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Il Comune di San Felice Circeo intitoli con il nome di Nicola D’Andrassi, ucciso dalla mafia, una piazza o una strada centrali

Oggi, 11 marzo 2011, ricorre il ventiduesimo anniversario della morte di Nicola D’Antrassi, un sanfeliciano che fa parte della lunghissima lista delle vittime della mafia. Ci sembra giusto, dopo tanti anni di dimenticanza, ricordare la figura di un uomo che ha sacrificato la propria vita per difendere quei principi di legalità cui era indissolubilmente legato ed indicarla ai giovani come esempio.

Nicola D’Antrassi era nato a San Felice Circeo nel 1926 e qui aveva vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza fino a quando, per motivi di studio, si era trasferito a Roma dove, poi si laureò in Giurisprudenza nel 1949. Aveva deciso, però, di dedicarsi alla attività imprenditoriale e si trasferì in Sicilia – a Scordia – dove avviò una florida attività di commercio di agrumi con un’azienda che giunse a contare fino a 200 dipendenti e che estese la propria clientela nel nord Italia, in Germania ed in Svizzera. Nicola D’Antrassi, grazie alle sue capacità imprenditoriali, al suo carattere fermo ma corretto, al rispetto delle condizioni contrattuali, alla sua onestà assunse ben presto ad un ruolo importante tra i commercianti della provincia di Catania. Ma il suo carattere cordiale ed amabile lo avvicinava anche ai problemi della gente comune verso cui si dimostrò sempre disponibile. Purtroppo, un atteggiamento così aperto e corretto nel lavoro come nel quotidiano, lo rese inviso a quegli individui che, nella vita, hanno obbiettivi ed atteggiamenti molto diversi.

La vita di Nicola D’Antrassi finì nel più vile degli agguati: con un colpo di pistola esploso alle spalle da un vigliacco che non trovò il coraggio di guardarlo negli occhi.

Il suo attaccamento a San Felice era noto a tutti. Ogni anno trascorreva almeno un mese nella sua casa, “La Villetta” insieme con la sua numerosissima famiglia e non perdeva occasione per parlare con amore del suo paese natale.

La città di Scordia, gli ha dedicato una piazza, la biblioteca comunale ed un premio culturale, mentre il comune di San Felice sembra averlo completamente dimenticato.

Forse l’ipotesi, tante volte avanzata dai nostri ultimi sindaci, secondo la quale il territorio del Circeo sarebbe immune da qualunque tipo di infiltrazione malavitosa, spinge a non volersi “macchiare” con il ricordo di un concittadino, eroe della società civile, ucciso dalla mafia.

Noi che la pensiamo diversamente…