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Il “caso Fondi” non é chiuso.Convegno del PD

di GAETANO CARNEVALE

Il “caso Fondi” non è risolto. All’elettorato, che andrà a votare a marzo, non è stata data ancora chiarezza sulle ragioni del mancato scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni della criminalità. Provvedimento evitato con le dimissioni di sindaco e giunta poche ore prima della decisione del consiglio dei ministri. «Troppe le ombre» – hanno detto in coro magistrati, amministratori e parlamentari, che nella serata di venerdì hanno partecipato al convegno organizzato dal Pd su “Antimafia in Comune. Il contrasto alle infiltrazioni mafiose nella politica e negli appalti”. Ombre, che «si sono infittite con gli attacchi all’operato dell’ex prefetto Frattasi con le querele promesse dal senatore Claudio Fazzone allo stesso rappresentante dello Stato e con le dichiarazioni del presidente della provincia Armando Cusani». Secondo Laura Garavini, della commissione antimafia «l’iter è ancora nebuloso, Maroni non ha ancora emanato un decreto che per legge doveva essere reso pubblico dopo tre mesi». Il magistrato Raffaele Cantone, analizzando la legge del 1991 ne ha rilevato incongruenze, concludendo «la non legge depotenzia la lotta alla mafia». Per Alberto Cisterna, ex procuratore di Palmi, «le infiltrazioni sono silenti», e ha sottolineato come lo stesso Ministero ha riconosciuto che «Fondi soffre di infiltrazioni perché i fatti sintomatici ci sono tutti». Vittorio Mete, ricercatore in sociologia politica dell’università di Firenze ha osservato che «Fondi segna uno spartiacque nella lotta alla mafia». Molto applaudita dal pubblico la testimonianza del sindaco di Niscemi, Giovanni Di Martino, Comune siciliano commissariato per oltre tre anni «durante i quali è stato possibile riaccendere una coscienza civica e l’orgoglio per la rinascita della città». Sesa Amici si è chiesta «a chi giova?». Sconsolato il commento di Enzo Letizia segretario dell’Associazione nazionale dei funzionari di polizia sulla relazione Frattasi: «Un lavoro buttato a mare».
Gaetano Carnevale

(Tratto da Il Messaggero)