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Il “caso Fondi”. -Qualche riflessione che ci deve impegnare ad un lavoro gravoso.

“La mafia è mafia perché ha un organico ed irrinunciabile rapporto con la politica”, ha scritto Renda.

E, quando parliamo di mafia, dobbiamo parlare di politica.

Parliamo del “caso Fondi”.

Esso è nato ed è morto tutto internamente ad un determinato schieramento politico.

Una parte di questo schieramento contro l’altra parte.

Una questione di spazi personali o di gruppi tutti interni.

Opposizioni, stampa, opinione pubblica illuminata, la stessa magistratura inquirente, noi stessi, ci siamo visti tutti costretti a giocare di rimessa man mano che dallo scontro mortale fra i due sottogruppi dello stessa area politica in lotta fra di essi emergevano elementi più o meno di rilevanza penale o comunque tale da far sospettare che ci fossero.

Noi abbiamo tentato di andare oltre per “capire” cosa eventualmente potesse nascondersi dietro, quali grossi interessi di natura NON politica e altre cose compatibili con il lavoro che facciamo.

Lo scontro è andato avanti, è volato qualche straccio e ad un certo punto è partito l’alto là con un messaggio lapidario, duro, tale da dover far sobbalzare la gente pensante dalla sedia: ” pezzi deviati dello Stato”.

Beh, quando si parla di “pezzi deviati dello Stato”, si fa subito a pensare a Palermo, alla trattativa di cui si parla fra Stato e mafia, ai Servizi ed al ruolo che questi svolgono ed altre cose del genere.

Roba pesante che avrebbe dovuto indurre chi ha l’obbligo istituzionale di indagare a chiamare l’autore di questo messaggio per chiedergli conto di cosa volesse intendere ed a chi intendesse riferirsi.

Non è successo niente.

Misteri su misteri.

Chi ha pronunciato quell’accusa non è un mentecatto, uno scemo.

E’ una persona colta, una mente raffinata che ricopre importanti incarichi politici ed istituzionali e, quindi, non parla a vanvera.

Il “caso Fondi” è stato chiuso come tutti sanno.

Ma non è questo che ci interessa perché, a dirla tutta, non ci aspettavamo più di tanto, considerato l’habitat pontino.

Quello che ci ha fatto aprire gli occhi sulla realtà –che, attenzione, va tutta ancora da scoprire- sono i tanti “ silenzi” di chi avrebbe dovuto gridare e non ha gridato.

I “silenzi”.

Le tante sceneggiate cui non sono seguite azioni concrete e determinate.

I “silenzi” che lasciano tanto amaro in bocca e tanti, tantissimi interrogativi.

Non lo diciamo per noi perché, o bianco o rosso o verde o turchino, noi non ci aspettiamo più di tanto da chicchessia perché sappiamo dell’esistenza di trasversalità e sappiamo, quindi, comportarci alla bisogna e… , comunque, per noi c’è sempre tanto lavoro.

Ma la cosa ci interessa perché sappiamo a questo punto che, forse, i canoni che ci hanno guidato finora vanno tutti rivisti.

E, questo, francamente, ci spaventa perché ci obbliga ad un superlavoro, non potendo contare su nessuno, che ci sfiancherà.

Insomma, sul “caso Fondi” bisognerà riflettere e lavorare tantissimo.