In attesa degli aiuti dello Stato per le vittime del racket, Ignazio Cutrò, l’imprenditore di Bivona che da anni denuncia minacce e intimidazioni, sta cercando di risollevare la sua azienda da solo. Oggi dovrebbe ricominciare a lavorare: “sono di nuovo in battaglia”, dice.
Gli hanno concesso un prestito e “finalmente, senza l’aiuto di nessuno – racconta – sono riuscito a versare le somme dovute all’Inps e all’Inail per ottenere questo benedetto Durc”, il Documento Unico di Regolarità Contributiva che mette in regola l’azienda distrutta dagli attentati incendiari e che gli permette di poter partecipare alle gare d’appalto.
“Ma sono deluso – dice Cutrò – sono molto deluso e amareggiato. Ho acquisito la consapevolezza di lottare da solo. Ho tentato in ogni modo di riprendere tutte le attività lavorative e risollevare la mia situazione finanziaria aziendale. Per i lavori appaltati che non riesco a far ripartire avrei la possibilità di far lavorare dai 10 ai 15 operai ma sono fermo da un anno. Confindustria mi è stata molto vicina – aggiunge – il Prefetto di Agrigento ha fatto il possibile per quanto in suo potere e anche umanamente mi è stato molto vicino.
Secondo me non ci sono solo questi organi che si devono muovere per aiutare un imprenditore, sicuramente ce ne sono tantissimi che non si fanno carico delle loro responsabilità. Anche il Banco di Sicilia si è mosso per darmi una mano d’aiuto, ma la burocrazia in questi casi è micidiale. E’ dal maggio 2007 che mi sento fare promesse di aiuto, ma sicuramente come è successo, o pure potrebbe accadere, l’aiuto arriva quando una persona risolve da sé o chiude per fallimento. Nonostante ciò continuo sempre a credere nelle istituzioni dello Stato. Gli unici che hanno risposto all’urlo disperato di aiuto che ho lanciato sono stati i componenti dell’associazione ‘Addio Pizzo’. Ma se non avrò altre contrarietà spero di iniziare nuovamente a lavorare l’8 ottobre”.
Calogero Giuffrida
(tratto da www.agrigentonotizie.it)