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Il caso “De Pierro” passa da Borgo Montello

Il caso “De Pierro” passa da Borgo Montello

Il Caffè, n. 383 – dal 17 al 23 novembre 2016 

Il caso “De Pierro” passa da Borgo Montello

Rifiuti: sequestro della Guardia di Finanza al “re delle imprese di pulizia” per oltre 340milioni di euro e beni sparsi in mezza Europa 

di Ivan Eotvos

Una vera stangata quella portata a compimento dagli uomini del Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata, della Guardia di Finanza), che sta indagando dal 2012 sull’imprenditore Giovanni De Pierro, il 66enne re delle imprese di pulizie italiana che oggi risulta formalmente emigrato a Barcellona ma che le ricostruzioni dei giornali nazionali danno come ancora stabilmente domiciliato a Roma. Sul suo patrimonio si è abbattuto un sequestro da 340milioni di euro di beni aziendali di 10 società estere, con sedi nel Regno Unito, Lussemburgo, Costarica, Isole Vergini Britanniche e Repubblica di Panama; le quote societarie di 6 società, con sedi in Roma e provincia, Latina e in  provincia di Livorno; 117 unità immobiliari (fabbricati e terreni) site in Roma e provincia, Isernia, Milano e nelle provincie di Rieti, Frosinone, Sassari, Oristano, Livorno, Siena e anche Latina; 35 autoveicoli e 1 motoveicolo; un natante;  numerosi rapporti finanziari Ma Latina non è una semplice tacca sui beni dell’indagato, perché i beni sequestrati dal Gico riguardano Borgo Montello. Sono state infatti sequestrate anche le società che gestivano la curatela fallimentare della “Ecomont”, la società che c’era prima del 1997 alla discarica di Borgo Montello al posto di Indeco ed Ecoambiente. Una storia complessa quella della Ecomont, fatta di inquinamenti  e di grandi interessi che nell’inverno del 1996 lascio sotto la pioggia gli invasi in coltivazione più i famigerati S0 ed S1, privi di coperture superiori od inferiori e che di fatto sono indicati come principali fonti di inquinamento delle falde del borgo. Il Tribunale fallimentare (il giudice era Lollo) aveva rilevato l’ingresso della società “Immobiliare capitolina”, da tempo attenzionata dagli inquirenti per vari motivi e che gestiva i beni della fallita Ecomont. Alcuni dei terreni oggi posti sotto sequestro erano affittati dalla “Ecomabiente” per circa 450mila euro l’anno. In più, alcune particelle della “Capitolina” sarebbero presenti anche nel “nuovo e distinto invaso” il cui progetto è ancora pendente presso la Regione Lazio richiesto dalla società “Ecoambiente”, per un ampliamento di ben 1 milione di metri cubi di capacità sulla discarica “monstre” di Latina. Una situazione già di per sé complessa che aggiunge nuovi gradi di confusione a seguito di questo sequestro in un momento in cui l’invaso “S8” è sequestrato per un altro procedimento contro la Indeco (il superamento delle soglie di sversamento di 114mila metri cubi ipotizzato dal tribunale di Latina) e i dubbi sul futuro della Ecoambiente, la società riconducibile in parte al Comune  attraverso la “Latina Ambiente” (anch’essa a rischio fallimento) e al gruppo di Manlio Cerroni, l’ex numero uno delle discariche laziali, implicato a sua volta nel processo denominato giornalisticamente “Cerronopoli”.