pietro nel Mugello? Sei stato favorito!”. E dai banchi del centrosinistra è partito un coro: “Scemo, scemo”. Infine subito dopo il voto sono apparsi i cartelli di Idv. Prima che i commessi glieli sequestrassero, la stampa sulla tribuna ha avuto modo di inquadrare, fotografare e leggere frasi come “Costituzione violata” e Casta di intoccabili”. La reazione del Pdl è stata immediata, prima il lancio di palline di carta, poi il grido: “Contrada, Contrada”, per rinfacciare al leader di Idv la vicenda che lo vede coinvolto per una foto insieme all’ex capo del Sismi accusato di mafia.

Il premier e i ministri per 18 mesi potranno ‘saltare’ le udienze nei processi penali in cui sono imputati presentando una ‘giustificazione’ certificata da Palazzo Chigi o, come dice l’opposizione, ‘autocertificata’. La legge è frutto di una sintesi tra la proposta della maggioranza, messa a punto dal relatore Enrico Costa (Pdl) e un testo dell’Udc, che però limitava il beneficio solo al presidente del Consiglio e per un periodo di 12 mesi. Per questo i centristi non voteranno sì ma si asterranno. Il senso della ‘leggina’, pensata per garantire “il sereno svolgimento” delle attività di governo, rimane quello di una legge-ponte, transitoria, in attesa di un lodo-Alfano bis per via costituzionale, ossia lo scudo per le quattro più alte cariche dello Stato.
Le disposizioni, in pratica, consentiranno agli esponenti del governo (esclusi i sottosegretari) di ‘congelare’ i processi per un periodo di sei mesi continuativi, che potranno essere prolungati, di rinvio in rinvio, fino a un massimo di un anno e mezzo (i 18 mesi), sempre per ‘motivi istituzionali’. Il provvedimento, nel passaggio in aula, ha subito qualche piccola modifica rispetto alla versione uscita dalla commissione Giustizia. Tra le ‘correzioni’, la precisazione che la sospensione vale solo quando premier e ministri sono imputati.
Potranno quindi presenziare a processi in quanto parte lesa.

Eccolo, più nel dettaglio, cosa prevede il testo, due articoli in tutto (il secondo per l’entrata in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale).

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Per il presidente del Consiglio costituisce legittimo impedimento a comparire nelle udienze dei procedimenti penali, quale imputato, il concomitante esercizio delle funzioni previste dalla legge 23 agosto 1988, n. 400, dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, e dal regolamento interno del Consiglio dei ministri. Ma anche le attività preparatorie e consequenziali, oltre ogni attività comunque co-essenziale alle funzioni di governo. Nella versione originaria si parlava di attività “connesse”. L’aggettivo co-essenziali restringe leggermente il campo delle ‘giustificazioni’.

MINISTRI. Per loro cosituisce leggittimo impedimento, se imputati, l’esercizio delle attività previste dalle leggi e dai regolamenti che ne disciplinano le attribuzioni, oltre che le “attività preparatorie e consequenziali”, nonché “di ogni attività comunque coessenziale”. Per i ministri i casi di impedimento sono stati ‘ampliati’, con questi ultimi riferimenti, con la motivazione che vale per loro ciò che vale per il premier, secondo il principio costituzionale, ‘primus inter pares’ (primo tra pari).

IL RINVIO. Se l’impedimento del premier e dei ministri è continuativo in relazione alle funzioni svolte, il giudice rinvia ad udienza successiva al periodo indicato. Ciascun rinvio non potrà essere superiore ai sei mesi. Il corso della prescrizione resterà sospeso per l’intera durata del rinvio fissata dal magistrato. Tali disposizioni potranno essere applicate anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato e grado.

LA CERTIFICAZIONE DI PALAZZO CHIGI. Il testo stabilisce che, quando la presidenza del Consiglio dei ministri attesta che l’impedimento è continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni istituzionali, il giudice rinvia il processo ad udienza successiva al periodo indicato.

IL ‘SERENO’ SVOLGIMENTO. Nel testo si stabilisce che le disposizioni “si applicano fino alla data di entrata in vigore della legge costituzionale recante la disciplina organica delle prerogative del presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri, nonché della disciplina attuativa delle modalità di partecipazione degli stessi ai processi penali e, comunque, non oltre 18 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, salvi i casi previsti dall’articolo 96 della Costituzione, al fine di consentire al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri il sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla Costituzione e dalla legge”.