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Il “caso Fondi” è chiuso o c’è qualcosa che deve ancora succedere?

A bocce ferme, fatte a freddo le opportune valutazioni ed analisi e stando ai fatti -e solo a questi- e non più alle emozioni ed alle pulsioni, da tutto il bailamme del “caso Fondi” e connessi, emerge che coloro che ne sono usciti un poco ammaccati sono stati in certo qual modo il senatore e il presidente della provincia.

Il primo con la villa intestata ai familiari sequestrata e dichiarata abusiva, villa che probabilmente, alla fine di tutti i percorsi giudiziari, verrà abbattuta; il secondo con l’albergo anch’esso dichiarato abusivo.

Non vogliamo prenderne le difese, intendiamoci bene.

Citiamo i fatti e solo i fatti.

Punto.

Questo per quanto riguarda il livello politico.

Per quanto riguarda, invece, quello più basso, a finire nei guai sono stati soggetti campani e calabresi.

Nessun siciliano.

Eppure, rileggendo una vecchia informativa dei Carabinieri a Fondi e nel mercato ortofrutticolo non ci sarebbero solamente calabresi e campani, ma anche qualche siciliano, come pure, sempre sembra, qualche collegamento ci sarebbe fra Fondi e la Sicilia (v. appunto l’informativa dei CC di Cefalù e qualche altra che riguarda una recente inchiesta sui trasporti ecc. ecc. ).

Non vogliamo addentrarci nelle vicende giudiziarie, che non ci competono.

Registriamo solo sensazioni, paure.

A questo punto sono d’obbligo, però, alcune considerazioni perché quanto detto finora rappresenta solo la premessa.

La storia ci dice che il vecchio PCI, diventato poi DS e, poi ancora, in parte PD, anche nei momenti in cui ufficialmente ha gestito il potere, in effetti non lo mai gestito appieno perché –forse perché allettato dal potere stesso, che vede nelle sue varie articolazioni, la compartecipazione sempre di più soggetti, o forse ancora a causa della sua mania di smarcarsi al più presto dai vecchi miti e dai vecchi simboli- ha sempre giocato un ruolo nel Paese spesso non primario e molto più ancora spesso addirittura volutamente subalterno rispetto alla destra ed allo schieramento moderato.

Nel Lazio in particolare, dove ci sono la Capitale ed i simboli del Paese.

Con tutti i grandi poteri ed i grandi interessi politici ecc.

E’ vecchia storia, per gli addetti ai lavori e le persone informate, l’esistenza di voci che parlano di… ”trasversalità” in base alla quale non tutto è nero nero, rosso rosso, bianco bianco, giallo giallo e così via.

Tutto assumerebbe colori anomali, sfumati, nuovi, mai netti.

Questo ovviamente per quanto riguarda il mondo della politica.

Con tutte, ovviamente, le ricadute sugli altri settori nei quali la politica direttamente od indirettamente è in grado di incidere.

E’ presumibile, quindi, ove queste sensazioni si traducessero in realtà, che, come a Roma, anche a Viterbo, Rieti, Latina, Frosinone ecc. ecc. e, quindi, anche a Fondi, potrebbe essere successo, o potrebbe succedere la stessa cosa.

Certo è che sul “caso Fondi “ l ‘opposizione è apparsa fragile, timida, flaccida, silenziosa, tanto silenziosa

E’ un dato di fatto e la sensazione è che tutta la partita sia stata fatta all’interno di una stessa parte.

A parte qualche apparizione di facciata e qualche sparata, il PD nazionale, regionale e provinciale in particolare non ha svolto quel ruolo attivo, di primo partito di opposizione, di attacco, dopo la vergognosa decisione/non decisione del governo Berlusconi che non ha accolto la richiesta di scioglimento fatta dal Prefetto di Latina e dal Ministro dell’Interno.

L’inerzia più assoluta ed il silenzio più tombale, quando, al contrario, l’opposizione, se di opposizione si tratta, avrebbe dovuto tappezzare i muri della Capitale di manifesti di protesta, occupare in modo simbolico, in modo da far parlare i media di tutto il mondo, le aule consiliari e quelle parlamentari.

Niente.

Niente di niente.

E chi fra i suoi uomini -come il consigliere fondano Bruno Fiore- ha osato derogare dalla linea del partito costituendo un comitato antimafia nel quale si sono raccolti soggetti ed associazioni che nel PD non si sono mai riconosciuti e probabilmente mai si riconoscerebbero, attaccando, peraltro, senza mostrare di aver paura anche dopo alcune minacce ed attentati subiti, le mafie ed i poteri forti, è stato messo in minoranza, isolato ed emarginato negli stessi ambienti del PD.

Fuoco amico, si dice in gergo militare.

Né coloro, sempre PD o di alcuni altri partiti del centrosinistra, fra i big nazionali, regionali e provinciali, che si sono esibiti sui palchi fondani _- qualche volta, purtroppo, anche ai nostri fianchi – durante i mesi caldi che hanno preceduto il mancato scioglimento da parte del governo, si sono fatti più vedere o hanno intrapreso qualsiasi azione per il ripristino della legalità su un territorio che era e rimane devastato dalle mafie.

Un silenzio ed un’inerzia che sono più eloquenti di mille discorsi.

Che si accompagnano ad un’azione visibilissima di emarginazione ai danni di Bruno Fiore, figura simpatica o antipatica a seconda dei punti di vista di ognuno, ma non corrotta e non corruttibile, coraggiosa fino al punto da esporsi al rischio continuo di possibili, ulteriori attentati da parte dei mafiosi.

Già, ripetiamo, subiti nel passato.

Se, quindi, il centrosinistra non ha svolto nel “caso Fondi” alcun ruolo attivo e significativo, va da sé che gli attori sono stati altri.

Qualcuno in passato ha fatto pubblicamente cenno a presunti “pezzi deviati dello Stato”.

Un’accusa grave, gravissima, pesante, inquietante.

In uno Stato di diritto e in un paese civile, quel qualcuno sarebbe stato convocato per essere ascoltato ed assunto a verbale al riguardo.

Cosa intendeva dire?

A chi si riferiva?

Non è avvenuto e non è successo niente.

Qualche analista dalla mente vivida potrebbe azzardare delle ipotesi leggendo in quelle accuse, non di certo provenienti da un pazzo, un messaggio non di certo di pace di una parte soccombente a quella vincente e più potente.

Chi potrebbe essere quest’ultima?

I misteri, tutti senza risposta ad oggi, sul “caso Fondi” sono incentrati su questa domanda.

Ecco perché chiunque abbia un minimo di capacità di intendere non può ritenere quel “caso” chiuso.

Il sospetto è che, prima o poi, lo scontro si riaccenda… , con il rischio che non siano più gli stracci a volare.