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IL ” CASO” DI FRANCA DECANDIA STA ASSUMENDO SVILUPPI IMPREVEDIBILI:INTERROGAZIONI PARLAMENTARI,ESPOSTI AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ED AGLI ORGANISMI GIUDIZIARI SUPERIORI.UN TERREMOTO

IL ” CASO” DI FRANCA DECANDIA STA ASSUMENDO SVILUPPI IMPREVEDIBILI:INTERROGAZIONI PARLAMENTARI,ESPOSTI AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ED AGLI ORGANISMI GIUDIZIARI SUPERIORI.UN TERREMOTO.

PEC alla cortese attenzione Ill.mi :

Sig. Presidente
del Tribunale di
AVEZZANO

Sig.
Procuratore Generale
della Corte di Cassazione
ROMA

Consiglio Superiore
della Magistratura
Piazza Indipendenza n. 6
00185 ROMA

Ispettorato Generale
Ministero di Grazia e Giustizia
Via Silvestri n. 243
00164 ROMA

On.le
Alfonso Bonafede
Ministro della Giustizia
Via Arenula
00186 ROMA

Io sottoscritto Prof. Francesco Petrino, nato a Ruvo del Monte (PZ) l’8 luglio 1940 e residente in Roma in via Arangio Ruiz n. 24, nella mia qualità di Presidente dello SNARP, il Sindacato Nazionale Antiusura con sede in Roma, che, fondato nel 1995 ha aggregato oltre 55.000 associati, intervengo per manifestare ed esprimere le mie riflessioni su una delle tante vicende quotidiane che trasformano le vittime in capo espiatorio sovente a causa di incomprensibili omissioni di obbiettivi provvedimenti giudiziari.

PREMESSE

Quando un soggetto, che si ritiene leso dei propri diritti e afflitto dallo scoramento nei confronti delle istituzioni, le quali, sebbene patrimonio comune, non sembra riescano più a garantire i presupposti di tutela sociale che sono poi fronte della loro stessa esistenza, non gli rimane altra soluzione che ricorrere ai preposti del pianete giustizia, più che fiducioso, speranzoso, di poter usufruire della così detta < legge uguale per tutti >.
Lo Stato agisce su delega popolare.
Ed è convenzione, così come la soggezione dei cittadini ad esso Stato.
L’assetto democratico di un Paese non è pertanto pura teoria, bensì reale e riscontrabile equilibrio di reciproche esigenze, di pari aspettative, di comune esercizio dei rispettivi poteri e diritti, che intervengono e si esercitano dall’una all’altra parte, cioè tra Stato e cittadini, disciplinati dalla complessiva legislazione, contestualmente coordinatrice e giustamente impositrice.
Ragionare in contrario, condurrebbe al più facile teorema di Stato totalitario, in cui la richiamata soggezione popolare, perdendo la pregiata valenza giuridica, verrebbe declassata a mero termine letterario, trasformandosi in ignominiosa sottomissione.
Tali elementari principi, evidenziati in maniera lapidaria dalla rigidità della Carta Costituzionale, dovrebbero essere sempre più considerati irrinunciabili da tutti i “Consociati” e, quantomeno, in pari misura, anche dai Magistrati preposti al Pianeta Giustizia, che di fatto esercitano i “Poteri Convenzionali dello Stato”.
Soggetti questi ultimi, i quali, per l’alta investitura ad essi attribuita, dovrebbero operare per conseguire con assoluta imparzialità le finalità loro attribuite, ovvero con un mix di particolare attenzione, diligenza, imparzialità, umanità e spiccato senso di responsabilità, generalmente non richiesto nelle occupazioni del cittadino medio.
Ciò, al di là del puro formalismo legislativo o giuridico, che in molte occasioni lascia ampi spazi interpretativi per lecite definizioni legali, sebbene in palese contrasto con più logiche e provate aspettative sociali ed individuali.
In questa sede, non si reputa opportuno spaziare ulteriormente su tematiche che, non avendo ancora limiti certi per raggiungere l’obiettivo del benessere comune, ci condurrebbero lontani dal problema concreto, che si chiede debba essere risolto immediatamente dagli organi interessati, sulla base però delle esposte premesse, che incidono direttamente sul corretto esercizio del potere giurisdizionale dello Stato e in moltissimi casi, per prevenire il ricorso al suicidio quale soluzione estrema adottata negli ultimi dieci anni da circa 15.000 cittadini disperati, le cui espropriazioni di patrimoni svenduti a prezzi sviliti hanno determinato lo sfascio di altrettante famiglie.

IL FATTO

La odierna riflessione si prefigge la finalità di prevenire il gesto disperato preannunziato dalla sig.ra De Candia Giacomina Francesca, da un quarto di secolo paladina della lotta all’usura e presidente onorario dell’ANVU ( Associazione Nazionale Vittime Usura) da lei fondata circa 25 anni or sono, allo stato creditrice del risarcimento di € 381.824,06 nei confronti della sua aguzzina Di Giacomo Rosa di Avezzano oltre rivalutazione e interessi legali sino alla data di pagamento dei danni patrimoniali e psico-fisici subiti nell’ambito di una ventennale sottomissione usuraria estorsiva, a seguito di sentenza risarcitoria passata in giudicato, emessa Tribunale di Camerino nel 2013, credito sul cui presupposto la De Candia ha incardinato l’esecuzione immobiliare R.G.E. n. 1/2014 insistente avanti al Tribunale di Avezzano, alle cure del G.E. dott.ssa Caterina Lauro.
Risultata infruttuosa la notifica del 31/07/2013 della sentenza con l’atto di precetto, la De Candia ha pignorato i beni intestati all’usuraia, consistenti in due unità immobiliari ubicate nel comune di Avezzano, contrassegnati al foglio 22, part. 446 sub 5 e 476 sub 5 per l’intera proprietà, e due modeste porzioni di immobili richiamati sul foglio 22, part. 446 sub 6 per la quota 6/36% e foglio 22, part. 446 sub 4 per la quota 12/432, unità raggruppate in 3 lotti stimati dal CTU del tribunale, rispettivamente, € 67,886,40; € 12.311,30 e € 3.276,00, valori già notevolmente sviliti, per i quali il G.E. dott.ssa Lauro ha emesso ordinanza di vendita di tutto il compendio riducendone il prezzo base a soli € 19.800,00 a causa della esistenza di un vincolo idrogeologico insuscettibile di sanatoria edilizia, che però il comune di Avezzano invece si prefigge di ripristinare a tutela di una trentina di famiglie, tutte abitanti sull’area vincolata. .
Trattandosi di immobili il cui valore reale è almeno quintuplo rispetto alla stima condizionata del CTU, la sig.ra De Candia, in quanto unica creditrice, per evitare la svendita a prezzo indecoroso e per prevenire il concretizzarsi di un regalo per gli abituali speculatori delle aste, il 4/10/2007 ha depositato istanza al G.E. per l’assegnazione dei beni, al maggiore prezzo di stima integrale e non a quello svilito posto a base di asta.
Il G.E. dopo avere assunto riserva, in data 16 ottobre 2017, ha emesso l’ordinanza, preceduta da una escursio normativa, giurisprudenziale e costituzionale, alle cui conclusioni ha precisato che ai fini dell’accoglimento della domanda avrebbe dovuto prima predisporre la vendita per € 19.000, con l’indicazione nell’avviso di vendita dei costi necessari per la riduzione in pristino degli immobili, ed ha poi dichiarato inammissibile

l’istanza di assegnazione, disponendo che il creditore procedente ( sig.ra De Candia ) prendesse posizione sull’intenzione di insistere sull’istanza di vendita.
Una amletica decisione per la sig.ra De Candia, poiché comunque assunta si ritroverebbe soccombente per la certa perdita sugli immobili che le deriverebbe per imposizione di una normativa che avrebbe ragione di essere attuata, solo in presenza di più creditori.
Mentre nel caso di specie, avendo la procedura una sola creditrice e procedente, il G.E. con l’assegnazione degli immobili alla sig.ra De Candia non violerebbe invece alcuna normativa, stante l’inesistenza dell’obbligo di rispetto di una altrettamto inesistente par condicio a cui render conto.
E’ appena il caso di evidenziare che il G.E. della vicenda, ha trascurato di considerare che la nuova giurisprudenza è sempre frutto di obbiettive valutazioni di bravi giudici di merito e legittimità, se si considera che l’incanto degli immobili pignorati per un credito di € 381.824,06, posti in vendita con base di asta di soli € 19.000,00 costituirebbe per la famiglia dell’usuraia una impensabile opportunità per riappropriarsi degli immobili liberati da ogni vincolo, per poche migliaia di euro, con imposta di registro a tassa fissa e con gratuita spoliazione dei beni della debitrice, che si ritroverebbe liberata da ogni ulteriore possibilità di aggressione giudiziaria per il resto della sua esistenza.
Invece, a seguito della opposizione proposta avverso la sua ordinanza ai sensi dell’art. 617 secondo comma c.p.c., la dott.ssa Lauro ha rinviato l’udienza di comparizione delle parti al prossimo 2 ottobre 2018, data in cui la malaugurata conferma della ordinanza del 16 ottobre 2017 costituirebbe per la sig.ra de Candia, autentico incitamento al suicidio, atteso che in quanto unica creditrice vedrebbe sfumare l’ultima illusione di risarcimento dell’aguzzina che ha condizionato la sua esistenza per circa 25 anni.

CONCLUSIONI

Se si prova ad esaminare nel suo insieme la vicenda esposta, considerando in particolare l’ottica dell’uomo comune nella sua specifica qualità di rappresentante della Sovranità Popolare Costituzionale, non ci si può esimere dal rilevare che l’operatore del diritto può sicuramente elaborare giustificazioni all’operato della dott.ssa Lauro magistrato del Tribunale di Avezzano, ma l’uomo comune certamente no!.
Ecco perché ho ritenuto doveroso spostare l’ottica dell’osservazione, affidandola a chi ha operato la delega allo Stato, cioè al cittadino.
Poteri che la Costituzione ha attribuito al cittadino, il quale, per realizzare giornalmente il disegno di democrazia, ha creato i suoi capaci rappresentanti che esercitano i poteri statuali compreso quello giurisdizionale.
Poteri ai quali, costui soggiace per scelta e convenzione, con legittima aspettativa di non avere mai dubbi sulla loro gestione, e pagando con il suo lavoro per ottenere sempre più chiarezza dalla istituzioni e per dissipare ogni dubbio, incompatibile con quella reciprocità che accomuna in ogni momento della via sociale, Stato e Popolo.
E se i dubbi permangono, con questa sgradevole vicenda, essi vanno immediatamente dissipati da chi ne ha i poteri, ad istanza di qualsivoglia consociato perché espressione, anche singola, di quella sovranità che permette alle istituzioni di esistere.

Per quanto

Prof.Francesco Petrino