Il boss e le imprese da avviare in Messico per ottenere il passaporto
Le trattative per procurare il «salvacondotto» al narcotrafficante Raffaele Imperiale e al suo socio Mario Cerrone
22 Settembre 2020
Il super narcos Raffaele Imperiale (lo stabiese è latitante negli Emirati Arabi Uniti) e Mario Cerrone (si è pentito poco dopo il suo arresto, avvenuto nel 2016) sono consapevoli di essere nel mirino della giustizia italiana, almeno dal 2010. Quando cioè cominciano a collaborare con lo Stato Carmine Cerrato (classe 1976) e Biagio Esposito, entrambi affiliati di spicco al clan Amato-Pagano. Cerrato ed Esposito conoscono bene Imperiale e Cerrone e sono a conoscenza «del ruolo di primo piano che i due hanno ricoperto per gli Scissionisti», è riportato in una informativa di polizia giudiziaria.
Tenendo sempre presente la necessità di darsi alla fuga all’estero, per sottrarsi alla cattura delle forze dell’ordine, i narcotrafficanti si rivolgono al loro faccendiere di fiducia (un consulente finanziario del Nord Italia), che si attiva per fornire ai due un passaporto, un «salvacondotto» per rifugiarsi in un Paese del Centro o del Sud America, dove acquisire, eventualmente la cittadinanza. Gli 007 che sono sulle tracce dei due, e che monitorano il faccendiere, intercettano alcune mail sospette, attraverso le quali, quest’ultimo si interfaccia con i responsabili di uno studio legale panamense.
Rivolge la richiesta di acquisizione «di una “cittadinanza alternativa” sia per Imperiale che per Cerrone. Nella circostanza il faccendiere – è scritto nero su bianco nell’informativa – faceva esplicito riferimento all’acquisizione della cittadinanza messicana in favore dei due, allegando alla lettera i rispettivi documenti d’identità spagnoli». Dalle mail si evince pure, che per ottenere il rilascio del passaporto messicano, il consulente finanziario aveva ricevuto un mandato da Imperiale e Cerrone per depositare, «presso il Banco del Messico, una somma di denaro pari a 30mila euro ciascuno, a titolo di garanzia di solvibilità».
L’operazione non sembra volgere a buon fine, per tale motivo, il faccendiere contatta l’ambasciatore presso il presidente di uno Stato africano, rappresentandogli che «all’imprenditore (Imperiale, ndr) interessa avere con urgenza, per motivi d’affari, un passaporto, al momento, di un Paese di Centro e Sud America, dove il cognome sia solo quello della madre. “Ti sarò grado se potrai intervenire. Ovviamente, in questa fase può andare bene anche un altro passaporto, diverso da quello del Messico, sempre con il regolare cognome della madre. Se poi, tu facevi il caso del Costarica, il passaporto da emettere è diplomatico, ancora meglio. Il mio amico imprenditore continuerà a conservare il passaporto italiano e il passaporto spagnolo”».
Attraverso la stessa mail, il consulente finanziario di Imperiale, fa presente all’ambasciatore, che il suo cliente, per il rilascio del documento «si era impegnato a: locare o acquistare in località turistica di prestigio, un appartamento in Messico; depositare, a titolo di garanzia, una somma di denaro (circa 50.000 dollari Usa), presso una banca messicana; avviare un’attività di import-export con ufficio attrezzato e segreteria, nonché personale assunto in Messico; produrre documentazione inerente a referenze bancarie internazionali».
Fonte:https://www.stylo24.it/