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Il boss Mario Lo Russo rivela:«Così dividemmo le tangenti per la costruzione della Metropolitana»

DA CAPOMAFIA A PENTITO
Il boss Mario Lo Russo rivela:«Così dividemmo le tangenti per la costruzione della Metropolitana»
Il fondatore del clan dei ‘Capitoni’, pentito da due mesi, parla con i giudici delle attività criminali condotte dalla sua organizzazione

di REDAZIONE

Giovedì 2 Aprile 2016

NAPOLI. Per la realizzazione della linea Collinare della Metropolitana di Napoli sono state pagate le tangente ad tutti i clan della camorra a secondo della tratta e del quartiere nel quale si svolgevano i lavori. Lo ha svelato il boss Mario Lo Russo, uno dei fondatori del clan dei “capitoni” di Miano che da circa due mesi ha deciso di collaborare con la giustizia. Marittiello ha puntato l’indice contro il boss del Vomero, Luigi Cimmino, per il quale la Dda ha chiesto il trasferimento al carcere duro perché sarebbe in grado di dare ordini e influenzare i suoi fedelissimi anche dal carcere. Mario Lo russo ha parlato con il pm della Dda di Napoli, Enrica Parascandolo.

Il verbale ricco di omissis è stato depositato agli atti della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del boss del Vomero e dei suoi fedelissimi per le estorsioni su cantieri della tangenziale di Napoli e sulla ristrutturazione del Cardarelli. Ecco alcuni passi del suo racconto:

Un paio di mesi prima del mio arresto, siamo nel 2014, ho partecipato a diverse riunioni sulle estorsioni ai lavori della metropolitana collinare. Siamo andati in diverse occasioni a parlare con Luigi Cimmino per stabilire i termini della suddivisione in quote tra noi Lo Russo e loro dei Cimmino, in relazione ai proventi delle estorsioni alle ditte che avevano l’appalto per i lavori della metropolitana…ho partecipato a quattro o cinque riunioni che si sono tenute in piazza Arenella in un vicolo, all’ultimo piano di un palazzo antico e senza ascensore, credo fosse casa di Luigi Cimmino…per noi Lo Russo, oltre a me, c’erano Gennaro Palumbo e Claudio Borriello, persona specializzata in pratiche assicurative e nel trasferimento di informazioni, mentre Luigi Cimmino era sempre accompagnato da almeno tre persone…Cimmino si occupava di tutto e ci riservava il 4 per cento dell’appalto a scatola chiusa.

” Credo che una tranche sia arrivata a noi Lo Russo, anche se poi io sono stato arrestato. Ho proposto anche a mio genero Ettore Bosti di fare questo accordo con Luigi Cimmino, ma lui non ha voluto. In che senso? Mio genero ha preferito occuparsi direttamente dei lavori che rientravano nella sua zona, tra Doganella e Capodichino… Paolo Abbatiello, per conto della famiglia Licciardi, acconsentì a che Cimmino gestisse lui in prima persona con l’impegno di versale a loro una quota. Sicuramente deve averne parlato con Maria Licciardi (che resta formalmente estranea a questa vicenda, assieme ad Abbatiello, ed ottenuto il suo placet mi ha dato l’ok, dal momento che Abbatiello non aveva l’ultima parola…Tra il 2000 e il 2001, ho conosciuto Cimmino, si fingeva pazzo, si denudava, simulava di sentire voci e cose del genere: mi confidò che in questo modo otteneva certificati falsi per malattie inesistenti, tanto da prendere pensione e accompagnamento…”.

Il verbale con i tanti omissis è al vaglio della Dda di Napoli che ha inserito le dichiarazioni di “marittiello” Lo Russo sull’indagine già in corso sulle presunte tangenti pagate dai costruttori al clan napoletani per realizzare la nuova linea della Metro di Napoli.

fonte:www.internapoli.it