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IL COLLASSO DELLA POLITICA  E LA SUA TRASFORMAZIONE

Reggio, parla l’ex sindaco Licandro: “Così la politica è crollata qualitativamente e la ‘ndrangheta è entrata nelle scelte amministrative”

a un clima irrespirabile”. Licandro si dimette nel marzo 1992, dando il via allo scandalo corruzione. Un ulteriore colpo dal cuore per Reggio Calabria. E la frase celebre, ricordata in aula: “Il 10% del consiglio comunale è stato eletto con i voti della ‘ndrangheta”. Su input del pm Musolino, Licandro spiega: “Dopo quella frase venni attaccato duramente e lì iniziò il mio declino. Successivamente ai magistrati spiegai che la mia era una deduzione politica”.

Una politica che, anche a causa di quanto accadeva a livello nazionale, avrebbe subito secondo Licandro un crollo qualitativo: “Da una classe dirigente formata politicamente, vedevo una politica più legata a logiche affaristiche” ricorda l’ex primo cittadino. Quello che emerge in quegli anni, infatti, è un cambio di prospettiva. La fine delle ostilità mafiose avrebbe permesso alle cosche, ora riappacificate, di concentrarsi maggiormente sugli affari: “Era tornata l’attenzione sulla politica, che durante la guerra era stata accantonata”. Sono infatti gli anni dell’ormai celeberrimo Decreto Reggio: oltre 600 miliardi di vecchie lire calati a pioggia sulla città, per rivoltarla come un calzino dopo la mattanza.

Due terzi delle opere vennero assegnati a una società che faceva riferimento all’IRI e che, quindi, era di stampo paraistituzionale, un terzo, invece, al consorzio di imprenditori locali “Reggio ’90”, che comunque non farà una bella fine: “Io appaltai solo il rifacimento dell’acquedotto, perché poi mi dimisi. Successivamente raccontai delle pressioni per i lavori sul centro direzionale”

Soldi su cui si sarebbero concentrate trame di natura politica e corruttiva, ma sui la ‘ndrangheta avrebbe fin da subito messo gli occhi e successivamente le mani: “Ricevetti le confidenze degli imprenditori, che mi raccontarono come l’impresa si aggiudicasse l’appalto, dovendo poi fare i conti con gli esponenti della ‘ndrangheta sul territorio”. Ecco il cambio di prospettiva, non solo la ‘ndrangheta che lucra attraverso i lavori e le mazzette, ma un livello più alto, che si sarebbe spinto fino al livello decisionale: “Le scelte dell’Amministrazione, ancor prima di essere prese, venivano comunicate alla ‘ndrangheta, che provava così a incidere sulle scelte”.

A distanza di 27 anni circa, forse non molto è cambiato.

 

17 maggio 2019

fonte:http://ildispaccio.it