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Il “documento” dell’Osservatorio per la sicurezza della Regione Lazio non analizza per niente il fenomeno del radicamento mafioso nella Regione. Non serve

A COSA SERVE L’”OSSERVATORIO PER LA SICUREZZA E LA LEGALITA’” DELLA REGIONE LAZIO?

E’, questa, la domanda che dovrebbe porsi una seria opposizione all’attuale governo della Polverini dopo la pubblicazione della relazione sulla situazione criminale nella nostra regione, opposizione alla quale noi chiediamo, se essa vuole essere coerente con gli impegni presi nelle pubbliche piazze durante le campagne elettorali di combattere le mafie, una dura presa di posizione, un atto di coraggio, uno scatto di orgoglio.

Il nostro giudizio è lapidario, in sintonia con quello espresso, peraltro, da taluni sindacati di polizia: NON SERVE..

Sopprimendo questo organismo risparmieremmo tanti soldi che la Regione potrebbe usare in maniera diversa.

Per la sanità, ad esempio, dopo i tagli vergognosi già effettuati e che verranno effettuati.

Basta ed avanza la Commissione Sicurezza della stessa Regione.

Se un’”Osservatorio”, infatti, esaurisce il suo compito nel pubblicare il numero dei reati ordinari accertati dalle forze dell’ordine, NON SERVE.

Tanto più se c’è già la Commissione.

Quei dati sono già resi noti da fonti più qualificate, quali le stesse forze dell’ordine e la stessa Magistratura in occasione delle manifestazioni che essa organizza per l’inaugurazione di ogni anno giudiziario.

Alla gente, a noi, alla parte onesta della società civile, serve ben altro, serve un’informazione completa.

Quello che noi ci saremmo aspettati –e non c’è stata -, sarebbe stata un’analisi approfondita e completa del fenomeno relativo al processo di radicamento mafioso nella nostra regione con i dati riferiti alle centinaia e centinaia di procedimenti giudiziari in corso, di quelli iscritti e non ancora iniziati, delle centinaia e centinaia di indagini in corso o ancora da avviare.

Sulle situazioni “sospette”, che sono migliaia.

Su tutto l’universo, insomma, di situazioni e fatti che meriterebbero indagini approfondite che non si sono fatte o non si fanno per un motivo o l’altro.

Un’analisi a 360 gradi che, sulla base di una fotografia reale e seria della situazione, analizzi successi, sconfitte, omissioni, carenze ed indichi gli interventi da fare, le soluzioni.

Il documento redatto da questo “ Osservatorio” non riporta una parola di tutto ciò.

Non ci dice alcunché delle attività mafiose nella regione, della montagna di capitali che le mafie hanno investito e continuano ad investire indisturbate tutti i giorni grazie alla complicità di esponenti politici ed istituzionali, dei beni mafiosi confiscati già dalla magistratura, delle iniziative da assumere (un’unica stazione appaltante, ad esempio, a livello regionale) per ovviare a tutte le carenze, le omissioni, complicità ecc. che hanno consentito finora ai mafiosi di entrare nelle amministrazioni pubbliche, nei consigli comunali ecc. e di diventare padroni di una parte consistente dell’economia del Lazio.

Tutto ciò nel silenzio e nell’inerzia più assoluti intanto di una società civile che mostra di aver perso la capacità di una pur minima reazione a questa corsa verso il baratro ed anche delle articolazioni politiche e sociali che esauriscono il loro ruolo in una serie di bla bla, di slogan, di affermazioni retoriche ed altre cose del genere.

Se i vari Montino, Peduzzi, Maruccio e quanti altri dell’opposizione che siedono sugli scranni della Regione Lazio hanno voglia di fare qualcosa di serio, denuncino con forza la vacuità di quel “documento”, chiedano la soppressione dell’”Osservatorio” (anche per risparmiare soldi ed eliminare doppioni) ed elaborino e pubblichino un controdocumento che dica le cose che quello della maggioranza non ha detto.

Se la sentono???