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Il centrodestra che compatto tifa per Di Matteo e chiede la testa di Bonafede è lo stesso che ieri lo ricopriva di insulti

Il centrodestra che compatto tifa per Di Matteo e chiede la testa di Bonafede è lo stesso che ieri lo ricopriva di insulti

Di redazione

Le parole del pm Nino Di Matteo su certe scelte del Guardasigilli Alfonso Bonafede al Dap hanno fatto scattare le accuse di essersi fatto influenzare dai boss mafiosi nelle nomine. Chi ha usato le parole di Di Matteo sulle nomine al Dap per chiedere le dimissioni di Bonafede è l’intero centrodestra. Molti dei deputati e senatori che oggi chiedono la testa di Bonafede sulla base delle dichiarazioni di Di Matteo, sono gli stessi che ieri a qualunque dichiarazione del pm di Palermo sulle indagini antimafia attribuivano più o meno rilevanza zero. Questioni di coerenza, si direbbe. Il senatore Luigi Vitali è stato, dentro Fi, uno dei tanti a chiedere a Bonafede di dimettersi “a seguito di quanto raccontato da Nino Di Matteo”. Anzi, Vitali chiede che “il Guardasigilli venga a dare spiegazioni in Antimafia, ma che subito dopo si dimetta”. Insomma Vitali come Gelmini, Bernini e tanti altri sembrano oggi prendere le parole di Di Matteo come oro colato mentre ieri alle stesse parole, su altri versanti antimafia, attribuivano un valore pari allo zero se non di meno.

Nel novembre del 2019, ad esempio, quando Nino Di Matteo parlò della trattativa Stato-mafia su Rai Tre, il suo argomentare sul processo in corso fu definito “vaniloquio da mitomane” da Andrea Ruggieri, “vergognosa propaganda senza contraddittorio” da Maurizio Gasparri, “una delle più brutte pagine della Rai” da Alessandra Gallone. Non solo, molti in Fi, spiegavano che le inchieste di Nino Di Matteo non avevano grande credibilità perchè “trattasi di un pm assiduo partecipante alle iniziative del M5S”.

Lo stesso Matteo Salvini che oggi crede alle parole di Di Matteo come se fossero parole di Dio (“Le accuse nei confronti del ministro Bonafede sono gravissime anche perché arrivano da un uomo di legge, da un uomo di giustizia”, ha detto il leader della Lega) scrisse nel 2017 che è “ridicolo indagare Berlusconi per le stragi di mafia. È il solito intervento politico di una parte della magistratura”. Si dirà, avranno cambiato idea, è segno di intelligenza o rescipiscenza? È legittimo. Però è sempre bene tenere conto dei cambi di opinione (come di casacca) dei politici. Questione di coerenza.

5 maggio 2020

Fonte:https://www.juorno.it/