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Il CSM boccia il ddl Alfano

Il plenum del Consiglio superiore della magistratura conferma l’impianto fornito dalla settima commissione e dà un parere negativo sulle norme chiave del ddl di riforma del processo penale. Votano contro solo i membri “laici” di centrodestra, preoccupano l’accresciuto potere della polizia giudiziaria rispetto ai pm, l’estensione delle ricusazioni e la norma fatta su misura per il processo Mills. Il Pd chiede che si tenga conto del giudizio, ma la maggioranza attacca: “Giudizio fuori luogo”. Il vicepresidente Mancino: “Il Csm non approva e non boccia, è un parere articolato”

Il Consiglio superiore della magistratura boccia il ddl Alfano e approva con qualche piccola modifica il parere della VII commissione che respingeva le norme chiave del provvedimento. A favore hanno votato tutti i “togati” (i consiglieri magistrati), i “laici” (i membri nominati dal Parlamento) del centrosinistra, il vicepresidente Nicola Mancino. Contrari i laici di centrodestra; astenuto il laico dell’ Udc Ugo Bergamo. Mancino ha comunque chiarito che non di “bocciatura” si tratta, in quanto “il Csm non approva e non boccia” ma può dare, come in questo caso, un “parere articolato”. Tra gli aspetti del ddl messi sotto accusa da Palazzo dei Marescialli, il cuore del provvedimento: l’accentuata centralità della polizia giudiziaria rispetto ai pubblici ministeri.

In questo modo, sottolinea l’organo di autocontrollo della magistratura, “viene meno l’obbligatorietà dell’azione penale, ma anche la separazione dei poteri”. “Con queste norme non sarebbero state possibili le indagini sulla strage di Bologna, sulla P2 e sui Nar”, ha spiegato Betta Cesqui, di Magistratura democratica. In generale quelle “sui poteri forti”, come ha fatto notare Fabio Roia (Unicost), secondo cui il ddl Alfano contiene quattro violazioni della Costituzione e due norme dettate “dall’attualità giudiziaria” che avranno effetti negativi sulla ragionevole durata dei processi. Un chiaro riferimento alla norma che impedisce di acquisire le sentenze irrevocabili per i reati meno gravi, fatta su misura – secondo l’opposizione parlamentare – per il processo Mills.

Preoccupa la maggioranza dei consiglieri anche la norma che ha esteso i casi di astensione e di ricusazione dei giudici ai giudizi espressi fuori dall’esercizio delle funzioni nei confronti delle parti del procedimento e tali da provocare fondato motivo di pregiudizio all’imparzialità del giudice. Una formula così generica – come ha sottolineato uno dei relatori, il togato di Md, Livio Pepino – che provocherà ricusazioni a catena.

Polemica nei confronti del governo l’opposizione: “Ci auguriamo che questa volta il governo tenga conto dei numerosi rilievi al ddl Alfano contenuti nel parere del Csm. Sarebbe l’unico modo per evitare pasticci legislativi e passi indietro durante l’iter parlamentare”, ha detto Donatella Ferranti, capogruppo Pd in commissione giustizia alla Camera. “Dopo la bocciatura del Csm il governo ritiri immediatamente il ddl del ministro Alfano sulla riforma del processo penale”, le fa eco Alessandro Pignatiello (Pdci), che aggiunge: “La giustizia ad personam e ad orologeria del governo è inaccettabile per la civiltà giuridica del nostro Paese”.

Di parere opposto gli esponenti della maggioranza: “Il Csm continua ad ergersi a terza Camera dello Stato o a istituzione gemella della Corte Costituzionale. Nel contempo non si occupa del governo di una magistratura sempre più politicizzata e malfunzionante. Anziché criticare l’ottima riforma del ministro Alfano, il Csm farebbe bene ad occuparsi dei troppi giudici più attenti alla loro visibilità giornalistica che al funzionamento della giustizia”, ha dichiarato Italo Bocchino, vicecapogruppo del Popolo della libertà alla Camera. “Ci auguriamo che non corrispondano al vero – ha detto Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del Pdl al Senato – le anticipazioni delle agenzie di stampa secondo le quali, nell’approvare in sede di plenum il parere sul ddl di riforma del processo penale, il Csm si sarebbe limitato a sostituire l’affermazione di incostituzionalità con un giudizio di censurabilità con esplicito riguardo a determinati articoli della Costituzione. Della serie, se non è zuppa è pan bagnato”.

Non arretra l’artefice del provvedimento, il ministro della Giustizia Angelino Alfano: “Non vi è nessuna bocciatura, si tratta solo di un parere. E’ il Parlamento che promuove o boccia i disegni di legge, noi riteniamo che attraverso il nostro progetto di riforma del processo penale assicureremo piena parità tra accusa e difesa. Renderemo più efficienti le difese in giudizio dei cittadini sottoposti a processo penale, faremo sì che i pm possano svolgere pienamente il loro lavoro e che l’accertamento della verità dibattimentale possa essere più efficace e certo”.

La revisione del processo penale è uno dei tasselli della rivoluzione della giustizia messa in cantiere dal governo Berlusconi. Gli altri provvedimenti sono il ddl sulle intercettazioni (già approvato dalla Camera) e la riforma del Csm (progettata rivoluzionando il sistema di elezione per creare, dal principio, una separazione di fatto tra giudici e pm). Collegato e pericoloso per l’esecutivo pende il giudizio della Corte costituzionale del lodo Alfano, atteso per dopo la pausa estiva. Se i giudici della Consulta cancelleranno l’immunità per il premier, questi dovrebbe essere chiamato a giudizio nell’ambito del processo Mills per corruzione in atti giudiziari.

Andrea Scarchilli
(Tratto da www.aprileonline.info)