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IL FOCUS Vi spieghiamo il mega business dei biodigestori. Ecco dove saranno realmente costruiti e da dove arriveranno i soldi. Caserta, Maddaloni, Casal di Principe e…

IL FOCUS Vi spieghiamo il mega business dei biodigestori. Ecco dove saranno realmente costruiti e da dove arriveranno i soldi. Caserta, Maddaloni, Casal di Principe e…

1 Marzo 2022 – 18:45

Ultimamente il sindaco del capoluogo Carlo Marino, con supremo sprezzo del pericolo, si fa scortare da Pio Del Gaudio per cercare di sbolognare un biodigestore che se ormai, si è capito, non potrà essere più impiantato in località Ponteselice, resta in carico alla città capoluogo in forza del Piano d’ambito per la gestione integrata dei rifiuti urbani della provincia di Caserta approvato dall’assemblea dei sindaci dell’Eda.

CASERTA (g.g.) C’è un gran casino attorno ai rifiuti casertani. Qualcuno potrebbe obiettare: e quale è la novità? Sono trent’anni che attorno alla lucrosa attività della raccolta, del trattamento e dello smaltimento della monnezza si addensano appetiti politici, appetiti criminali, camorre assortite e chi più ne ha più ne metta.

La novità è costituita dal fatto che, dopo alcuni anni in cui sono stati lì a non contare nulla, gli Ato, quello delle acque, ma noi ci occupiamo in questa circostanza di quello relativo alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti, cominceranno realmente ad attivare azioni esecutive. In pratica dovrebbero cominciare a funzionare.

Ora, non è perché si chiamino Ato, pardon, Eda che sta per Enti d’ambito, questi nuovi organismi siano destinati ad avere successo, a configurare un meccanismo di gestione efficiente e trasparente di uno dei servizi più importanti che il settore pubblico eroga ai cittadini. D’altronde, se ci pensate un attimo (e, dato che siamo in argomento possiamo utilizzare questa metafora), se separate il sovvallo del clan dei Casalesi, degli altri gruppi camorristici, dei politici mariuoli, degli imprenditori più mariuoli dei politici e più camorristi dei camorristi, sarebbe, al netto, rimasto lo strumento di gestione nudo e crudo, cioè quei consorzi d’ambito, il Ce1 Matese e dintorni, il Ce2 Aversa, Agro aversano e Santa Maria Capua Vetere, il Ce3 Caserta, Maddaloni, Marcianise e dintorni e il Ce4 Castel Volturno, Mondragone, ulteriori aree litoranee e primo entroterra i quali, sulla carta erano, indubbiamente, delle buonissime idee. Per cui, meglio andarci con i piedi di piombo prima di entusiasmarsi più di tanto per questo Eda, perché al Sud, in Campania e in provincia di Caserta, in particolare, il nodo non riguarda l’identificazione nominalistica e la messa in opera di uno strumento di impresa efficace. Anche i Consorzi d’ambito, infatti, efficaci lo erano, almeno sulla carta. Il problema è di tipo antropologico in quanto attiene, esclusivamente, alla qualità scandalosamente bassa del ceto politico, del ceto imprenditoriale, che, a dirla tutta, se sono scarsi è già qualcosa visto che, il più delle volte, ai tempi dei consorzi d’ambito, oltre che scarsi erano totalmente collusi con la criminalità organizzata. Dunque, qui a Caserta c’è il rischio che anche un ente nato seguendo le istruzioni contenute in una pergamena trovata insieme al Santo Graal, finisca totalmente a schifio.

 

LA MONNEZZA DI CARLO MARINO – E veniamo alla prima delle questioni di stretta attualità: il biodigestore di Caserta. Nei giorni scorsi la Regione Campania ha intonato definitivamente il suo de profundis, spedendo a Palazzo Castropignano una nota con ben 61 osservazioni (clikka e leggi) che neppure in tre anni, altro che i 45 giorni del termine stabilito da Palazzo Santa Lucia, potrebbero essere seriamente affrontate e risolte da uffici comunali come quelli del Comune di Caserta che lavorano (si fa per dire) come lavorano, anzi, come hanno dimostrato di lavorare facendosi appioppare 61 osservazioni, in modo da sperare in una comunque difficile realizzazione di tutta la procedura che entro il 31 dicembre prossimo, pena la perdita totale del finanziamento disponibile, dovrà aver evaso tutti i passaggi amministrativi, partendo dalla stesura del bando di gara e di tutti i documenti allegati, passando per il lavoro di una commissione per l’aggiudicazione provvisoria che dovrebbe poi trasformarsi in aggiudicazione definitiva per arrivare alla stesura con tanto di firma del contratto stipulato tra il Comune di Caserta e il soggetto privato aggiudicatario della gara per la gestione del biodigestore aerobico/anaerobico da 40mila tonnellate di località Ponteselice. Anche il vice presidente della Regione Fulvio Bonavitacola ha capito bene che ormai Caserta il finanziamento l’ha virtualmente perso, Non l’ha detto esplicitamente, ma rispondendo nei giorni scorsi alla terza interrogazione sulla vicenda presentata dal consigliere regionale e comunale di opposizione Gianpiero Zinzi ha affermato che la semplice sottoposizione del progetto al vincolo del rilascio di una Valutazione di impatto ambientale, o Via, che dir si voglia, sancirebbe il certo scavalcamento del già citato termine ineluttabilmente inderogabile del 31 dicembre 2022, visto che si tratta di fondi europei.

MARINO E DEL GAUDIO CAMMINANO IN PARIGLIA – E ora che cosa succede? Succede che Carlo Marino e anche Pio Del Gaudio (ormai, come abbiamo scritto l’altro giorno, è un consigliere di maggioranza a tutti gli effetti) che ultimamente lo porta in giro, devono dare un’occhiata, perché evidentemente non l’hanno fatto, non essendo mai stata l’erudizione anche minima un asset della loro offerta politica, al Piano d’ambito per la gestione integrata dei rifiuti urbani della provincia di Caserta approvato mesi fa dall’assemblea dell’Eda, presieduta ancora oggi dal sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Mirra, in attesa delle prossime elezioni, fissate per il 22 marzo, con la data del 9 marzo quale termine per la presentazione delle candidature.

Se è vero, infatti, che nell’articolazione generale, nella individuazione del fabbisogno degli impianti affinché la provincia di Caserta possa finalmente attuare con i fatti e non solo a parole il ciclo integrato dei rifiuti, non c’è il nominativo della città di Maddaloni, è strasicuro che il sindaco di questo Comune, forte anche di un pronunciamento del Consiglio, ha già pronto il progetto per la costruzione, nella zona di Maddaloni che confina con il comune di Acerra in cui insiste il termovalorizzatore, di un impianto per la biodigestione aerobica/anaerobica della frazione umida dei rifiuti solidi urbani, manco a dirlo con una capacità di lavorazione pari a 40mila tonnellate, cioè identica a quella del progetto di località Ponteselice.

Ma questa, attenzione, non è una fase interlocutoria in cui il biodigestore di Maddaloni va a galleggiare tra diverse ipotesi di finanziamento. Fosse dipeso, infatti, dal sindaco Andrea De Filippo, il progetto sarebbe già sul tavolo del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. Ciò perché Maddaloni era già pronta entro il termine, inizialmente previsto, del 15 febbraio entro il quale il pacchetto progettuale complessivo della misura finanziata con il Piano nazionale di ripresa e resilienza avrebbe dovuto contenere i sigilli della sua formalizzazione ufficiale. Senonché, siccome al Sud noi siamo dei cialtroni, la somma non ha fatto il totale. Dei due miliardi e mezzo di euro stanziati per la misura dei nuovi impianti, il 40%, circa un miliardo di euro, tocca ai Comuni o agli enti d’ambito localizzati nell’Italia meridionale. I progetti presentati entro il 15 febbraio hanno assorbito, invece, una cifra inferiore. Di qui la proroga al 15 marzo, decisa dal ministero, in modo da consentire ai Comuni di integrare la cifra richiesta così come ha fatto, ad esempio, proprio Maddaloni, passata dai 25 milioni di euro inizialmente previsti a 26 milioni di euro.

Siccome De Filippo ha le idee chiare, a differenza di Marino… Alt, riformuliamo il pensiero. Siccome De Filippo che è un politico, ma che benestante, anzi molto benestante è diventato facendo della sua agenzia di assicurazioni una delle più importanti e più forti della Campania, rivolge molti dei suoi pensieri alle necessità del popolo e siccome, invece, Carlo Marino che fondamentalmente, sin dall’anno 2000, ha fatto della politica il suo principale core business accade che uno, cioè De Filippo, ha solo cominciato, l’altro, cioè Carlo Marino, ha già finito dato che probabilmente l’unica cosa che nella vicenda del biodigestore gli interessava era costituita dagli incarichi professionali distribuiti, a questo punto inutilmente, e che hanno drenato dal finanziamento europeo un milione e mezzo di euro finiti nelle tasche di qualche signorina o di qualche signorino dell’Università e dei soliti tecnici della premiata ditta.

Se Marino, dunque, va da De Filippo, auspice Del Gaudio, a prospettargli l’ipotesi di assorbire lui il finanziamento che la Regione Campania ha concesso a suo tempo alla città di Caserta per il biodigestore, non fa altro che tirargli una fregatura, perché i tempi di validità di questo trasferimento sono ormai prossimi alla scadenza, come abbiamo spiegato. Se poi, invece di pensare sempre alle ricottte, il nuovo duo dinamico della politica casertana, Batman-Marino e Robin-Del Gaudio, avesse letto il Piano d’ambito per la gestione integrata dei rifiuti urbani della provincia di Caserta dell’Eda, si sarebbe accorto che Maddaloni assorbe quel secondo biodigestore in esso previsto. Il fatto, però, che Maddaloni costruisca un impianto del genere, non significa che quello di Caserta, che da sola rappresenta il sottoambito, definito 1, debba scomparire nel nulla. Occorrerà emendare, modificare un piano già approvato dall’assemblea dei sindaci dato che oggi quello vigente prevede un biodigestore aerobico/anaerobico a Caserta, un secondo biodigestore su cui è saltato lesto il Comune di Maddaloni, e altri due impianti simili, ma non uguali, cioè il Compostaggio solo aerobico di capacità complessiva di 24.000 tonnellate di frazione umida cadauno, il primo a Casal di Principe e il secondo a Cancello Arnone. Tutto il resto sono congetture, stupidaggini. Ammesso e non concesso che il piano Eda possa essere modificato e, dunque, gli impianti vadano ad essere redistribuiti sul territorio, ciò avverrà solo in presenza di un nuovo deliberato dell’assemblea, di un accordo non semplice tra i sindaci della provincia di Caserta e comunque dopo che nell’Eda caleranno, il prossimo 22 marzo, le orde zanniniane, cioè i vari sindaci ricchi di cultura e di ingegno tipo Anacleto Colombiano da San Marcellino, tipo Nicola Esposito da Lusciano, tipo Vincenzo Caterino da San Cipriano, giusto per citare le menti più auliche.

Questa è la prima puntata, nei prossimi giorni stabiliremo dei punti fermi riguardanti il piano rifiuti in vigore, dato che se si eccettua qualche sindaco che deve e/o vuole costruire gli impianti, nessun altro ci aveva capito nulla dato che leggersi 530 pagine, tante sono quelle del Piano d’ambito per la gestione integrata dei rifiuti urbani della provincia di Caserta dell’Eda non è desiderio né mestiere dei politici e delle burocrazie a questi allegate.

Fonte:https://casertace.net/il-focus-vi-spieghiamo-il-mega-business-dei-biodigestori-ecco-dove-saranno-realmente-costruiti-e-da-dove-arriveranno-i-soldi-caserta-maddaloni-casal-di-principe-e/