Per il “caso Fondi” l’idea che i soggetti dei quali si
sussurrano i nomi abbiano avuto la forza per
impedire che il Consiglio dei Ministri dell’epoca
accogliesse la richiesta di scioglimento della vecchia
amministrazione comunale fatta dagli allora Prefetto di
Latina e Ministro degli Interni non ci ha sfiorato
nemmeno e continua a non sfiorarci.
Debbono esserci stati, per forza, altri soggetti ed altri
fattori.
Di altra statura, di altro peso, ben più alti.
Si tratta di accertarne dimensioni ed identità.
Dovessimo impiegarci 10 anni, dobbiamo riuscirci.
Ciò, non tanto per pelosa caparbietà, ma, soprattutto, per
“capire” con “chi” abbiamo a che fare allorquando parliamo
di mafie nel Basso Lazio e nel sud pontino.
Fondi non è un comune qualsiasi.
Essa, infatti, è centro dal quale e sul quale convergono e si
consolidano, in virtù della presenza del secondo Mercato
Ortofrutticolo del Paese, grandissimi interessi economici
, alcuni dei quali riconducibili a clan e gruppi di ogni
specie.
Sodali inclusi.
Ecco, bisogna scovare e dare un nome ai sodali perché
siamo convinti che questi sono rimasti tutti nell’ombra.
Per la prima ed unica volta nella storia della Repubblica
Italiana un Consiglio dei Ministri ha rifiutato di accogliere
una richiesta di scioglimento di un Comune fatta da un
Prefetto e da un Ministro degli Interni.
Per la prima ed unica volta, ripetiamo.
Ma c’è ancora di più.
Alcuni volti sono cambiati, altri no.
Nel silenzio generale, di tutti, ma proprio tutti.
Roba da non crederci.
G. Tomasi di Lampedusa ci fa un baffo.
Ciò, più che meravigliarci, ci insospettisce e non poco.
Dalle carte relative alle indagini finora svolte non
emergerebbero elementi di rilievo penale a carico degli
amministratori attuali, per carità e, quindi, a quel che si
sa, risulterebbe che si tratta di persone “pulite”.
Ma il discorso non riguarda queste persone, ma quelle che
potrebbero stare “dietro”, magari anche a loro insaputa.
La storia del Teatro Siciliano che chi scrive si vide
costretto, anni fa, a ristudiare il giorno in cui un direttore
di un giornale lo chiamò per dirgli: “Ti assegno un tema –
“pupi e pupari”-, sbizzarrisciti come ti pare e tirami fuori
un’inchiesta con almeno tre pezzi”.
Si parlava di un piano regolatore di una città molto
importante.
Di pezzi ne vennero fuori ben cinque, anzicché i tre
richiestigli.
Ma perché Fondi, a parte la presenza del MOF, è un centro
di importanza eccezionale, non solo sul piano economico,
e, quindi, di forte attrazione da parte di mafie e gruppi di
interessi?
La sua posizione geografica la colloca fra Napoli e
Roma, più prossima alla Capitale, vicina una trentina di
chilometri a Gaeta e Formia ed ai loro porti e con un
litorale lunghissimo che si estende da Terracina a Sperlonga
e con possibilità di approdi notevoli.
Ma c’è un altro aspetto di cui bisogna tener conto e che non
va affatto sottovalutato:
Fondi è collocata nel sud pontino e tutti sappiamo che
questo territorio è sotto il dominio dei Casalesi che lo
considerano “provincia di Casale”.
I Casalesi non fanno parte della camorra ma di “Cosa
Nostra”.
Riscontri della saldatura su Fondi fra camorra e Cosa
Nostra sarebbero emersi da vecchie come da nuove
inchieste, le prime dei Carabinieri di Cefalù e le seconde
delle DDA di Napoli e di Roma (le “Damasco”).
Non manca, inoltre, la presenza di elementi riconducibili alla
‘ndrangheta.
Tutte e tre, le mafie storiche, d’amore e d’accordo nel
condividere il controllo di un territorio sul
quale, peraltro, non c’è stata mai, fino a qualche tempo fa,
un’attenzione adeguata da parte delle istituzioni al punto da
consentire il consolidamento di una presenza attiva
trasformatasi nel tempo in un vero e proprio radicamento.
Una perfetta simbiosi fra territorio e mafie?
E’ quanto abbiamo intenzione di accertare, anche con il
supporto, oltre che delle nostre conoscenze dirette, di quei
cittadini fondani perbene anch’essi ansiosi-crediamo –
, come noi, di “scoprire” quanto eventualmente non fosse
stato possibile scoprire finora.
Un lavoro immane, paziente e che richiederà tempi lunghi e
che dovrà passare attraverso il monitoraggio di presenze e
proprietà soprattutto sulla parte lato mare del territorio.
Un lavoro, però, necessario per “capire” se ci sono o meno
“pupi” e “pupari” e consentirci, poi, di passare alle fasi
successive dell’indagine.
Un passo alla volta.
Intanto, aspettiamo che anche i cittadini onesti di Fondi e
dintorni ci diano, anche in forma anonima, una mano.