Pastena, piccolo comune del frusinate, epicentro nazionale di legalità
MAGISTRATI ANTIMAFIA, ASSOCIAZIONI, POLITICI E GIORNALISTI E CITTADINI A CONFRONTO
La nuova stagione dei sindaci in Italia non è rappresentata solo dai volti noti e sorridenti di Luigi de Magistris e
Giuliano Pisapia. Nel momento in cui i due simboli del cambiamento conquistavano, col sostegno entusiasta dei
loro concittadini, i municipi di Napoli e Milano, analoghe piccole-grandi rivoluzioni nel segno del consenso
popolare avvenivano in altre località della Penisola, dando vita nei fatti all’apertura di fasi di governo all’insegna
della discontinuità rispetto alle precedenti esperienze, tutte generalmente opache e compromesse.
A Pastena, 1600 abitanti, nel Parco dei Monti Ausoni, sta avvenendo qualcosa del genere. Primo cittadino è
stato infatti eletto nella tornata di maggio Arturo Gnesi, medico, esponente dal volto pulito che da sempre
presta la sua opera, da volontario, nell’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto. Un segnale non da poco in
una terra, come il Lazio, che è ormai da tempo terra di conquista per i Casalesi.
Ed è stato proprio il sindaco Gnesi ad accogliere i partecipanti all’incontro pubblico dedicato ad analizzare le
forze in campo nello scontro in atto, anche su quelle terre, fra Stato e antistato.
Organizzata dalla Caponnetto e dal mensile La Voce delle Voci, la serata del 29 giugno, condotta dal
condirettore della Voce Rita Pennarola, ha visto una sala comunale gremita di cittadini, sindaci ed esponenti di
primo piano delle forze dell’ordine, giunti dal Lazio e dalla Campania per sostenere personalmente l’iniziativa.
«L’antimafia – ha spiegato nel suo appassionato intervento il presidente della Caponnetto, Elvio Di Cesare – è un
compito di tutti i cittadini e non solo degli inquirenti. Noi lo facciamo da anni raccogliendo prove ed elementi sul
territorio, collegandoci con gli investigatori ed offrendo loro il supporto dei materiali raccolti». Basti citare un
solo caso: è stato grazie alle prime indagini della Caponnetto su una società di trasporti, la Paganese, che la
direzione antimafia di Latina ha aperto l’incandescente fascicolo sul mercato ortofrutticolo di Fondi, che oggi
vede a giudizio uno fra i più pericolosi sodalizi criminali del Casertano operanti nel basso Lazio.
Sull’importanza che contributi come questo rivestano per la magistratura impegnata sul campo si è soffermato
Giovanni Conzo, pm di prima linea in quella antimafia partenopea che negli ultimi anni ha decapitato il clan dei
casalesi. «Dalle verbalizzazioni dei collaboratori di giustizia – ha detto Conzo – emerge come oggi la camorra
non intimidisca e non taglieggi più gli imprenditori: piuttosto li “alleva”, li lascia crescere, considerandoli una
“risorsa” per l’economia criminale». Riflettori puntati, per il dottor Conzo, anche su quella ormai estesissima
fascia di professionisti – non solo avvocati, ma anche ingegneri e soprattutto commercialisti – che
accompagnano i clan nella loro escalation economica e ne permettono l’estensione ben oltre i confini nazionali.
Sulla stessa falsariga Maria Antonietta Troncone, procuratore aggiunto in un’altra Procura di frontiera, quella di
Nola, e per lunghi anni in forze alla Dda di Napoli: «allo sforzo investigativo finora messo in campo, non fa
riscontro poi, in dibattimento, una legislazione adeguata. Assistiamo infatti ad un progressivo depotenziamento
delle norme che consentono di arrivare alle condanne». Tanto la dottoressa Troncone, quanto il pm Conzo,
hanno poi inteso sottolineare il ruolo del giornalismo d’inchiesta sul campo di questa autentica battaglia per la
riaffermazione della legalità e dei diritti, tributando ampi riconoscimenti in tal senso alla Voce delle Voci.
E proprio dalla “fucina” della Voce proviene uno fra i più giovani ed apprezzati cronisti, Nello Trocchia, autore
del libro “La Peste” ed oggi collaboratore del Fatto Quotidiano. Intervenuto al dibattito, Trocchia ha posto
l’accento su un tema strategico: lo scioglimento dei Comuni per mafia e la “doppia velocità” delle Prefetture,
che spesso omettono perfino di inviare commissioni d’accesso anche laddove esistano collusioni conclamate.
Di tutto rilievo, infine, le relazioni del capo della squadra mobile di Latina Cristiano Tatarelli, e del sociologo
Amato Lamberti. E di Lamberti la migliore conclusione per un incontro di così elevato livello. «Dobbiamo
distinguere – ha detto il docente universitario – fra criminalità organizzata e mafie. Le vecchie categorie sono
saltate. Il crimine organizzato è quello che fa affari illegali prima svuotando le montagne per cementificare città e
paesi, poi riempiendo con montagne di rifiuti le cave lasciate sul territorio. Sono sistemi che purtroppo oggi
esistono ovunque. Ma le mafie, quelle vere, sono una parte determinante della politica nel nostro Paese. Alle
mafie non interessa il pizzo: vogliono tutti i soldi del bilancio dello Stato. Altro che spaccio o traffici, altro che
tangenti o pizzo….».
Una grande serata a Pastena, con una lezione di legalità che arriva da un paesino arroccato sulle verdi montagne
del frusinate. La promessa, in conclusione, è una sola: si replica. Ci rivedremo a Pastena.