IL SISTEMA E' IRRIFORMABILE ? L'incontro organizzato dal Sindaco del Comune di Pastena, dr. Arturo Gnesi e dall'Associazione Antimafia “Antonino Caponnetto”, svoltosi il 22 novembre presso il salone di rappresentanza dell'amministrazione provinciale a Frosinone, ha posto l'accento sul quesito se il sistema attuale sia o meno riformabile. Ha introdotto e moderato in prosieguo i lavori il dr. Arturo Gnesi che aveva convocato per l'occasione i sindaci dei novantuno comuni della provincia di Frosinone per discutere sul tema “La prevenzione ed il contrasto alla corruzione e alle infiltrazioni al crimine organizzato e mafioso”. Molti i sindaci, i vicesindaco e gli assessori di gran parte dei comuni del frusinate presenti all'incontro. Sintetizzare le circa tre ore di relazioni è compito arduo per cui ci limiteremo a estrapolare i concetti salienti emersi nel corso dei lavori. Il dr. Arturo Gnesi ha sottolineato come la corruzione riguardi tutti e, principalmente, essa è l'espressione di un disagio sociale. Se non correliamo corruzione a clientelismo e mafia resteremo distanti e non incideremo nelle nostre realtà. La corruzione ha un rilievo sociale ed un impatto nella vita di tutti i giorni compresa in quella degli operai che restano a casa. Tuttavia, le istituzioni rispondono in maniera insufficiente. Bisogna chiedersi se i politici intendano adottare dei palliativi o intervenire in maniera radicale sul problema. Si vuole restare nel cosiddetto c.d. coma etico oppure si vogliono introdurre concetti nuovi perchè i giovani e gli amministratori recuperino spazio alla legalità? Il dottor Elvio Di Cesare, segretario nazionale dell'associazione Caponnetto, si è mostrato per la prima volta pessimista e scettico riguardo alle possibilità di soluzioni ed ha affermato che il sistema è irriformabile avendo l'Italia raggiunto il punto più basso del degrado morale, civile ed economico. Ha richiamato ogni cittadino al proprio dovere di seguire il comportamento dei rappresentanti delle istituzioni individuando, denuciando e facendo arrestare i responsabili e anche chi dovrebbe occuparsi di arrestarli ma non lo fa. Il Lazio è ormai una regione dove la criminalità organizzata ha posto le proprie basi operative nell'indifferenza più totale; difficilmente, quindi, nella nostra regione, vi saranno imprenditori disposti ad investire (soprattutto nelle provincie di Latina e Frosinone, ormai etichettate come provincie in mano alle mafie). L'investitore serio non viene ad investire i proprio capitali quì; la classe politica è inadeguata perchè non si pone questi problemi ed anzi li nega. Ma, secondo il Presidente Di Cesare, i motivi sono essenzialmente due: o ci si trova di fronte ad imbecillità e bisogna allora eliminare questi soggetti dai posti di responsabilità o ci si trova di fronte a collusione e quindi essi vanno messi in galera! Tertium non datur. Questo è il compito che si prefiggono le associazioni che fanno antimafia responsabilmente ma oggi si è di fronte ad un livello di mafiosità tale che non c'è ormai più tempo. La bonifica va fatta immediatamente. E' intervenuto al convegno anche il giovane Umberto Zimarri dell'associazione culturale “L'indifferenziato” di San Giovanni Incarico, il quale ha esordito dicendo che fare antipolitica è semplicemente un ritorno alla politica così come era considerata dagli antichi greci. Ha citato Nicola Tranfaglio e Peppino Impastato sostenendo che non è possibile vivere in uno Stato che non può o non vuole far rispettare le leggi. I giovani sentono il bisogno di urlare il loro dissenso e far affrontare le problematiche serie non con leggerezza e superficialità. Non bisogna abituarsi alla illegalità, bisogna far si che il merito, unica carta per i poveri e gli onesti, sia l'unico criterio di discrimine. I giovani chiedono: l'approvazione di leggi che impediscano a indagati ed imputati di reati di mafia e corruzione l'accesso a ruoli di rappresentanza; maggiore tutela per i magistrati che indagano sui rapporti tra mafia e parti corrotte delle istituzioni; una legge che colpisca con più veemenza il reato di corruzione. I giovani dell'associazione “L'indifferenziato” hanno fatto proprio lo slogan I have a dream: sognano una società in cui il denaro che le mafie sottraggono allo Stato e all'economia legale possa essere destinato alle persone senza lavoro e alla scuola pubblica; che gli appalti pubblici finiscano alle ditte di onesti imprenditori e no in quelle colluse con il malaffare; che sognano che la loro regione sia conosciuta nel Mondo per le sue bellezze e le sue tradizione e non per aver dato i natali alla Quinta Mafia; sognano che non ci siano più persone trucidate, uccise o fatte saltare in aria solo perchè facevano il loro dovere. Sognano di respirare un profumo di liberà che cancelli per sempre il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e della complicità. Simona Ricotti, vicepresidente dell'associazione “Caponnetto”, prima di illustrare un protocollo realizzabile in ciascun Comune d'Italia al fine di esercitare un monitoraggio su ogni singolo appalto e garantirne la cristallinità, ha ricordato che per Borsellino la mafia è mafia in quanto esiste una sua collusione per la politica. È quindi impensabile delegare solo alle forze dell'ordine il contrasto alle mafie: la prevenzione è compito precipuo di tutte le forze sociali. E' un dovere etico e morale da parte di chi amministra contrastare corruzione e radicamento delle mafie sempre intrecciati tra di loro, ma non è solo un dovere etico, c'è una ragione di tutela dell'economia. Il Presidente della Corte dei Conti ha dichiarato che il denaro sporco riciclato è pari a 150 miliardi di euro e uno studio di Bankitalia comprova che il PIL legato alle attività illegali è pari al 16,5%. Numeri questi che falsano l'economia “regolare”. Ma il maggior spreco di denaro pubblico si ha con gli appalti. È difficile per un'impresa sana inserirsi nel mercato mentre è più facile per le imprese colluse scardinare i mercati e ciò perchè spesso le imprese mafiose sono più in regola godendo di maggiore liquidità. Ci si può accorgere del mutamento sul territorio allorchè le mafie si organizzano per appropriarsi dello stesso: sintomatici diventano quindi i negozi che chiudono, altri che cambiano attività, proprietari che si avvicendano sino a pervenire ad un mutamento morfologico dell'economia del territorio. Ma poche e semplici procedure potrebbero garantire l'eliminazione dal mercato delle imprese colluse: occorrerebbe, innanzitutto, creare stazioni uniche appaltanti -S.U.A.- che seguano tutto il procedimento di affidamento. In ogni Comune va istituita una specifica commissione antimafia tecnica ma non politica, approfittando anche della possibilità di inserimento di lex specialis di gara. Le norme già esistenti vanno ampliate per consentire il controllo della società civile sulla trasparenza. Per ultimo, ha tenuto il suo discorso il prof. Ing. Augusto Leggio, esperto di tecnologie dell'informazione della comunicazione che ha esordito confermando il concetto secondo cui il denaro fugge dalle regioni dove si avverte la presenza della criminalità. Il benessere economico deriva da un'economia libera da vincoli; la globalizzazione è un fatto di per sé neutro ma se non si vigila sugli abusi essa degenera. Un'economia senza regole a causa di assenza di vigilanza produce la trasformazione del denaro in denaro “fittizio”. Spostare denaro dall'economia reale a quella fittizia impoverisce la crescita dell'economia mondiale. Le norme non sono adeguate a gestire le situazioni; il diritto societario è carente; i reati oggi superano i confini della singola nazione e i magistrati hanno difficoltà a reperire prove al di fuori dei fuori confini perchè il denaro non si sposta più fisicamente ma attraverso transazioni elettroniche. Nasce in piccoli tagli che passano attraverso i cambiavalute che li agglomerano e, successivamente, vengono tradotti in moneta elettronica, polverizzati, girano per il circuito e vengono riagglomerati e reimmessi in conti corrrenti su banche intestati a persone rispettabilissime. L'organizzazione della criminalità a livello mondiale è una rete di reti a volte in conflitto tra loro e a volte no ma l'effetto della criminalità e della corruzione è sempre identico: l'arricchimento a vantaggio personale o del gruppo di appartenenza al di fuori della legalità, con sottrazione di risorse al bene comune. Quando il settore criminale entra in contatto con quello finanziario o economico si mischia all'economia legale. L'impatto con il settore produttivo abbassa la produttività del lavoro, la visione di breve periodo arresta lo sviluppo sul mercato del lavoro; le imprese regolari vengono minacciate ed espulse; si annulla la professionalità. Purtroppo, i limiti in Italia per un corretto funzionamento della giustizia e il pieno appagamento dei requisiti di legalità sono dati dai tempi eccessivi e dalle prescrizioni; dalle immunità concesse a detentori di responsabilità pubbliche; dall'inefficacia del sistema di segnalazioni sospette; dalla gestione affatto imparziale del conflitto di interessi. Sostanzialmente, la “mafia” intesa come corruzione politica e sistema clientelare è oggi un freno al sano sviluppo economico del Paese; è la causa prevalente dell'attuale crisi economico-finanziario che attanaglia l'Italia, dell'aumento del numero di disoccupati e della chiusura di imprese piccole e medie. Il pessimismo cosmico e il senso di impotenza emerso dalle voci degli stessi relatori è però compensato dal grande attivismo dell'Associazione Caponnetto volto a dar voce agli italiani onesti che cercano di realizzare il sogno di un'Italia diversa.